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Tecnologia

L'alba degli habitat transgenici è tra noi

Visto che abbiamo danneggiato praticamente ogni habitat possibile, non ci resta che ricostruirli.
Foto: Xavier Aaronson

La Terra è abitata da oltre otto milioni di specie conosciute, ma ce n'è una in particolare che gioca un ruolo fondamentale nel determinare le sorti delle altre. Alterando l'ambiente con l'inquinamento, sfruttamento degli animali, modificando gli habitat naturali e provocando il cambiamento climatico globale, gli esseri umani hanno contribuito all'estinzione di specie animali ad un tasso di 1.000 volte superiore a quello naturale, catapultandoci in ciò che alcuni esperti chiamano il sesto evento principale di estinzione di massa nella storia della Terra.

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Data la nostra profonda dipendenza dalla biodiversità per la nostra sopravvivenza, potremmo essere coinvolti direttamente da questa catastrofe incombente. Anche se potrebbe rivelarsi estremamente complesso, molti scienziati pensano che se abbiamo provocato questo problema, possiamo anche risolverlo.

"Abbiamo influenzato qualsiasi ambiente, dai punti più alti dell'atmosfera fino al fondo dell'oceano," mi ha spiegato Jacquelyn Gill, studiosa di paleoecologia dell'Università del Maine, quando ci siamo incontrati all'American Association for the Advancement of Science (AAAS) di Boston. "A un certo livello, è terrificante, ma forse può aiutarci a ragionare sul tema in modo più flessibile."

Immagine: Xavier Aaronson

Ed è qui che entrano in gioco creature pittoresche come gli ibridi tra elefanti e mammut, i coralli resistenti alla candeggina e qualsiasi altra forma di ibrido animale progettato dall'uomo possa venirvi in mente. Questa teoria, chiamata da qualcuno "adattamento facilitato," prevede che il danno causato alla fauna selvatica del pianeta possa essere gestito e anche eliminato, alterando volontariamente i geni delle specie la cui sopravvivenza è minacciata. Questi organismi geneticamente modificati verrebbero concepiti per ottimizzare lo stato di salute degli ecosistemi in pericolo, riunendo le visioni futuristiche di campi come la modifica genetica, la de-estinzione e la biologia di sintesi per supportare la conservazione della fauna selvatica.

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Se tutto questo vi suona un po' troppo Jurassic Park o Southern Reach, è giusto, perché anche gli scienziati che stanno dietro a questo approccio sono consapevoli delle sue implicazioni etiche e pratiche. Infatti, i limiti etici entro cui gli esseri umani possano modificare direttamente i geni — rispetto ad allevare specie selvatiche, come abbiamo fatto per millenni — sono stati discussi da quando è stata scoperta la struttura del DNA decenni fa.

Oggi, però, la possibilità offerta da tecnologie come CRISPR, ci fanno prendere seriamente in considerazione queste domande. Il salmone transgenico è stato progettato per crescere al doppio della velocità rispetto alle sue controparti naturali ed è stato messo in vendita per la prima volta in Canada lo scorso agosto. In Florida e altrove, è ancora in corso un dibattito sulla diffusione di zanzare modificate con batteri per resistere alle malattie in modo da combattere la diffusione delle malattie infettive .

Questi progetti incentrati su specie specifiche giocano con le possibilità offerte dal controllo umano degli ecosistemi. Qualcuno è interessato a sfruttare questo potenziale per aumentare artificialmente le difese genetiche delle popolazioni vulnerabili.

L'approccio si concentra più sulla sperimentazione di adattamenti specifici di specie estinte e in pericolo, in contrapposizione alla loro resurrezione dura e pura proposta dalla comunità de-estinzione. Gill, esperto di paleoecologia dell'Era Glaciale, ha confrontato il progetto di clonazione del mammut lanoso e l'idea di sfruttare un ibrido elafante-mammut, per fortificare gli ecosistemi della tundra minacciati dal cambiamento climatico.

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"Un elefante-mammut serve a più scopi," mi ha spiegato. "Gli elefanti vengono decimati a causa del bracconaggio e del contrabbando dell'avorio: se riuscissimo a fornirgli un altro habitat, lontano dai bracconieri, allora gli aiuteremmo. Se riuscissimo a popolare la tundra di elefanti mammut per renderla più resistente al cambiamento climatico, ci sarebbero dei vantaggi anche per le altre specie."

"Il cambiamento climatico combinato con altre minacce ci costringerà a diventare estremamente creativi per salvare le specie," ha aggiunto. L'idea di sfruttare la presenza di animali di grandi dimensioni per aiutare altri animali posso capirla, ma riportare in vita specie estinte solo per saziare la curiosità scientifica, tuttavia, mi lascia più perplessa.

In una certa misura, l'introduzione di nuovi animali in ecosistemi selvatici è già stato testato per specie "naturali" (non OGM), come i lupi nordamericani o le tigri siberiane, predatori chiave che sono stati reintrodotti in alcuni dei loro ambienti storici. L'adattamento facilitato sfrutterà questi successi, per fornire una maggiore diversità genica nelle popolazioni minacciate, immunizzando le specie a determinate malattie, adattando gli ecosistemi per sopravvivere a temperature estreme, alla siccità, alle inondazioni e agli altri impatti del cambiamento climatico.

Le aree selvagge del futuro potrebbero essere popolate da animali selvatici che possiedono geni umani, un'idea allo stesso tempo fantastica e spaventosa. Ma dato quanto abbiamo già profondamente influenzato la biodiversità globale in peggio, il minimo che possiamo fare è cercare di ricondurla al meglio.

Dear Future è una partnership con CNET.