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Tecnologia

L'effetto Streisand dell'oblio di Google

Le notizie eliminate dai risultati di ricerca non stanno facendo altro che attirare più attenzione su di sé.
Immagine: Shutterstock

Google sta iniziando ad applicare la norma UE del "diritto all'oblio", una controversa legge che permette alle persone di richiedere la rimozione di un link dal motore di ricerca. Allo stesso tempo, gli effetti della legge dimostrano che cercare di farsi dimenticare troppo spesso provoca l'effetto contrario.

Ieri varie testate hanno notato che dei link erano scomparsi nei risultati di alcune ricerche. James Ball del The Guardian ha scritto che il suo giornale ha ricevuto email automatiche da Google nella mattinata di ieri, in cui si comunicava che sei articoli erano stati rimossi dai risultati di ricerca. Robert Peston, capo redattore economico della BBC ha scritto di aver ricevuto lo stesso avviso per un pezzo che aveva scritto sette anni fa.

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Entrambi hanno poi pubblicato degli articoli sugli articoli "dimenticati", il che, ovviamente, li ha riportati alla ribalta. Anche se non avevamo idea degli articoli rimossi, i cui soggetti li ritenevano evidentemente imbarazzanti, ora li conosciamo. È il classico esempio dell'effetto Streisand: troppi sforzi per spostare l'attenzione da qualcosa finiscono solo per farla conoscere e giudicare di più.

Peston ha scritto che il suo blog sulla dipartita dalla Merril Lynch del suo ex capo Stan O'Neal mentre questa stava collassando è stato rimosso da qualche ricerca. Ball ha detto che tra i sei articoli rimossi del Guardian ce ne sarebbero tre su una controversia che riguarda l'arbitro scozzese Dougie McDonald, uno sull'avvocato Paul Baxendale-Walker accusato di frode, uno sarebbe una pagina che raccoglie gli articoli di una settimana di un giornalista del giornale. L'ultimo dei sei articoli parlava di alcuni impiegati francesi che creavano opere d'arte con i post-it.

Va ricordato che Google non era favorevole alla rimozione dei risultati—ha cercato di opporsi alla legge europea ma ha perso. Il gigante tra i motori di ricerca non ha rivelato i motivi della rimozione di questi risultati, anche se è abbastanza chiaro che il motivo più probabile sia la protezione della propria reputazione. Anche se personalmente, per dirne una, non so cosa ci sia da nascondere su opere d'arte fatte di post-it.

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La trama si fa più intricata per la questione della Merrill Lynch, che secondo Peston appare ancora fra i risultati se si ricerca Stan O'Neal—l'unica persona di cui venga fatto il nome—cosa che fa pensare che non sia stato O'Neal a richiederne la rimozione.

In ogni caso, scommetto che i nomi menzionati non vi avrebbero detto molto (e dubito che in molti avreste ricordato il fiasco artistico francese dei post-it del 2011) se nessuno avesse richiesto "l'oblio" per questi link. Chiederne la rimozione rinnova solamente l'interesse per una storia, e visto che Google può eliminare solo i risultati delle ricerche e non le pagine vere e proprie, sicuramente ieri c'è stato molto traffico sulle pagine in questione, grazie ai giornalisti molesti che le hanno ricordate attraverso dei comodi link.

Forse chi ha chiesto l'oblio per gli articoli potrebbe chiederlo anche per gli articoli che parlano dei link rimossi? Riesco a immaginarmi protagonisti delle notizie e giornalisti che si inseguono in un loop eterno di link rimossi e nuova copertura mediatica—anche se chi chiede la rimozione potrebbe ritrovarsi fregato, dato che il motore di ricerca è obbligato a rimuovere dei risultati se le informazioni sono "inadeguate, irrilevanti o non più rilevanti." L'interesse che si genera per la rimozione di una pagina rende questa pagina di nuovo rilevante?

Ovviamente l'interesse per le richieste di rimozione diminuirà col tempo. Oggi Google ha detto a City AM di aver ricevuto 50.000 richieste di oblio dall'approvazione della legge, e presto le persone si stancheranno di scrivere pezzi su ogni richiesta onorata.

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Tutta questa confusione non fa altro che dimostrare che esistono ancora problemi da risolvere sull'attuazione della legge, che continua ad avere una dura opposizione. Da Forbes Kashmir Hill ha notato che nelle pagine di ricerca europee di Google cercando quasi ogni nome appare il disclaimer che dice "Alcuni risultati possono essere stati rimossi nell'ambito della normativa europea sulla protezione dei dati," sebbene l'individuo in questione non abbia mai fatto alcuna richiesta di rimozione (io non l'ho fatto, e se cercate il mio nome su google.co.uk appare l'avviso.)

Il punto è che non si dovrebbe sapere chi ha richiesto la rimozione delle informazioni, dato che l'UE ha stabilito che non era nello spirito di questa legge mettere un marchio sulle persone i cui risultati di ricerca vengono censurati.

Però, anche se non sarà Google a farlo, prima o poi qualcuno lo farà, potete scommetterci. Dopotutto si parla di Internet. L'interesse sulle storie individuali scemerà, ma mi sorprenderei molto se non saltasse fuori un fan della libertà di parola che trovasse un modo per mettere insieme tutti i risultati di ricerca mancanti.

Ball, per esempio ha consigliato di ribellarsi alla legge postando link diretti agli articoli "scomparsi" su Twitter. L'account da lui proposto, @gdnvanished è già stato creato, anche se non è chiaro chi ci sia dietro.

Insomma, nonostante la nuova legge, la vecchia legge non scritta è sempre valida: una volta che è su Internet, non può essere eliminato.