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La storia della modella rapita a Milano è sempre più strana

Qualche domanda sulla vicenda di Chloe Ayling, una modella inglese che sarebbe stata attirata a Milano con la scusa di uno shooting e poi rapita.
Collage via Polizia di Stato/RaiNews.

In questa prima settimana di agosto in cui sono tutti in vacanza e non succede niente, i giornali, i telegiornali e l'Italia tutta hanno riservato particolare attenzione alla vicenda di Chloe Ayling, una modella inglese di 20 anni che sarebbe stata attirata a Milano con la scusa di uno shooting, per poi essere drogata, rapita, tenuta per una settimana prigioniera in un casolare in provincia di Torino con la minaccia di essere venduta sul deep web se non avesse pagato un riscatto e infine liberata quando i suoi carcerieri avrebbero scoperto che aveva un figlio.

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A raccontare per primo la storia è stato il Corriere della Sera, citando un'operazione di polizia avviata dopo la scomparsa e resa pubblica all'inizio di agosto. Stando alla testimonianza di Ayling, lo scorso 11 luglio la ragazza, arrivata a Milano per un servizio fotografico, sarebbe stata attirata su un finto set in zona Stazione Centrale dove sarebbe stata drogata e avrebbe perso conoscenza. "Una persona con i guanti neri da dietro mi ha messo una mano sul collo e sulla bocca, una seconda persona con un passamontagna nero mi ha fatto un'iniezione sul braccio destro."

In seguito Ayling si sarebbe risvegliata "nel baule di un'auto, legati polsi e caviglie, sulla bocca nastro adesivo" con "indosso unicamente il body rosa in ciniglia e i calzini." I suoi rapitori—che, stando a quanto raccontato da Ayling al suo avvocato, sarebbero stati cinque, anche se lei ne avrebbe visti solo due—l'avrebbero portata in un casolare di montagna a Lemie, in provincia di Torino, vicino al confine con la Francia. Dopo averla in un primo tempo tenuta ammanettata e legata a una cassettiera e "costretta a restare sul pavimento in un sacco a pelo," Ayling ha raccontato di essere stata liberata e di aver dormito in un letto matrimoniale, aggiungendo di non aver subito violenze o maltrattamenti.

Nei giorni successivi il manager della ragazza avrebbe ricevuto alcune mail in cui gli veniva chiesto un riscatto di 300mila euro in bitcoin. Il 17 luglio Ayling e l'uomo che l'avrebbe rapita, il 30enne polacco Lukasz Pawel Herba, si sono presentati al consolato britannico di Milano. Herba è stato arrestato con l'accusa di sequestro di persona a scopo di estorsione. Stando alla testimonianza di Ayling, avrebbe detto alla ragazza di far parte di Black Death—una presunta organizzazione criminale che si occuperebbe di rapire ragazze da mettere all'asta come schiave sessuali sul deep web—e che avrebbe deciso di liberarla dopo aver scoperto dal suo Instagram che aveva un figlio, perché rapire una madre sarebbe stato contro le regole dell'organizzazione.

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Dall'uscita dell'articolo del Corriere la storia è stata prima ripresa da tutti i media nazionali ed è poi finita anche su testate internazionali come Guardian, New York Times e Washington Post. Del resto i presupposti perché la storia girasse c'erano tutti: una modella, un rapimento, una misteriosa organizzazione criminale, il deep web. Il problema è che nella vicenda—o perlomeno nel modo in cui questa è stata raccontata dai media italiani e non—ci sono un po' di cose non proprio chiare.

L'ATTENDIBILITÀ DEL RAPITORE

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Lukasz Herba. Foto via Twitter/Polizia di Stato.

È stato lo stesso avvocato di Ayling, Francesco Pesce, a riconoscere che molti aspetti del caso sembrano quantomeno bizzarri e ad ammettere che gli investigatori inizialmente hanno avuto "dubbi più che comprensibili" su tutta la storia.

In primis il fatto che il rapitore, il 30enne polacco Lukasz Pawel Herba, abbia alla fine accompagnato la ragazza al consolato britannico, consegnandosi di fatto alla polizia, è un particolare che, a detta di Pesce, "sembrava incredibile." (Al riguardo Repubblica riporta un virgolettato di alcuni agenti che erano presenti al momento dell'arresto: "forse questo è cretino").

Inoltre tutto il racconto fatto da Herba—che è stato definito dalla polizia "un soggetto pericoloso che presenta aspetti di mitomania"—durante il suo primo interrogatorio è altrettanto strano: l'uomo ha detto di essere malato di leucemia (senza fornire prove per dimostrarlo) e di aver bisogno di soldi per curarsi, motivo per cui avrebbe iniziato a collaborare con "tre rumeni di Birmingham." Questi gli avrebbero dato 500mila sterline per affittare dei locali in diverse città europee da usare per i rapimenti. Sempre i "tre rumeni di Birmingham" l'avrebbero poi costretto a rapire Ayling e a inviare dal suo computer le mail con le richieste di riscatto.

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L'INIEZIONE DI KETAMINA

Ayling ha raccontato di essere stata drogata con un'iniezione di una sostanza che le analisi hanno poi identificato come ketamina. Ma anche questo dettaglio è controverso: come riporta il Post, secondo la polizia "è quasi impossibile fare un'iniezione attraverso un giubbino di pelle come quello che la ragazza indossava al momento del rapimento."

IL VIDEO IN CUI AYLING E IL SUO RAPITORE COMPRANO DELLE SCARPE

Secondo diverse testate ci sarebbe un filmato ripreso dalle telecamere di sorveglianza di un negozio in cui si vedono Ayling e Herba che comprano delle scarpe. Sempre stando a quanto ricostruisce Il Post "la commessa del negozio avrebbe successivamente riconosciuto i due" guardando il filmato e "la polizia avrebbe chiesto ad Ayling una spiegazione di quell'episodio" anche se la risposta non viene riportata (Repubblica dice invece che alla domanda la ragazza sarebbe scoppiata a piangere).

LA LETTERA E IL BIGLIETTO DA VISITA

Esisterebbe poi anche una lettera (per alcune fonti, come il Guardian, ricevuta da Ayling; per altre, come DailyBeast, ritrovata sul computer di Herba) in cui si diceva alla ragazza che la liberazione sarebbe stata un atto di generosità. Sempre nella presunta lettera le si intimava di non collaborare con la polizia e di versare 50mila sterline in bitcoin entro un mese. Secondo la ricostruzione de Il Post invece al termine del rapimento Ayling avrebbe ricevuto da Herba un biglietto da visita con un indirizzo email da contattare "per avere informazioni" da passare ai media per fare pubblicità a Black Death.

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LA MISTERIOSA ORGANIZZAZIONE CRIMINALE BLACK DEATH

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Un volantino di rivendicazione a nome di Black Death. Foto via Twitter/Polizia di Stato.

La storia della lettera e del biglietto da visita ci riporta a quello che, almeno per la stampa italiana, è il cuore della vicenda—ossia il coinvolgimento di Black Death. Stando alla testimonianza di Ayling, Herba le avrebbe detto di far parte dell'organizzazione: addirittura (dettaglio segnalato su Il Post) di occupare al suo interno "il 12esimo rango gerarchico su 20" e di aver "guadagnato 15 milioni di euro in cinque anni con i rapimenti." Sempre nella versione di Ayling riportata su Il Post si dice che Herba avrebbe fatto ad Ayling una descrizione colorita delle attività dell'organizzazione:

[Black Death] si occupa di numerose attività illegali, come il rapimento di ragazze da vendere nei paesi arabi. Questo traffico riguarderebbe centinaia di ragazze, che vengono cedute a facoltosi principi mediorientali e poi, quando stancano i loro sequestratori, vengono "date in pasto alle tigri"

Il problema è che l'esistenza effettiva di Black Death non trova alcuna conferma. Tutte le testate italiane che l'hanno citata hanno fatto riferimento a un report dell'Europol al riguardo, di cui però—come segnalato da Motherboard Italia, che ha cercato di ricostruire quanto sappiamo per ora sulla presunta organizzazione—non si riesce a trovare traccia. [Aggiornamento: un portavoce dell'Europol ha confermato l'esistenza del report, specificando che è confidenziale e non pubblico]

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Sempre Motherboard si era già occupato di Black Death un paio d'anni fa; in quel caso, almeno uno degli annunci di ragazze messe all'asta nel deep web su un sito che operava a nome dell'organizzazione si era poi dimostrato un falso, con le foto della presunta vittima che erano in realtà degli screenshot di un video porno BDSM.

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Dopo essere rimasta in Italia per un paio di settimane durante lo svolgimento delle indagini e dopo aver accompagnato la polizia in un sopralluogo nel casolare dov'è avvenuto il rapimento, questa settimana Ayling è ritornata in Inghilterra. Per ora non ha rilasciato dichiarazioni all'infuori di una breve nota letta ai microfoni di RaiNews: "ho subito un'esperienza terribile. Ho temuto per la mia vita minuto per minuto. Sono infinitamente grata alla polizia italiana e a quella britannica per avermi salvato. Hanno lavorato giorno e notte per trovarmi."

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Un momento dell'intervista a RaiNews.

Insomma, come ha scritto sul Foglio Luciano Capone (il quale ha fatto notare che dalle testimonianze iniziali dei protagonisti la vicenda sembrava incredibilmente simile alla trama del film Io vi troverò di Luc Besson): "Di sicuro c'è solo che l'hanno rapita. Su tutto il resto c'è confusione totale."

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