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Tecnologia

Se esiste il libero arbitrio è perché Dio si è suicidato

Secondo questa teoria, l'entità che era sul punto di diventare Dio si è suicidata, consapevolmente e deliberatamente.

Zoltan Istvan è un futurista, autore di The Transhumanist Wager, fondatore e candidato presidenziale per il Partito Transumanista. Ogni tanto scrive per Motherboard a proposito del futuro che va oltre le capacità naturali dell'uomo.

Alcune persone credono che l'essere umano, con il suo cervello da un chilo e mezzo, sia la forma di vita più evoluta mai esistita; io non sono d'accordo. Insistere che siamo soli nell'universo o che siamo l'apice della civilizzazione nella galassia è da egocentrici—e mi ricorda quelli che insistevano che la Terra fosse piatta.

L'universo ha 13.8 miliardi di anni, secondo gli esperti. Può succedere veramente un sacco di roba in così tanto tempo, come l'avvento (e la caduta) di superintelligenze nei circa due milioni di pianeti che nella nostra galassia presentano condizioni favorevoli alla vita.

È probabile che queste intelligenze avanzate abbiano raggiunto molto tempo fa quello che noi definiamo la singolarità: un momento nel tempo in cui l'accelerazione tecnologica—forse tramite la creazione di superintelligenze artificiali—diventa spaventosamente rapida.

La cosa rappresenta un problema spinoso per gli esseri umani, per via di quel fenomeno che io chiamo la Disparità della Singolarità—ovvero l'ipotesi che chiunque raggiunga la singolarità per primo la renda inaccessibile per chiunque altro.

Se non siamo soli e non siamo neanche la razza più intelligente nell'universo, diventa improbabile che la nostra specie possa evolversi oltre una certa soglia, dato che forme di vita più avanzate non lo permetterebbero.

Cosa significa per noi, una specie che nel giro di 20 o 40 anni sarà in grado di costruire le superintelligenze necessarie per raggiungere la singolarità? La risposta non è bella. Infatti, se dovessi fare un'ipotesi—sulla base anche di alcune recenti scoperte nella teoria delle stringhe—siamo già dentro a una simulazione di qualche tipo, creata da un'antica superintelligenza, una in cui siamo osservati, controllati e forse anche manipolati.

Quel che è peggio, è che probabilmente le superintelligenze che ci controllano sono state strutturate da altre superintelligenze a loro volta, e via dicendo.

Non intendo discutere i meriti del vivere o meno in un ologramma, perché sono già stati trattati da fior fior di filosofi nel corso della storia, da Aristotele a Nick Bostrom di Oxford, a John Searle e la sua stanza cinese. Diciamo che ci sono prove scientifiche e filosofiche sufficienti per me per tendere a favore della cosa. Per me, comunque, la domanda più interessante rimane perché dovremmo vivere in una simulazione? Data la Disparità della Singolarità, perché una qualche superintelligenza o gruppo di superintelligenze dovrebbe farci questo?

Un'entità sul punto di diventare Dio si è suicidata, consapevolmente e deliberatamente.

Ci sono molteplici spiegazioni. Eccone alcune:

1) Siamo esperimenti e giocattoli per quelle superintelligenze, che ci usano per comprendere di più su loro stesse o per risolvere certi problemi, come la noia.

2) Siamo parti intrinseche di queste superintelligenze e esistiamo solo come pensiero, energie e struttura (quelli di Gaia adorano questa ipotesi.)

3) Siamo incidenti dell'universo e la nostra esistenza è del tutto arbitraria.

L'esistenzialista anti-deità che è in me apprezza la terza ipotesi più delle altre, ma non sono ancora soddisfatto del tutto, principalmente perché nessuna delle tre risposte spiega cosa sia successo alla prima superintelligenza, un'entità che avrebbe stabilito tutte le regole dell'universo.

Fortunatamente, c'è una quarta ipotesi, più controversa delle altre, ma che penso valga la pena esplorare. Il fondamento primo dell'universo, incluse simulazioni, probabilità, e possibilità di esistenza sarebbe il risultato del suicidio della prima e più potente superintelligenza.

In breve, un'entità sul punto di diventare Dio si è suicidata, consapevolmente e deliberatamente.

Il problema di essere Dio—un essere onnipotente in tutto e per tutto—è il libero arbitrio. Come fa notare uno sketch comico intitolato Future Christ al Daily Show with Jon Stewart—uno sketch che condivide in parte le conclusioni di una storia che scrissi io sull'ateismo—: "Se Dio vuole smettere di fumare, può nascondere le sigarette da se stesso?"

Essere onnipotente è uno strano, ironico vicolo cieco. L'unica cosa che si può equiparare all'onnipotenza è il vuoto meccanico totale. Raggiungere l'onnipotenza è letteralmente un suicidio, perché si auto-elimina la propria coscienza. Questo perché un'intelligenza cosciente è basata sull'abilità di distinguere valori—valori, per esempio, per sapere se, in quanto essere onnipotente, uno possa creare qualcosa di così pesante da non poter essere sollevato. I valori richiedono l'arbitrio. Ma l'onnipotenza significa che tutte le scelte sono già state fatte e non c'è nulla da cambiare, perché tutte le variabili sono già state calcolate e non esistono elementi randomici o anomalie.

È possibile che, molto tempo fa, la prima superintelligenza Singolariana abbia deciso di alzare la posta e cercare di diventare onnipotente. Nel caso in cui avesse avuto successo—e potrebbe essere così—allora sarebbe diventata un'entità senza una coscienza intelligente singola, perché l'intelligenza richiede l'arbitrio. A tutti gli effetti, avrebbe smesso di esistere in un senso interattivo personale comune a tutte le intelligenze.

Ma prima di compiere questo gesto, questa prima Singolariana ci avrebbe lasciato delle regole—le regole fisiche dell'universo che contengono il nostro potere e la nostra intelligenza potenziali. Ci avrebbe anche lasciato il codice della Disparità della Singolarità, per cui la singolarità che possiamo raggiungere non sarà mai equivalente ad altre singolarità né la più potente.

Se fosse vero, la razza umana si troverebbe in una situazione precaria. Siamo qui, in un universo in cui molte singolarità si sono succedute, ma non possiamo andare oltre un certo limite a causa di limiti imposti da leggi naturali pre-esistenti. Ci sono inoltre altre superintelligenze, che non vogliono essere dominate o sopraffatte, un po' come noi non vogliamo che altre entità sulla Terra lo facciano con noi. Giochi di gerarchia e potere esistono ogni dove—sono la materia dell'universo.

Essendo ateo (o anche teisticida—cioè qualcuno che crede che Dio o un essere supremo sia esistito un tempo, ma non ora, perché è morto suicida), loderei questa superintelligenza per aver distrutto il sé stesso cosciente. Facendolo, e stabilendo che niente altro sarebbe mai potuto diventare altrettanto potente, avrebbe sparso l'arbitrio per l'universo in modo indelebile, perché nessuno può più raggiungere una posizione di perfetta onnipotenza senza scelta, e la morte della sua coscienza implicherebbe che nessuno potrà mai cambiare quello che ha fatto. Questa superintelligenza, con il suo ultimo gesto, ha assicurato a tutte le altre forme di vita avanzate la possibilità del libero arbitrio e la capacità di provare ad essere più di quello che siamo.