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Tecnologia

Quella volta che Fantozzi aveva predetto i fail dell'Internet of Things

In questa sequenza di 'Superfantozzi' era già chiaro che l'Internet of Things avrebbe fatto schifo.

Se il 2016 è stato, apparentemente, un anno terribile per quanto riguarda la dipartita delle celebrità, anche questo 2017 ci sta spezzando il cuore. L'ultimo in ordine di tempo a lasciarci è stato Paolo Villaggio all'età di 84 anni, dopo che la sua morte era stata annunciata diverse volte come bufala. Qui a Motherboard siamo sempre stati sensibili alle tematiche sociali trattate da Villaggio nelle sue opere, in particolare, nella più celebre di tutte: Fantozzi.

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Oggi vogliamo ricordarlo anche per le sue qualità di precursore dei tempi, con una sequenza tratta dal film del 1986 Supefantozzi che esplicita tutte le criticità dell'Internet of Things — ben riassunte da un altra sigla ben più volgare 'Internet of Shit' un account twitter dedicato a segnalare proprio tutte le incoerenze di questa tecnologia.

I problemi legati all'Iot, infatti, sono molteplici: dalla lotta tra piattaforme che vorrebbero controllare tutta l'infrastruttura di una smart home non favorendo la compatibilità tra strumenti, ai pericoli di hackeraggio (i casi sono diversi,) dall'effettiva inutilità di certi prodotti a cui viene applicata l'etichetta smart solo per renderli più complicati — esattamente proprio come nella sequenza di Superfantozzi che vi riproponiamo — fino agli inconvenienti dovuti ai malfunzionamenti degli oggetti connessi all'IoT — se un termostato smart non funziona, ad esempio, non c'è nulla da fare, si resta al freddo.

Tornando a Villaggio, per chi non ha ancora avuto il piacere di vedere la pellicola liberamente ispirata da La pazza storia del mondo di Mel Brooks, nel film, la creatura nata dalla penna di Villaggio è condannata ad essere vittima della sfortuna in ogni epoca storica attraversata dall'uomo — partendo dalla cacciata dal Paradiso Terrestre fino a quello che ha tutta l'aria di essere il futuro fantascientifico della nostra specie.

Nella sua smart home localizzata nello spazio da cui è possibile ammirare il pianeta Terra e la Luna, Fantozzi si appresta a festeggiare il suo compleanno in compagnia della moglie Pina e della figlia Mariangela. Non è chiaro cosa sia successo alla razza umana, tutti i personaggi presentano delle orecchie a punta che ricordano da vicino quelle di Spock di Star Trek e, inoltre, quando si ritrovano a fare passeggiate spaziali possono permettersi il lusso di non indossare dei guanti protettivi. Ma sorvoliamo su questi dettagli.

L'appartamento di Fantozzi è super minimale: completamente bianco e senza arredamento. Ogni volta che i suoi abitanti hanno bisogno di utilizzare qualcosa — un tavolo, una sedia o anche un semplice coltello — devono ricorrere alla tecnologia. Tecnologia che, ovviamente, trattandosi pur sempre di un film di Fantozzi, risulta completamente inaffidabile dando luogo a una serie di gag in stile slapstick di cui Villaggio è stato uno dei maestri indiscussi in Italia. Una serie di inconvenienti che non sono molto lontani da quelli descritti dall'autore del profilo Internet of Shit.

Piccolo spoiler: trattandosi sempre e comunque di Fantozzi, la festicciola di compleanno viene interrotta malamente da una chiamata del Direttore Siderale dell'azienda per cui lavora il ragioniere — e qui potremmo aprire un'altra parentesi sulla questione della reperibilità H24 sul lavoro che sta rovinando le vite dei lavoratori di un'altra grande promessa di innovazione che in questi ultimi anni si fregia dell'aggettivo 'smart,' ovvero, la cosidetta smart economy.