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Un'infermiera è stata arrestata con l'accusa di aver ucciso 13 pazienti all'ospedale di Piombino

Un'infermiera in servizio presso l'ospedale di Piombino è accusata di aver ucciso 13 pazienti tra il 2014 e il 2015 con delle iniezioni letali di eparina, un farmaco anticoagulante che avrebbe provocato nei pazienti gravissime emorragie mortali.
Foto di cezjaw via Pixabay

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Nell'ambito dell'operazione denominata "Killer in corsia" i Carabinieri del NAS di Livorno hanno arrestato, durante la tarda serata di mercoledì, un'infermiera accusata di aver compiuto 13 omicidi all'ospedale di Piombino.

Secondo quanto riportato da un comunicato stampa dei NAS, la donna avrebbe provocato la morte di 13 pazienti tra gennaio 2014 e settembre del 2015, ricoverati presso l'Unità Operativa di Anestesia e Rianimazione dell'Ospedale civile di Piombino per diverse patologie, come la rottura del femore. Gli inquirenti hanno specificato che l'età delle vittime va dai 61 agli 88 anni, con una prevalenza di 80enni — pazienti non terminali spesso reduci da interventi chirurgici. Dodici dei decessi erano dovuti alla mancata coagulazione del sangue e uno ad arresto cardiaco, ma comunque riconducibile alla somministrazione di altro farmaco.

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Stando alle indagini, iniziate tra giugno e luglio del 2015, l'infermiera si sarebbe resa colpevole del reato di omicidio volontario continuato, con l'aggravante della crudeltà. La donna, una 55enne originaria del Piemonte e residente a Piombino, avrebbe somministrato ai pazienti dosi di eparina, un farmaco anticoagulante non previsto dalle terapia che in alcuni casi ha causato "una rapida, diffusa ed irreversibile emorragia con conseguente morte."

Il farmaco, iniettato direttamente in vena o nella flebo, ha un effetto diverso a seconda alle patologie in atto e rispetto alla quantità di farmaco iniettato. Come spiegato dagli inquirenti, l'emorragia si innesca prima o dopo a seconda di questi fattori, ma quando il sangue inizia a fuoriuscire in maniera copiosa si ha il decesso entro un tempo relativamente breve.

Gli inquirenti hanno riferito che la donna lavorava nel reparto da circa vent'anni, e che era descritta dal personale dell'ospedale come un'infermiera "irreprensibile e ligia al dovere."

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L'infermiera è stata trasferita in un altro reparto dell'ospedale tra settembre e ottobre del 2015, per ragioni non legate a scopi punitivi. Gli inquirenti hanno riscontrato un cambiamento nel tasso di mortalità del reparto nel periodo in cui la donna vi lavorava e quando è stata trasferita: se infatti nel 2014 il tasso di mortalità era intorno al 20 per cento, nel 2015 è sceso al 12 per cento dopo il trasferimento della donna.

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Le indagini sono scaturite dall'ennesima morte sospetta di un anziano signore nel reparto, deceduto per cause non direttamente collegabili alla patologia per cui era ricoverato. Gli inquirenti hanno così iniziato ad analizzare le cartelle cliniche dei pazienti e le analisi eseguire nel corso dell'ordinario monitoraggio clinico, che hanno rivelato una concentrazione di Eparina anche 10 volte superiore rispetto a quelle normalmente prevista dalle dosi terapeutiche.

L'individuazione della donna è avvenuta incrociando i dati sui decessi con i turni del personale sanitario. È stato quindi possibile stabilire che l'infermiera era "l'unica e ricorrente presenza in tutti i turni sospetti."

La donna è stata arrestata all'aeroporto di Pisa, di ritorno da un viaggio all'estero. Dopo l'arresto la donna è stata condotta al carcere di Pisa, dove è attualmente detenuta. L'ordinanza di custodia cautelare e un decreto di perquisizione sono stati emessi dal GIP del Tribunale di Livorno Antonio Pirato.

Sono in corso accertamenti sui motivi che avrebbero portato la donna a compiere gli omicidi, ricollegabili ipoteticamente con la sua condizione psicologica e in particolare a una possibile depressione, abuso di alcol o di psicofarmaci.


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Foto di cezjaw rilasciata su licenza Creative Commons