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Tecnologia

L’immaginazione è l’esatto opposto della realtà, anche nel nostro cervello

L'immaginazione fluisce nel nostro cervello in maniera opposta rispetto alla realtà, sarà per questo che ci piace così tanto sognare.
​Immagine: Fotolia

Fantasticare è bellissimo. È una pratica comune a qualunque essere umano e ci permette di sfuggire per qualche misera manciata di secondi al triste e massacrante logorio della vita moderna. Ma come è possibile? Perché ci eleviamo all'Empireo in questi momenti di rara serenità mentale? Ci sarà forse qualche processo chimico collegato, un rilascio di ormoni tale da farci dimenticare la bolletta da pagare, la ragazza da mollare e il lavoro da fare?

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Niente di tutto ciò, ed è quasi rassicurante poter dire che ciò che succede è ben più "banale". Un team di ricercatori della University of Winsconsin-Madison guidato da Barry Van Veen, professore in computer engineering, Giulio Tononi e Daniela Dentico hanno pubblicato sul journal scientifico NeuroImage uno studio che illustra, durante il processo di immaginazione, un incremento del flusso di informazioni dal lobo parietale al lobo occipitale.

Per capirci nel primo lobo, normalmente, arrivano e si assemblano le informazioni provenienti dal secondo; è quindi piuttosto inusuale osservare il processo svolgersi in maniera praticamente inversa. Se, per capirci, normalmente dei segnali partono dagli organi di senso fino ad arrivare al lobo parietale, dove vengono elaborati, quando immaginiamo qualcosa i segnali partono dai centri di elaborazione e arrivano nelle sezioni relative all'elaborazione dei dati degli organi di senso.

"Sembra che molte delle cose che succedono nel nostro cervello accadano in maniera direzionale, quel determinato segnale neurale si muove in una direzione particolare, si ferma e poi riparte da un'altra parte," dice Van Veen.

Lo studio si è svolto grazie all'utilizzo–e anche all'esplorazione delle possibilità di uso–dell'elettroencefalografia. I ricercatori hanno chiesto alle loro "cavie" di guardare dei videoclip mentre venivano monitorati dall'EEG, questo per impostare uno standard di attività cerebrale.

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Dopodiché è stato chiesto ai soggetti di immaginare di viaggiare su una bicicletta magica, il tutto con un ricco contorno di suoni, ambiente e sensazioni, prima di tornare ad un videoclip neutro. Infine, analizzando i dati raccolti, i ricercatori sono stati capaci di evidenziare l'atteggiamento direzionale dei segnali neurali.

Inoltre, uno dei punti chiave dell'esperimento risiedeva nel test degli strumenti utilizzati, "Eravamo molto interessati nel vedere se i nostri metodi di elaborazione del segnale fossero abbastanza sensibili da rilevare questo tipo di condizione," dice Van Veen. "Queste dimostrazione sono importanti per guadagnare fiducia nei nuovi strumenti che abbiamo a disposizione"

Insomma, realtà e immaginazione sono diametralmente opposte, oltre che per la nostra qualità di vita nei due contesti, anche per il loro processo di concretizzazione nei nostri cervelli. Non so se la cosa mi sollevi o mi deprima ancora di più.

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