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Politică

Cosa significa che la Lega 'potrebbe scomparire questa settimana'

L'ha detto il leghista Giorgetti in riferimento ai famosi 49 milioni di euro, su cui si deciderà proprio in questi giorni.
Leonardo Bianchi
Rome, IT

In un’intervista al Fatto Quotidiano di due giorni fa, il sottosegretario alla presidenza del consiglio Giancarlo Giorgetti—nonché uno degli uomini più fidati di Matteo Salvini—ha sganciato una bomba di non poco conto. “Se il prossimo 5 settembre [cioè dopodomani] il tribunale del riesame deciderà di requisire tutti i futuri proventi che affluiscono nelle casse della Lega,” ha detto, “è evidente che il partito non potrà più esistere perché non avrà più soldi.”

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Il riferimento è all’udienza in cui il riesame di Genova deciderà sulla richiesta della procura di poter sequestrare tutti i soldi che in futuro arriveranno nei conti della Lega fino a raggiungere i famosi 49 milioni di euro che—secondo una sentenza di primo grado del tribunale di Genova—il partito si è intascato in maniera fraudolenta e non ha mai restituito.

Come avevamo ricostruito, all’inizio dello scorso luglio la Suprema Corte aveva stabilito che “ovunque venga rinvenuta” qualsiasi somma di denaro, questa “dev’essere sequestrata fino a raggiungere 49 milioni di euro.”

All’epoca, Salvini aveva detto che questi soldi “non ci sono” e che si tratta di un “processo politico su fatti di più di dieci anni fa e su soldi che non ho mai visto.” I vertici del Carroccio avevano addirittura parlato di un “gravissimo attacco alla democrazia per mettere fuori gioco per via giudiziaria il primo partito italiano,” chiedendo anche un incontro con il presidente della repubblica Sergio Mattarella—il quale, secondo le indiscrezioni, non aveva gradito molto questa richiesta.

Dal momento che le osservazioni della Cassazione sono vincolanti, l’esito dell’udienza sembra abbastanza scontato. Il riesame, tuttavia, dovrà decidere i dettagli specifici dell’eventuale sequestro. Non è detto, dunque, che le parole di Giorgetti debbano essere prese alla lettera.

Come ricorda Il Post, la Lega è un “partito federale” e “non è detto che il tribunale ordini di procedere al sequestro del denaro che si trova sui conti delle sue articolazioni territoriali.” Già adesso, infatti, il Carroccio dispone già di altre strutture—tipo l’associazione “Noi con Salvini”—che “potrebbero essere usate per raccogliere il denaro evitando che venga sequestrato.”

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Ieri, sul palco della Bèrghem Fest di Alzano Lombardo, il ministro dell’interno ha comunque rassicurato la base dicendo che “il nome Lega non si tocca.” Tuttavia, secondo Matteo Pucciarelli di Repubblica, la strada per un cambio di denominazione del partito “sembra segnata”; le ipotesi di nomi alternativi che circolano sono slogan come “Prima gli italiani,” “Popolo italiano” o “Noi.”

Del resto, il procuratore capo di Genova Francesco Cozzi l’aveva detto molto chiaramente: “Di fronte a un nuovo soggetto giuridico completamente autonomo non potremmo fare nulla rispetto ai versamenti futuri.” E questo vale, osserva il magistrato, “anche se il neonato partito è erede del precedente dal punto di vista ideologico e politico.”

Da un punto di vista giuridico, infatti, il leader leghista può anzitutto “mandare in soffitta quel poco che restava del vecchio partito”—che, ricordiamolo, versa in condizioni finanziarie non proprio floride; e sul versante politico, scrive Pucciarelli, il cambio di nome può essere un modo per “azzerare definitivamente il (possibile) dissenso nei confronti dell’abbandono anche formale di ogni istanza indipendentista.”

Inoltre, utilizzando uno slogan come “Prima gli italiani”—già ampiamente visibile sotto forma di hashtag e nei manifesti di propaganda—il vicepremier potrebbe “calamitare e far sentire a casa anche elettori in libera uscita da Forza Italia o Fratelli d’Italia.”

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