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Tecnologia

L'Italia è ancora indietro sul digitale

L'ennesima classifica europea ci inchioda agli ultimi posti in Europa. Non è una novità, ma meglio ribadirla.
Screen via DESI

Il fatto che l'Italia sia indietro sul digitale è una banalità, che però non fa mai male ribadire. Che sia colpa del Governo che non catalizza le attività, della pubblica amministrazione che continua a utilizzare i PC del 1997, o delle imprese private che accumulano faldoni negli scantinati, di fatto siamo ancora quartultimi in Europa.

Il DESI (Digital Economy and Society Index)—l'indice usato dalla Commissione Europea per valutare lo stato di avanzamento del digitale negli Stati dell'UE—pubblicato pochi giorni fa, ci colloca infatti al 25esimo posto su 28, poco sopra Grecia, Bulgaria e Romania, e decisamente sotto la media europea (la colonna più accesa al centro del grafico).

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Il Desi è calcolato sulla base di cinque categorie: connettività (ovvero accesso alla rete), competenze digitali, propensione all'uso dei servizi digitali, integrazione delle tecnologie digitali nel business e digitalizzazione dei servizi pubblici. E l'Italia, a giudicare dal grafico, non sembra brillare in nessuna di queste.

La parte positiva è che siamo stati inseriti tra i paesi che stanno crescendo, "catching up", ma non siamo nemmeno così in alto.

"Nell'ultimo anno si sono registrati progressi in particolare nell'ambito dei servizi pubblici digitali, così come nell'ambito della trasparenza e della disponibilità dei dati aperti: l'Italia si classifica infatti sesta nel ranking europeo" cita il sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Non è ben chiaro in che senso si siano registrati dei progressi, ma cerchiamo di fidarci.

Rispetto all'anno scorso, comunque, abbiamo perso una posizione—inizialmente eravamo al 25esimo posto anche nel 2015, ma dopo ulteriori verifiche avevamo guadagnato il 24esimo. Si sa mai che succeda la stessa cosa anche quest'anno. Attendiamo buone nuove.