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Tecnologia

No, la sorveglianza non c'entra niente con la sicurezza

Questa animazione spiega una volta per tutte perché 'sorveglianza' non c'entra nulla con 'sicurezza'.
Giulia Trincardi
Milan, IT

La sicurezza è un argomento particolarmente importante di questi tempi. Suonerà ridondante, visto quanto se ne parla quotidianamente, ma il discorso che la riguarda non è affatto scontato, perché sicurezza, nel nostro vocabolario, è diventato sinonimo di sorveglianza. E questo è un problema non da poco.

Tra la paura degli attentati terroristici, le "soluzioni" radicali considerate dai governi all'indomani delle tragedie avvenute negli ultimi mesi, le dichiarazioni xenofobe fatte da certi leader in cerca di approvazione popolare e le contese tra agenzie governative e aziende di tecnologia—che possiamo forse definire la guerra fredda del nuovo millennio—, è chiaro che stiamo entrando (anzi, siamo già dentro fino al collo) in quel tipo di mondo distopico dove il controllo totale è venduto alle persone come la più morbida delle coperte in cui essere avvolti.

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L'ultimo video della serie di animazioni divulgative del canale YouTube Kurzgesagt – In a Nutshell, intitolato "Safe and Sorry – Terrorism & Mass Surveillance," spiega le implicazioni del cosiddetto stato di sorveglianza: dai suoi fallimenti nel prevenire gli attacchi terroristici, ai suoi successi nell'instaurare un clima di diffidenza, basato sul profiling etnico e su numerosi (quanto inutili) arresti preventivi. Come ogni mese, l'argomento è accompagnato da uno stile di animazione immediato e da una marea di fonti e dati puntuali.

Da quando Edward Snowden ha trafugato e pubblicato i dati relativi alle intercettazioni che l'NSA conduceva sui cittadini, è diventato chiaro, dice la voce nel video, che "Anziché concentrarsi sui criminali, i governi rivolgo la loro attenzione sempre più verso… tutti."

La risposta di molti all'idea di un governo in grado di monitorare costantemente le attività dei cittadini, spiega sempre il video, è "Se non hai niente da nascondere, perché preoccuparti?"

A prima vista, questo è un passaggio logico sensato. Il problema è: chi decide giusto e sbagliato? La storia è piena di rivoluzioni che hanno cambiato lo status quo di una nazione, ottenendo leggi e riforme su temi prima ignorati o addirittura considerati illegali dai sistemi di potere; pensate al divorzio, all'aborto, ai matrimoni tra persone di etnie diverse, a quelli tra coppie dello stesso sesso, alle attualissime riforme sulla legalizzazione della marijuana. La dissidenza politica è una parte importante di un sistema democratico, è ciò che permette a una nazione di progredire. Le spinte al cambiamento arrivano spesso dalle minoranze, perché non godono degli stessi diritti della maggioranza.

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La dissidenza politica è una parte importante di un sistema democratico, è ciò che permette a una nazione di progredire.

Esprimere un'opinione in contrasto con quella dominante è fondamentale per una minoranza che voglia portare l'attenzione di tutti a problemi che per molti non esistono. Quando le persone sono però consapevoli di vivere in uno stato di sorveglianza, di essere monitorate costantemente, si sentono meno libere di esprimersi in contrasto con l'autorità che li sorveglia e con il punto di vista che la accetta. Minore è il dialogo e il confronto, più debole è una democrazia.

Lo stato di sorveglianza è un problema particolarmente grave negli Stati Uniti, dove la legge federale nota come USA Patriot Act, promulgata in seguito agli attentati dell'11 settembre 2001, ha essenzialmente permesso alle agenzie governative di estendere la propria giurisdizione a chiunque. Allo stesso tempo, in Europa, per quanto siano state prese decisioni atte a tutelare la privacy dei cittadini europei dall'invadenza delle grosse aziende di tech americane, non mancano gli esempi inquietanti. Pensate all'epopea dell'italiana Hacking Team, a quando il governo francese ha vietato le manifestazioni in occasione del COP21 a dicembre scorso, arrestando preventivamente 24 attivisti. Sì, gli attentati di Parigi si erano consumati da poco, un clima di tensione era comprensibile; eppure, il fatto che il governo francese abbia preso una decisione che—fondamentalmente—viola i diritti dei cittadini, resta inquietante.

La sorveglianza di massa non sta risolvendo il problema del terrorismo, ma permette alle istituzioni di perseguire e punire crimini non-terroristici in modo molto più aggressivo, spiega chiaramente il video.

Se cercavate una guida precisa con cui chiarirvi le idee sulla differenza tra sicurezza e sorveglianza, salvate "Safe and Sorry – Terrorism & Mass Surveillance" tra i preferiti. Ho paura che sarà un memo importante da portarsi dietro nel futuro che ci aspetta.