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Tecnologia

Gli antiossidanti non fanno così bene come dicono

Per la serie: non si smette mai di imparare.
Immagine: Mike Mozart/Flickr

Da che ne ho coscienza gli antiossidanti sono ben presenti nei prodotti che affollano gli scaffali dei supermercati, sopra le etichette degli integratori vitaminici e nelle raccomandazioni dei nutrizionisti. In effetti, l'origine del loro successo risale addirittura agli anni Venti, con l'identificazione della vitamina E e la scoperta dei suoi benefici sull'attività riproduttiva delle cavie, raggiungendo il picco nei primi Duemila con la rapida diffusione dei "super-cibi", un movimento basato sulla premessa dei giovamenti favoriti dagli antiossidanti, la cui popolarità, da allora, è solo leggermente scemata.

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Come descritto nell'ultimo numero di Science Translational Medicine, alcuni ricercatori hanno scoperto che gli antiossidanti raddoppiano il tasso di melanomi metastatici nelle cavie. I risultati si allineano con altre ricerche recenti condotte dallo stesso gruppo, rilevando che gli integratori antiossidanti accelerano e aggravano il progredire del cancro ai polmoni, la forma più comune della malattia. Questi studi sono solo gli ultimi di un corpus in costante crescita di prove, tale da far supporre che l'assunzione di antiossidanti per chi non riscontra deficit di queste sostanze sia una pratica se non pericolosa, quantomeno dai benefici dubbi.

Immagine: Bergo et al

Gli antiossidanti dovrebbero contrastare l'azione negativa delle molecole chiamate radicali liberi, le quali presentano elevata reattività e instabilità dovuta alla presenza di un elettrone spaiato nell'orbita più esterna di uno degli atomi che le compongono. Il radicale libero è sempre alla ricerca di composti a cui "sottrarre un elettrone, così da trasformarsi in un radicale non-più-così-libero e maggiormente stabile, il tutto però al costo di produrre anche un nuovo atomo instabile e un nuovo radicale libero, che a sua volta ripeterà il processo. L'operazione viene reiterata come in una reazione a catena con il risultato di provocare anche danni cellulari che possono coinvolgere materiale genetico.

Sulla base di questi presupposti, sembra del tutto ragionevole tentare di contrastare i radicali liberi, ed è qui che entrano in gioco gli antiossidanti. Gli antiossidanti, che sono componenti naturali dei meccanismi di difesa del corpo, "donano" elettroni alle particelle dei radicali liberi, riuscendo a stabilizzarli e rendendoli meno pericolosi.

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La questione però è più complicata. "L'incidenza e letalità dei melanomi è in costante aumento da decenni, per questo è così importante identificare i fattori che influenzano le metastasi," sottolineano gli autori dello studio. "In questo caso è stato rilevato che gli integratori antiossidanti incrementano le metastasi nelle cavie che presentano melanomi maligni endogeni e favoriscono il comportamento invasivo delle cellule anche negli esseri umani." Il motivo probabilmente è connesso con gli effetti degli antiossidanti su alcune proteine nel corpo che regolano i cambiamenti del citoscheletro nelle cellule migranti—facendo scattare queste proteine, un antiossidante può innescare la migrazione di una cellula tumorale volta a stabilirsi in altre parti del corpo.

"A differenza di quanto rilevato dagli studi sul cancro ai polmoni, il melanoma primario non viene influenzato" spiega in una nota, Martin Bergö, autore principale del lavoro. "Ma l'antiossidante ha potenziato la capacità delle cellule tumorali di metastatizzare, un problema ancora più grave perché la metastasi è la causa di morte nel caso di melanoma. Il tumore primario non è pericoloso di per sé e solitamente è possibile rimuoverlo."

La campagna pubblicitaria a favore degli antiossidanti non si è mai basata su verità scientifiche. Una manciata di studi pubblicati nei primi anni '90 suggerivano che chi assumeva poca frutta e verdura, alimenti notoriamente ad alto contenuto di antiossidanti, incorreva in maggiori rischi di cancro, così l'industria degli integratori ha iniziato a vendere questa idea a tutti (è continua a farlo tuttora). Alcuni studi seguenti, tuttavia, si sono concentrati sugli effetti di composti antiossidanti specifici senza dedurne particolari benefici. Ma questi risultati sono passati in sordina rispetto all'ondata di propaganda pro-antiossidanti.

Da allora, sono state condotte ulteriori ricerche che hanno prodotto risultati contrastanti o in certi casi negativi. La maggior parte dei benefici osservati (e ne esistono effettivamente alcuni) coinvolgono pazienti con deficit preesistenti del particolare antiossidante in questione. La Harvard School for Public Health spiega:

Sono stati condotti pochi studi abbastanza prolungati da fornire dati adeguati per il cancro. Nei Physicians' Health Study, i tassi di cancro sono risultati simili tra uomini che assumevano beta-carotene e altri a cui veniva somministrato un placebo. Inoltre, altri tentativi simili, incluso HOPE, non hanno prodotto effetti rilevanti. Lo studio SU.VI.MAX ha registrato una riduzione del rischio di cancro e altre cause di mortalità tra gli uomini che prendevano un cocktail antiossidante ma nessun effetto evidente sulle donne, forse perché, all'inizio dello studio, gli uomini tendevano ad avere livelli ematici bassi di beta-carotene e altre vitamine. Uno studio sulla somministrazione del selenio a pazienti malati di cancro alla pelle ne ha dimostrato i benefici anche per quanto riguarda la mortalità in altre regioni del corpo, tra cui colon, polmoni e prostata, benefici comunque maggiori per gli individui che presentavano bassi livelli di selenio.

Di base, quando si tratta di antiossidanti, siate scettici come delle merde. Lo stesso vale anche per il restante settore degli integratori, ovviamente.