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Macro

Le conseguenze della truffa sulle emissioni Volkswagen

Questo lunedì si è scoperto che Volskwagen, la più grande azienda automobilistica del mondo, ha truccato le emissioni delle sue auto. Ora l'azienda rischia una grossa multa, ma dietro potrebbe esserci dell'altro.

L'interno di una linea di assemblaggio Volkswagen a Wolfsburg. Foto via Flickr/

Roger W

Questo post fa parte di Macro, la nostra serie su economia, lavoro e finanza personale in collaborazione con Hello bank!

Immaginate che il valore delle azioni di una compagnia crolli del 23 percento, perdendo 17,6 miliardi di euro nel giro di poche ore, e che il giorno successivo perda un altro 20 percento cedendo un terzo del valore registrato fino a 48 ore prima. Immaginate anche che quella compagnia ammetta per bocca del suo CEO di "essere stata disonesta" e di aver "fatto un gran casino" ingannando le autorità statunitensi per almeno un anno. Immaginate ora che quella compagnia si chiami Volkswagen.

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L'azienda tedesca, leader del settore automobilistico mondiale, produce ogni anno 10 milioni di automobili, fattura 202 miliardi di dollari e solo nel 2014 ha avuto profitti per 10,8 miliardi. Possiede 130 fabbriche e 592mila dipendenti in tutto il mondo e controlla diversi marchi automobilistici tra cui Audi, Seat, Lamborghini, Porsche, Bugatti e Ducati. Insomma, quello che fino a pochi giorni fa era considerato un modello produttivo di successo altamente sofisticato, inimitabile e ammirato in tutto il mondo per affidabilità e serietà scopre ora la sua foglia di fico.

Questo lunedì, infatti, la Volkswagen ha ammesso di aver truccato i suoi veicoli diesel per passare i test di controllo sulle emissioni inquinanti della Environmental Protection Agency degli Stati Uniti. Per farlo, l'azienda ha installato sulle centraline motori di 11 milioni di automobili prodotte tra il 2009 e il 2015 un software che ne alterava automaticamente le prestazioni. Il software era in grado di riconoscere l'ambiente esterno sulla base di una serie di fattori chiave e di modificare automaticamente le emissioni quando si trovava in fase di test. Secondo le accuse della Environmental Protection Agency, per il resto del tempo i veicoli arrivavano a emettere emissioni superiori fino a 40 volte il limite legale.

Tutto è partito da un rapporto pubblicato nell'ottobre 2014, che evidenziava come esistessero "chiare prove di un non rispetto delle regole sulle emissioni per automobili diesel di recente tecnologia, sia europee che statunitensi." Tra queste, ovviamente, le Volkswagen—eppure per almeno un anno gli esperti della compagnia di Wolfsburg si sono giustificati dicendo che questi valori erano prodotti da errori tecnici.

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Ora la Volkswagen ha cessato la vendita dei modelli sotto accusa. Tuttavia Martin Winterkon, CEO della compagnia, ha dichiarato di non avere intenzione di dimettersi dalla propria carica e si prepara alla tempesta. In una dichiarazione rilasciata questo martedì, Volkswagen ha dichiarato di essere pronta a mettere da parte 6,5 miliardi di euro per affrontare le spese legali e "riguadagnare la fiducia dei nostri clienti."

Questo perché solo negli Stati Uniti si stanno preparando due diverse inchieste contro l'azienda. La prima è quella della Environmental Protection Agency, che potrebbe arrivare a sanzionare Volkswagen per 18 miliardi di dollari, come risultato di un massimo di 37.500 dollari di multa per ognuno dei 482mila veicoli truccati venduti su suolo statunitense dal 2008 a oggi. La seconda è l'inchiesta penale, che scatterà se si trovassero prove di una frode intenzionale da parte degli ingegneri e dei dirigenti di Volkswagen USA, e che potrebbe portare anche a un miliardo di dollari aggiuntivi di multa.

È probabile che la Volkswagen voglia chiudere la vicenda il prima possibile, pagando una multa piuttosto grossa—ma comunque minore rispetto ai 19 miliardi qui ipotizzati—prima dell'inizio del procedimento. Non è però detto che questo sia sufficiente, visto che a quanto pare in queste ore anche le autorità europee e asiatiche si stanno muovendo per valutare possibili azioni legali contro l'azienda. Insomma, lo scandalo ha assunto in pochissimo tempo dimensioni mondiali, e per il più prestigioso produttore automobilistico mondiale il punto di caduta potrebbe essere molto in basso.

Ma se Volkswagen piange, c'è qualcun altro che sta sorridendo: proprio ieri, infatti, Apple ha lanciato la sua sfida al mondo dell'auto rivelando che entro il 2019 sarà sul mercato la prima Apple Car, auto completamente elettrica e in larga parte autonoma. Per ottenere questo risultato, Apple intende triplicare le dimensioni del team che già oggi sta lavorando sul progetto e che al momento conta 600 persone.

In questo senso, è quantomeno curioso che il rapporto del 2014 che oggi sta affossando la Volkswagen provenga dall'International Council on Clean Transportation—una ONG finanziata dalla Hewlett Foundation e dalla Packard Foundation, a loro volta riconducibili all'azienda informatica statunitense Hewlett-Packard, fondata nel 1939 e considerata la "grande madre" della Silicon Valley. Proprio la stessa Hewlett-Packard è stata a lungo partner di Apple, tanto da spingere Steve Wozniak, a dichiarare che "la Apple è nata all'interno della Hewlett-Packard," dove lui lavorava al momento della fondazione. Senza dietrologie, si tratta solo di una nuova industria che ne sconfigge una vecchia.

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