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Tecnologia

La Procura di Milano vuole chiudere il caso Hacking Team

Dopo più di due anni le indagini non hanno dato risultati, e forse l'identità dei colpevoli resterà un mistero per sempre.
Immagine via Hacking Team

La fuga di dati che ha svelato i segreti della misteriosa azienda tech potrebbe restare misteriosa per sempre. Dopo più di due anni, gli inquirenti che stavano investigando sul caso di hacking alla compagnia milanese Hacking Team avrebbero chiesto di chiudere il caso, secondo diverse fonti.

Lunedì, il PM milanese Alessandro Gobbis ha mandato una nota agli indagati per informarli di aver chiesto al giudice di fermare le indagini, secondo una copia del documento ottenuta da Motherboard.

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Uno screenshot di una delle note inviate agli indagati. (Immagine: Motherboard)

Nel luglio 2015, degli hacker sono entrati nei server di Hacking Team, che vende tool di hacking e sorveglianza ai governi di tutto il mondo. Un hacker di nome Phineas Fisher si è assunto la responsabilità della violazione, dicendo che il suo intento era punire Hacking Team e i suoi clienti colti ripetutamente a usare i prodotti della compagnia per spiare dissidenti e difensori dei diritti umani.

Le indagini delle autorità italiane sono state portate avanti in relativa riservatezza. Ma alcuni dettagli sono emersi. Come Motherboard aveva riportato all'epoca, gli inquirenti si sono concentrati su quattro ex impiegati, dopo che qualcuno li aveva accusati di essere implicati.

I nomi dei quattro ex impiegati — Alberto Pelliccione, Guido Landi, Mostapha Maanna e Alex Velasco — appaiono tutti nella nota di lunedì. Le autorità sospettavano di loro, ma con la notifica gli inquirenti stanno praticamente comunicando loro che non sono più sospettati.

"Era dovuto," mi ha detto Landi via Twitter, reagendo alla notizia che scagiona lui e i suoi ex colleghi. "Di fatto, ci è voluto fin troppo."

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La nota menziona anche Jon Fariborz Davachi, un cittadino americano di origine iraniana che avrebbe pagato il server usato per attaccare Hacking Team, stando a quanto riportato dal Corriere Della Sera . Il nome di Davachi non è stato reso pubblico prima, e il suo presunto ruolo nell'attacco è poco chiaro. Il quotidiano riporta che le autorità italiane hanno ottenuto un mandato arresto per lui, che è stato bloccato dal dipartimento di stato americano.

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Davachi ha detto a Motherboard che non aveva niente a che fare con l'attacco ad Hacking Team, e ha spiegato che l'FBI ha bussato alla sua porta "molti mesi fa" con un mandato e gli ha confiscato tutti i "computer e device elettronici."

"Non ho mai sentito parlare di Hacking Team, non ho avuto nessun ruolo in questa operazione," mi ha detto Davachi in chat. "Ciò che è merso dall'interrogatorio con l'FBI è che è stata tracciata una transazione Bitcoin che avrebbe finanziato un server per rubare le credenziali degli utenti, o almeno così mi è sembrato di capire. Ho pensato che qualcuno avesse fabbricato qualche tipo di scam di phishing per rubare informazioni bancarie o password di user ID o qualcosa del genere, l'FBI non me ne ha parlato chiaramente."

Davachi sostiene di non essere sicuro del motivo per cui è stato indagato, dicendo ”forse sono venuti da me perché ero l'unica persona identificabile sulla scia delle transazioni Bitcoin.”

"Questo è quanto," ha aggiunto Davachi. "Forse adesso posso riavere i miei computer.”

Hacking Team ora ha 20 giorni per ricorrere in appello e chiedere di proseguire con le indagini.

Hacking Team non ha risposto immediatamente alle richieste di chiarimenti.