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Il mito della pericolosità dell'LSD

Nuovi studi rafforzano la tesi che l'LSD non sia direttamente collegato a casi di psicosi o allo sviluppo di disturbi mentali.
​Immagine: Shutterstock

​Nel 1954 Aldous Huxley pubblicava Le porte della percezione, un trattato all'interno del quale commentava e raccontava la sua esperienza con la mescalina, un alcaloide psichedelico di origine naturale. L'opera di Huxley dà una grossa spinta al consumo di mescalina e contribuirà allo sviluppo della cultura hippie. Purtroppo per la mescalina, pochi anni dopo viene soppiantata dal ​dietilamide dell'acido lisergico, l'LSD.

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Durante il boom dell'LSD nelle controculture giovanili, negli anni '60, si cominciò a parlare di ​acid casualties, vittime dell'acido, ovvero di soggetti che dopo un trip troppo pesante o effettuato in condizioni non ottimale hanno sofferto di psicosi più o meno gravi. Per capirci, persone così fatte da, almeno sulla carta, squagliarsi il cervello.

Il mito delle acid casualties venne sfruttato per decenni interi per scoraggiare giovani e non dall'intraprendere improbabili trip psichedelici. La cosa deve aver funzionato, perché personalmente nel mio immaginario 'LSD' e 'bad trip' sono due concetti che viaggiano su binari paralleli. Il problema è che "un recente studio basato su un campione di 130.000 adulti statunitensi non è riuscito a trovare prove di un collegamento tra l'uso di sostanze psichedeliche (LSD, psilocibina o mescalina) e problemi di salute mentale."

Gli psicologi clinici Pål-Ørjan Johansen e Teri Suzanne Krebs hanno recuperato i sondaggi del ​National Survey on Drug Use and Health americano tra il 2008 e il 2011 e ​​hanno passato in rassegna le risposte di oltre 135,000 persone. Di questo campione, il 14% segnala di aver assunto in uno o più momenti della propria vita una delle tre sostanze psichedeliche prese in esame.

Il progressivo peggiorare delle condizioni della vista di Aldous Huxley hanno contribuito a convincere a esplorare il mondo delle sostanze psichedeliche. via Wall Street Journal

Che questo 14% abbia assunto LSD, mescalina o psilocibina non importa: le risposte al sondaggio non indicavano un aumento del rischio di sviluppare 11 degli indicatori di problemi di salute mentale. Da ciò ne hanno concluso che l'assunzione di sostanze psichedeliche non può essere considerata un fattore indipendente capace di aumentare i rischi di soffrire di disturbi come schizofrenia, ansia o psicosi.

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"Le sostanze psichedeliche sono, appunto, responsabili di esperienze psicologicamente intense, e molte persone potrebbero incolpare queste esperienze per lo sviluppo di qualunque tipo di problema," afferma Krebs, e visto e considerato che sempre secondo Krebs circa 1 persona su 50 sviluppa problemi di salute mentale, associare l'insorgere di questi disturbi con l'assunzione di sostanze psichedeliche significa confondere correlazione con causalità.

"Questo studio ridimensiona la gravità del fenomeno delle acid casualties negli anni '60," ha detto Charles Grob, psichiatra pediatrico della University of California, a Nature; appoggia da tempo l'utilizzo terapeutico delle sostanze psichedeliche, come nel caso dell'uso della psilocibina per i malati terminali di cancro. Nonostante ciò nutre non pochi dubbi sulle conclusioni di Krebs e Johansen, "ho visto persone sviluppare determinati sintomi a seguito di esperienze psichedeliche, e non sono situazioni piacevoli," ha detto Grob.

Uno dei disturbi presi in esame da Grob è ​l'hallucinogen persisting perception disorder, che per capirci è quella che dovrebbe essere una delle conseguenze cliniche di un bad trip. Ti fai il tuo viaggio nel mondo degli allucinogeni e te la godi, il problema è che poi non riesci più a uscirne. Dire che le sostanze psichedeliche non portino a questa condizione può risultare rischioso, ma Johansen e Krebs fanno notare ​di aver rilevato questo tipo di disturbo in persone che non hanno mai assunto LSD, mescalina o psilocibina.

I nostri studi vogliono solamente dimostrare che secondo i dati in nostro possesso il livello di rischio di queste sostanze sia stato sopravvalutato.

​Un altro studio, pubblicato come il precedente sul ​Journal of Psychopharmacology, ha analizzato 190.000 individui sottoposti al NSDUH dal 2008 al 2012 e hanno scoperto che coloro che hanno assunto sostanze psichedeliche a un certo punto della loro vita dimostrano, in genere, meno tendenze suicide. Aggiungiamoci che David Nutt, uno studioso dell'Imperial College, ​sostiene che l'LSD aiuti a curare la depressione nei malati terminali e negli alcolisti e direi che sulla carta possiamo inaugurare una nuova stagione di leccate di francobolli.

Guardiamoci bene, però, dal sostenere che gli psichedelici facciano bene e basta, dice Matthew Johnson, associate professor del Behavioral Pharmacology Research Unit alla John Hopkins University di Baltimora, "non stiamo dicendo che nessuno è mai stato danneggiato dalle psichedeliche; i nostri studi vogliono solamente dimostrare che secondo i dati in nostro possesso il livello di rischio di queste sostanze sia stato sopravvalutato."

Le luci e ombre che avvolgono questo tipo di sostanze sono ancora molte, ma cosa è certo è che il mito delle acid casualties sia destinato a essere ridimensionato, per lasciar posto ad una maggiore consapevolezza sulle caratteristiche di queste sostanze.