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Tecnologia

Lo strano caso del furto dei campioni di DNA dei centenari sardi

Considerato anche che le provette devono essere mantenute a una temperatura costante di -80 gradi si tratta di un furto davvero inspiegabile.
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Ci sono furti che non si possono spiegare facilmente, come la sparizione dei campioni di Dna contenuto all'interno di 3 cassetti refrigerati custoditi nel Parco Genos di Perdasdefogu, nella provincia dell'Ogliastra, in Sardegna. La struttura ospita 230mila campioni di Dna appartenenti a 14 mila centenari sardi dei comuni di Perdasdefogu, Talana e Urzulei raccolti dal 2003 nell'ambito del progetto internazionale "Genoma Umano" nato per identificare le cause genetiche delle malattie ereditarie complesse.

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Ma è un altro il motivo per cui il progetto è diventato noto presso il grande pubblico: la popolazione esaminata possiede delle caratteristiche non comuni di longevità. A quanto pare, certe aree della Sardegna ospitano una concentrazione anomala di ultracentenari seconda solo all'isola giapponese di Okinawa.

La Procura di Lanusei ha avviato un'inchiesta per fare luce sulla sparizione, mentre il procuratore della Repubblica Biagio Mazzeo ha aperto un fascicolo affidando le indagini ai carabinieri di Jerzu. Non è ancora stato chiarito quando possa essere avvenuto il furto, l'anomalia è stata infatti notata ad agosto quando l'unica dipendente rimasta al Parco si era accorta che alcuni cassetti dei banchi frigo erano stati svuotati.

Sopratutto non è chiara la motivazione del gesto. Per conservare in maniera adeguata i campioni senza che si deteriorino è necessario mantenerli ad una temperatura costante di - 80 gradi il che rende il trasporto del bottino un'operazione complicata dal punto di vista logistico. Inoltre, i campioni hanno poco valore in assenza dei dati estrapolati dalla loro analisi.

La famiglia sarda Melis di Perdasdefogu (Ogliastra) per anni ha detenuto il primato di famiglia più longeva del mondo. Immagine via.

Il patrimonio genetico degli ultracentenari sardi ha attraversato un percorso tortuoso, gestito dapprima dalla società Shardna Spa, fondata nel 2000, e dopo nove anni è passato in mano alla Fondazione San Raffaele Monte Tabor. La liquidazione della società di Don Verzè, in seguito al suo crac, ha fatto sì che il patrimonio necessitasse di un nuovo proprietario. Questa estate l'archivio è stato acquistato dalla società britannica Tiziana Life Sciences per 258 mila euro. Il Parco Genetico in cui sono conservati i campioni è stato costituito proprio per fornire supporto logistico al progetto.

Giuseppe Novelli, genetista dell'Università Tor Vergata, ha ipotizzato di fronte ai microfoni di Rai News che gli autori del furto probabilmente "pensano di essere dei biocriminali e [sperano] di vendere privatamente il dna per cercare di scoprire l'elisir di giovinezza." Ma ha fatto anche notare che il materiale è difficilmente utilizzabile "perché qualunque rivista scientifica o chi [registra} brevetti-economico commerciali chiede la provenienza dei campioni."

I militari della Compagnia di Jerzu, sono stati incaricati di calcolare il numero delle provette rimaste nelle 18 celle frigo per valutare l'entità del danno apportato a una delle più grandi e antiche banche dati genetiche del mondo in attesa di ulteriori sviluppi delle indagini.