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Tecnologia

L’ultima puntata di Westworld spiega perché tornare con un ex è una pessima idea

Svelando il fallimento di William e Dolores nel proteggere i rispettivi compagni dalle ossessioni che li animano, 'Westworld' mette in chiaro che la sopravvivenza di una specie è una questione di relazioni.
Giulia Trincardi
Milan, IT
Immagine via: YouTube

La seconda stagione di Westworld — la serie targata HBO che parla di tutto ciò che può andare storto in un parco dei divertimenti dove ricchi pervertiti si sfogano su robot umanoidi prossimi al risveglio cosciente — è a un passo dalla sua conclusione. La nona puntata, andata in onda ieri sera su Sky in Italia e intitolata “Vanishing Point”, si è concentrata sul tirare le fila una volta per tutte delle relazioni tra i suoi personaggi principali — poche in senso positivo — per spedire i sopravvissuti, finalmente, nella misteriosa Oltre Valle.

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Da qui in poi, occhio agli spoiler.

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Come capita spesso con Westworld, anche l’ultima puntata fa stratificati riferimenti alla storia della filosofia e della rivoluzione tecnologica e informatica: apre con una festa tra ricconi intenti in una gara di cazzodurismo su una citazione di Plutarco, prosegue esemplificando un attacco malware man-in-the-middle con un androide manipolato affinché ordini ai suoi compagni di attaccarsi a vicenda, e termina con la più dolorosa e definitiva versione del test di Turing — il suicidio di un'intelligenza artificiale.

Ma — soprattutto — "Vanishing Point" offre un ritratto feroce della debolezza umana, nella difficoltà e inettitudine di due dei suoi personaggi principali a relazionarsi apertamente con le persone che li amano: tanto William (l’uomo con il cappello nero) che Dolores (l’androide figlia del fattore rinata macchina cosciente omicida) incarnano un mito oscuro di ossessione sorda al sentimento — fino al punto di spingere, inconsapevolmente, al gesto estremo i propri compagni.

Nonostante William e Dolores restino due personaggi chiave, la seconda stagione di Westworld ha fatto in modo — sin dall’inizio — di distanziare il pubblico dal legame emotivo che aveva creato nei loro confronti nella stagione precedente. Se è vero che non possiamo criticare più di tanto lo spirito vendicativo e terroristico di Dolores nei confronti dei suoi creatori (e della razza umana in generale), siamo orripilati dalla relazione abusiva che instaura con Teddy (l’androide “programmato” per amarla).

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Quando Dolores manipola il codice di Teddy per renderlo adatto alla battaglia che li aspetta e meno tenero d’animo, lo sta costringendo a essere qualcosa che lui non vuole essere. Ma, in un mondo di identità umane e artificiali sempre più frammentate, dove chiunque mette in dubbio la propria essenza, il nuovo Teddy cosciente sa distinguere il proprio codice originario — da personaggio buono e mega innamorato — come vero. Il che lo porta a rivendicare la propria integrità scegliendo — anziché subendo, come è successo fino a quel momento — la morte.

Contemporaneamente, la puntata percorre in flashback le ultime ore di Juliet, la moglie di William sopraffatta dalle bugie con cui il marito copre la propria doppia vita e natura. A differenza di Dolores, però, William non ha giustificazioni per mentire alla propria famiglia, ma incarna a tutti gli effetti la miseria di un uomo che preferisce credere alla libertà fittizia di un mondo artificiale, anziché affrontare la propria profonda crisi esistenziale. L’ossessione di William non è nei confronti di una verità ultima o di un riscatto sociale, ma del controllo di una bugia plasmata alla perfezione: l’illusione che scoprire di essere — o poter diventare — un androide del parco lo solleverebbe dalle proprie responsabilità umane.

Sappiamo che William e Dolores devono uno all’altra il proprio risveglio, iniziato con la relazione che li ha uniti e che è finita in tragedia decenni addietro. Dopo essersi delusi reciprocamente, entrambi i personaggi sono tornati alle proprie vite senza fare i conti con le conseguenze del proprio radicale cambiamento — che finisce per tormentare, indirettamente, i rispettivi compagni. Non a caso, in tutta la stagione, le uniche battute di Dolores che ricalcano il suo personaggio originario da ingenua figlia del fattore sono quelle che rivolge a Teddy — quella stessa cortesia pre-confezionata con cui William crede di proteggere la moglie, ma che suona irrimediabilmente falsa.

Questo non è per dire che, ora che non hanno più niente da perdere, William e Dolores potranno ricongiungersi ed essere felici: sono entrambi maniaci omicidi su una strada senza ritorno e, inoltre, sarebbe probabilmente la peggiore scelta di sceneggiatura della storia. Il punto è che non sarebbero mai dovuti tornare alle loro vite precedenti senza chiedersi chi avrebbe portato il peso, alla fine, del loro rancore irrisolto.

A prescindere che i personaggi coinvolti siano androidi o umani — un confine che, chiaramente, conta sempre meno —, la seconda stagione di Westworld ha messo in chiaro, definitivamente, che la sopravvivenza di un individuo, se non di una specie, dipende dal sapersi prendere cura dell’altro. Per fortuna, ci sono diversi personaggi che l'hanno capito.

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