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Tecnologia

Elon Musk vuole mettere le mani sui nostri cervelli

La sua nuova azienda vuole introdurre degli innesti cerebrali per farci avvicinare alle intelligenze artificiali.
Riccardo Coluccini
Macerata, IT

Secondo un articolo del The Wall Street Journal (WSJ), Elon Musk ha lanciato una nuova azienda che ha come obiettivo quello di creare un'interfaccia di comunicazione diretta fra uomo e computer attraverso degli innesti nel cervello, in grado di tener testa all'avanzata delle AI.

L'azienda si chiama Neuralink ed al momento la sua pagina web presenta solamente un logo su sfondo bianco ed un indirizzo mail per le offerte di lavoro.

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Neuralink è registrata in California come azienda che svolge ricerca nel settore medico e, sempre secondo l'articolo del The Wall Street Journal, ha già arruolato fra i suoi dipendenti figure accademiche di spicco legate all'ambito delle neuroscienze, come ad esempio Vanessa Tolosa, esperta di nanotecnologie, e Tim Gardner, che si occupa dello studio delle connessioni neurali nei cervelli degli uccelli canori.

Per tutta risposta, Elon Musk ha confermato il suo coinvolgimento con Neuralink in un successivo tweet ed ha rinviato a maggiori informazioni che saranno diffuse fra una settimana.

L'obiettivo di Neuralink, come descritto nell'articolo del WSJ è quello di produrre dei dispositivi da innestare nel cervello per migliorare le capacità cognitive umane ed in generale migliorare l'interfaccia di comunicazione fra l'uomo ed il computer.

Come affermava già alla Code Conference del 2016, secondo Elon Musk, gli esseri umani sono già in parte dei cyborg ma la loro attività è notevolmente ridotta e rallentata a causa del sistema di input ed output attualmente in uso: quando vogliamo relazionarci con il nostro profilo digitale lo facciamo attraverso una tastiera ed uno schermo, strumenti che si frappongono ed ostacolano la comunicazione diretta fra l'essere umano ed il suo corrispettivo artificiale.

Per poter velocizzare lo scambio di informazioni, secondo Musk, una delle soluzioni praticabili consiste nell'introdurre degli elettrodi all'interno del nostro cervello per poter creare così un collegamento fra reale e digitale privo di attriti. Garantendo così una velocità adatta per scambiare informazioni in tempo reale.

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Neuralink non è certamente la prima azienda a lavorare in questa direzione: persino Facebook, con la sua unità Building 8 è al lavoro per produrre un'interfaccia non invasiva che permetta di creare nuove forme di connessione uomo-macchina.

Al momento, però, questo progetto sembra essere più vicino al mondo della fantascienza piuttosto che a quello della fattibilità concreta. I primi prototipi di Neuralink serviranno molto probabilmente per alleviare i sintomi di alcune malattie croniche, come ad esempio epilessia e disturbi depressivi.

Inoltre, come altri studi dimostrano, questo tipo di elettrodi potrebbero essere utilizzati nel cervello di pazienti che soffrono del morbo di Parkinson, per i quali è possibile alleviare il disturbo attraverso uno stimolo elettrico.

La strategia di Musk sembra quindi abbastanza chiara: fare leva sulle applicazioni mediche, che al momento stanno offrendo risultati concreti, per poi sfruttare lo slancio ed insinuarsi fra le maglie legislative e poter dar via al suo progetto per aumentare le capacità umane.

Elon Musk ha più volte rivelato i suoi timori per l'avvento della singolarità — il momento in cui un'intelligenza artificiale supera quella umana, segnando un punto di non ritorno — e sta cercando di fare tutto quello che è in suo potere (come ad esempio finanziare OpenAI) per impedire che l'intelligenza artificiale diventi pericolosa e che l'uomo finisca per essere "un gatto domestico dell'AI."

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Musk sta cercando di accelerare l'evoluzione dell'intelligenza umana per non rimanere indietro rispetto a quella delle macchine, che al momento sono in grado di ottenere risultati sconvolgenti in settori molto specializzati. Questa corsa per ottenere una co-evoluzione ed una simbiosi tra uomo e macchina è certamente una missione lodevole, ma la via intrapresa lascia ancora alcuni dubbi.

Il continuo riferimento al neural lace, un termine coniato dallo scrittore scozzese Iain Banks ed utilizzato nella sua serie di romanzi di fantascienza Ciclo della Cultura per indicare un dispositivo innestato nei cervelli degli esseri umani, potrebbe indicare quindi che si sta ancora parlando solamente di un dispositivo immaginario, ancora distante dalla sua vera creazione.

Le tecniche per il neuroimaging non sono ancora in grado di fare quel che dice Musk: stiamo parlando di trovare un modo per codificare ogni singolo segnale elettrico emesso dai neuroni, decifrarlo e riuscire a produrre un segnale di risposta in grado di essere interpretato dal nostro cervello. Senza dimenticare, inoltre, che probabilmente non tutti gli esseri umani sarebbero disposti a farsi aprire il cranio per un innesto del genere. Ed anche soluzioni meno invasive potrebbero trovarsi di fronte lo scoglio insormontabile dell'approvazione popolare — vedasi gli ormai scomparsi Google Glass.

Musk è avvezzo a cimentarsi con missioni impossibili, come sta già dimostrando con Tesla e SpaceX, ma con Neuralink sembra si stia spingendo nel campo delle missioni inutili: forse dovremmo pensarci due volte prima di credere che aumentare la nostra intelligenza sia la soluzione per vincere questa fantomatica gara forsennata contro le macchine?