FYI.

This story is over 5 years old.

Tecnologia

Secondo questi documenti, negli anni '50 gli italiani erano in fissa con gli UFO

Testimonianze in cui si parla di sigari volanti, scie a forma di medusa e oggetti fluttuanti che ricordano un cappello.
Giulia Trincardi
Milan, IT
Screengrab via: Internet Archive

Nella cultura europea, l’ossessione per la vita extraterrestre — e la sua, eventuale, contaminazione del nostro mondo — non è mai stata la mitologia “mostruosa” dominante. Nei prodotti di letteratura classica e cinematografia, che rispecchiano le paure della società, sono state altre le figure abominevoli chiave: dai vari Frankenstein ai vampiri, passando per streghe, diavoli e fantasmi. La nazione che invece ha fatto degli alieni una neo-mitologia sono gli Stati Uniti, usandoli come simulacro di tutto ciò che è ignoto e terrificante.

Pubblicità

Ma a un certo punto del secolo scorso — in tempi ancora relativamente non sospetti rispetto alla colonizzazione culturale americana che avverrà successivamente — anche l'Italia ha introiettato la febbre della caccia agli alieni. Erano gli anni Cinquanta, l’incidente di Roswell era notizia ancora fresca (per quanto non ancora oggetto di cospirazioni) e l’aeronautica militare statunitense aveva iniziato il Project Blue Book, uno studio sistematico sugli avvistamenti UFO condotto in USA, America Latina ed Europa.

Per tutta la durata del progetto — tra il 1952 e il 1970 circa — diversi italiani si sono premurati di inviare all’aeronautica militare americana testimonianze di incontri con oggetti volanti misteriosi.

Nonostante sia tra i più citati nella cultura pop, il Blue Book non è stato il primo progetto del genere — bensì il terzo, dopo Sign e Grudge —, pur restando il più duraturo e complesso. Fu stroncato nel 1968 da una relazione firmata dalla Commissione Condon, in cui si concludeva che nessuna delle segnalazioni fosse da ritenere valida. Piuttosto, si trattava del frutto di una “lieve forma di isteria di massa.”

La maggior parte degli avvistamenti è stata dichiarata di entità naturale o umana (satelliti, soprattutto), mentre una piccola parte è stata considerata opera di contraffazione. Dei casi insoluti con descrizioni troppo incomplete e sommarie per determinare una causa certa, nessuno è stato considerato prova di una minaccia extraterrestre verso il pianeta Terra.

Pubblicità

Gli oltre 12.000 documenti relativi al progetto Blue Book sono rimasti disponibili per consultazione pubblica su richiesta nella loro forma originale fino al 1975, quando l’aeronautica li ha microfilmati e trasferiti all’Archivio Nazionale dopo aver redatto i nomi delle persone coinvolte (con un paio di presunte dimenticanze).

Oggi, centinaia di questi documenti sono disponibili anche online, tra un sito non proprio ufficiale dedicato al progetto, l’Archivio Nazionale stesso e il più generale Internet Archive. In quest’ultimo, si trovano una manciata di testimonianze tutte italiane, provenienti da diverse città e che vanno dal pressoché illeggibile al dettagliato e prolisso. Tutti sono accompagnati da una griglia di valutazione su cui gli ufficiali hanno spuntato le origini più plausibili per ogni caso. Con un po' di delusione, devo avvisarvi che la maggior parte di questi UFO all’italiana erano banali fenomeni atmosferici o satelliti.

Nonostante l’assenza di alieni, leggere a distanza di oltre mezzo secolo alcuni dei documenti è estremamente affascinante: lascia intuire come una richiesta di collaborazione così particolare da parte dell’esercito americano abbia potuto attirare tanto esperti scienziati quanto deliberati truffatori, andando, di fatto, a creare una nuova narrativa nella mente delle persone, complice anche l’intervento della stampa nella divulgazione delle prime notizie di presunti avvistamenti. Il progetto Blue Book, in altre parole, rappresenta una vera e propria mitopoiesi della mania degli UFO in Europa e in Italia.

Pubblicità

Abbiamo raccolto le testimonianze più interessanti di seguito.

CIAMPINO, 17 settembre 1954

Nei pressi di Ciampino, Roma, viene avvistato all’orizzonte e rilevato dai radar un oggetto volante descritto come un sigaro quando in movimento, ma dotato di una scia a forma “di medusa” quando fermo. La fonte è militare — ma non vengono inclusi i dati radar — e il caso viene collegato a un’altra serie di avvistamenti fatti in altri paesi europei, come Francia, Olanda e Finlandia, nello stesso breve periodo, sul finire dell’estate del 1954. Alla fine del rapporto, si legge che questa catena di segnalazioni sia dovuta alla smania della stampa europea nel pubblicare i primi avvistamenti UFO — che avrebbero condizionato le persone ad andare in cerca di “pubblicità personale” — e all’uscita recente della versione tradotta in diverse lingue del libro Flying Saucers From Outer Space di Donald E. Keyhoe. L’oggetto descritto viene liquidato come “probabile pallone.”

MILANO, 12 giugno 1957

Con una lettera estremamente seria nei toni, in data 14 giugno, un uomo di 32 anni di Milano informa l’ufficio competente di Washington di aver visto due giorni prima, nel cielo della sua città, subito dopo un temporale, un punto luminoso arrivare da Est. Il punto si sarebbe mosso rapidamente a zig zag sulla città, per poi fermarsi, continuando solo a roteare sul proprio asse. Di colore giallo-verde brillante, il punto sarebbe sparito 17 minuti dopo, lasciando solo una doppia scia arancione. Il messaggio accorato del testimone conclude specificando di non aver parlato con nessuno dell’accaduto, e di star scrivendo all’ufficio U.F.O di Washington sapendo che si tratta dell'unico ente “davvero interessato al problema.”

Pubblicità

La valutazione ufficiale è “non conclusiva,” ma bolla lapidariamente le condizioni atmosferiche descritte dall'uomo come “favorevoli ai miraggi."

UDINE, estate 1958

Tra luglio e agosto 1958, stando alle notizie uscite all’epoca sul quotidiano Alto Adige e riportate nei relativi documenti del progetto Blue Book, gli avvistamenti di “dischi volanti” nella zona del Friuli e del Trentino sono particolarmente frequenti. Il report dell’aeronautica presente su Internet Archive è lungo ben 17 pagine ed è composto da una serie di lettere che coinvolgono apparentemente tali maggiore William T. Coleman, colonnello Edward H. Wynn e il direttore di un ente denominato Civilian UFO Research, il cui nome appare redatto. Le prime pagine riguardano avvistamenti avvenuti in città americane, rispetto ai quali il direttore del CUFOR sembra chiedere dettagli con una certa insistenza. Il resto del documento descrive invece gli oggetti segnalati nei pressi di Udine e Bolzano — il primo risale a luglio di quell’anno, mentre dall’8 agosto i casi si fanno più frequenti: “ogni notte, puntualmente, nel cielo sopra Udine appare un oggetto volante silenzioso che, si riporta, emette una luce intermittente di considerevole entità.”

Nonostante le 17 pagine di intensi scambi, le descrizioni fatte dalle diverse fonti oculari sono ritenute tutte abbastanza simili tra loro e collegabili al comportamento di un satellite.

Pubblicità

GENOVA, 3 giugno 1959

La documentazione dell’avvistamento del 3 giugno avvenuto nei pressi di Genova è un esempio di fruttuoso scambio epistolare tra appassionati. La prima lettera è firmata da un dipendente della Lloyd Triestino — compagnia di navigazione ribattezzata dal 2006 in Italia Marittima — con la fissa per l'astronomia; descrive il passaggio di un oggetto anomalo all’interno del campo del proprio telescopio alle 21:43 precise di quel giorno. Nella lettera — cui allega anche un grafico della porzione di cielo osservata quella sera e del movimento dell’oggetto —, spiega di aver letto in seguito la notizia del lancio del satellite Explorer III e di voler sapere se le due cose sono collegate. Stranamente, non lo sono: la risposta arriva dal colonnello Ralph Nunziato circa un mese dopo, che, ringraziando il meticoloso osservatore del suo lavoro, spiega che Explorer III non avrebbe potuto comparire così presto nel cielo italiano, né orientato come descritto.

Non sembra esserci un gran parlare di UFO, quanto congratulazioni sulla perizia e gentilezza reciproca.

Città sconosciuta, Emilia Romagna, 26 settembre 1960

Una lettera scritta a mano e indirizzata alla NASA — immaginiamo per un attimo il delirio dei vari uffici governativi in quegli anni, tra esercito, aeronautica e agenzia spaziale che ricevono segnalazioni di UFO e cercano di capire se rimbalzarle all’ufficio giusto — descrive un velivolo sospetto, di cui allega anche due scatti fotografici, specificando tempi di esposizione (1/250), chiusura del diaframma (6,5) e distanza della messa a fuoco (infinito). “Forma di detti oggetti rotonda, [diametro] 15 metri circa,” annota.

Pubblicità

La lettera è stata tradotta e inviata dalla NASA all’aeronautica — in questo passaggio la località di provenienza della testimonianza non è redatta del tutto e si legge “Emilia Romagna” in alto. “Nessun riscontro è stato offerto al Sig. xxxxxx,” conclude il messaggio istituzionale. Nella valutazione finale delle prove fotografiche, si legge la sentenza asciutta, “probabilmente una montatura.”

ROMA, 20 agosto 1963

Questo è il documento più lungo di tutti quelli presenti su Internet Archive, nonché il più affascinante. In 29 pagine di rapporto — che si conclude poi con la constatazione della mancanza di dati sufficienti e una diagnosi di miraggio —, viene descritto da un civile un oggetto volante a forma di cappello che si sarebbe avvicinato all’automobile che l’uomo guidava per lavoro per circa 25 secondi, per poi scomparire.

Oltre ai dati meteorologici ottenuti dall’aeroporto di Fiumicino e relativi alla data del presunto contatto, il documento comprende la relazione dei militari che hanno raccolto la deposizione del testimone, niente meno che un autista del Presidente della Repubblica che lavorava alla tenuta di caccia presidenziale di Castelporziano. Nella sua dichiarazione, l’uomo ripercorre con i due militari la strada fatta in macchina il 20 agosto con estrema perizia e diligenza, tanto che, nel rapporto, viene scritto che “Il Sig. xxxxxx ha dato la impressione di essere persona seria, sincera ed in buona fede; […] È da tenere conto inoltre, che non ha mai tentato di ricavare dall’accaduto il benché minimo tornaconto, o di farsi della pubblicità.”

Pubblicità

La relazione estesa è stata tradotta poi in inglese e inviata a tale colonnello W. F. Dallam dall’aeronautica italiana (il nome italiano, purtroppo, è redatto), con la speranza che “l’ufficio di ricerca dell’USAF appropriato (Project Blue Book)” potesse offrire un commento alla vicenda.

In una lettera datata ottobre appare coinvolto un altro ufficiale — il colonnello Charles Hoffman —, a cui viene inviata copia di un interrogatorio fatto al testimone. L’ultima lettera è firmata invece dal colonnello Eric T. De Jonckheere, che, rispondendo a tale Mrs. Gaiser in relazione alla richiesta di informazioni dell’ambasciata italiana, conclude che l’episodio sia probabilmente da imputare a un miraggio o un’illusione ottica, ma che una copia della relazione è stata inviata per scrupolo al Dr. J. Allen Haynek, consigliere scientifico del progetto Blue Book, nonché figura chiave dei primi studi di ufologia, con la speranza che sappia offrire maggiori delucidazioni.

Haynek, per intenderci, è l’inventore della classificazione nota come “incontri ravvicinati”. Chissà se ha mai letto la testimonianza dell’autista di Castelporziano. O qualsiasi delle altre lettere di questa caccia agli UFO tutta Italia anni Cinquanta.

--

Vuoi restare sempre aggiornato sulle cose più belle pubblicate da MOTHERBOARD e gli altri canali? Iscriviti alla nostra newsletter settimanale.