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Tecnologia

Abbiamo chiesto a uno pneumologo quanto possiamo convivere con tutto questo smog

Tra le altre cose, abbiamo scoperto che i PM2,5 ti salgono su per il naso e ti arrivano direttamente al cervello.
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Respiriamo un sacco di aria tossica, e questo è un fatto. Ok, ci siamo abituati, è il prezzo di vivere in aree industrializzate, quindi ricche, e in centri urbani più o meno impantanati nella nebbia e pieni di marmitte che sputano particolati. Da qualche settimana, però, la situazione nel bacino padano è decisamente fuori controllo, complici le poche piogge, l'annosa noncuranza delle istituzioni e ora gli incendi — che hanno portato la percentuale di agenti inquinanti in Piemonte 7 volte sopra la soglia di tolleranza. A meno di installare un aspiratore gigante che attraversa tutto il Nord Italia dalla zona prealpina al delta del Po', è improbabile che per i prossimi mesi la situazione possa cambiare di molto.

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Io personalmente, intossicata fino al midollo sulla mia biciclettina milanese, vorrei appendere al muro uno ad uno i responsabili, dal vicino di casa che usa la macchina anche per andare dal tabacchino all'Assessore alle infrastrutture e i Trasporti della Regione. Ma l'avvocato mi ha detto che non posso, quindi per promuovere una ribellione dal basso ho deciso di fare delle ricerche sui nostri nemici particolati. Per farlo, ho contattato il Dott. Roberto Prota, primario di Pneumologia all'Ospedale Mauriziano di Torino, e ho scoperto con discreta soddisfazione che i PM 2,5 ti possono salire dal naso direttamente dentro al cervello. Figata.

Motherboard: Iniziamo dalla base, qual è la differenza tra PM10 e PM2,5?
Roberto Prota: sono entrambi particolati, la differenza fondamentale è nelle dimensioni delle particelle. I PM10 sono particelle di polvere con diametro superiore a 10 µm, che vengono filtrate dal naso ed espirate, o si accumulano in gola. I PM2,5 sono invece quelle più piccole, inferiori ai 2,5 µm di diametro, e sono le più subdole e dannose.

Banalmente, che danni può provocare un'esposizione ad alti livelli di polveri sottili?
Bisogna fare una distinzione tra l'esposizione in acuto e l'esposizione in cronico. Per quanto riguarda quelle in acuto, i PM10 possono dare problematiche alle alte vie respiratorie extratoraciche, quindi naso, gola laringe e bronchi.

I PM2,5 invece sono in grado di penetrare nel polmone profondo. Lì possono fare danni locali oppure superare la barriera di difesa del polmone e innestarsi direttamente nel torrente circolatorio attraverso i capillari. Così, hanno accesso agli altri organi attraverso il sangue e possono arrivare a cuore, reni e cervello. Ovviamente, in condizioni di esposizione cronica, la situazione peggiora in entrambi i casi.

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A quali patologie specifiche si collega un'elevata esposizione?
Nei soggetti sani le patologi possono essere bronchiti, tracheiti e irritazione nasale. Nei soggetti portatori di determinate malattie croniche, come la bronchite cronica ostruttiva, la broncopneumopatia ostruttiva (terza causa di morte nel mondo) o serie patologie cardiache, queste si acutizzano. In un cardiopatico, per esempio, un'elevata esposizione alle polveri sottili può portare anche al ricovero. In tutti l'esposizione cronica può provocare a cardiopatie, tumori, ostruzione polmonare. Ovviamente, l'esposizione prolungata riduce di molto l'aspettativa di vita.

Ma i danni sono reversibli? Se dovessi trasferirmi in alta montagna domani stesso, potrei tornare ad avere i polmoni puliti?
Diciamo che limitando l'esposizione, dopo diversi anni, la possibilità di sviluppare danni si riduce. Per esempio se fumo 5 sigarette al giorno devo aspettare 10 anni per allinearmi a chi non ha mai fumato. La stessa cosa vale per gli inquinanti ambientali. Parliamo di polveri molto fini, è probabile che se si va a vivere in montagna si riesca a contenere il trigger, ma nel frattempo si sono insinuate nel sangue, nel cuore e nel cervello. Le polveri sottili rappresentano un problema di ordine sanitario di estrema priorità. Se si rimane esposti il rischio è alto, ci sono evidenze scientifiche di tipo A, ovvero verità indiscutibili.

Quali sono i soggetti più a rischio?

Nelle esposizioni in acuto i più a rischio, ovviamente, sono i bambini e i soggetti già affetti da patologie. I soggetti sani possono avere effetti recuperabili in qualche giorno di non esposizione. Ma se l'esposizione continua, come è stato dimostrato da una serie di studi clinici, possono presentarsi problematiche in una serie di organi fino ad arrivare alla mortalità. L'OMS ha calcolato che nel mondo l'inquinamento, in generale, fa 12 milioni di morti all'anno. In Europa siamo intorno a 1,3 milioni, in Italia 70-80.000.

Come ci si può proteggere, per quanto possibile?
Consiglierei di non praticare sport in città, se non nei parchi. Fare jogging sui viali, per esempio, vuol dire far passare una quantità enorme di inquinanti ambientali attraverso i polmoni. Bisogna usare mascherine professionali, quelle normali non servono a niente. I bambini hanno una ventilazione più frequente e gli organi in crescita, e sono i più esposti alle complicanze legate a queste polveri. Si dovrebbe limitare l'esposizione in generale, ma è impossibile: restare chiusi in casa non è una soluzione, ci vorrebbero delle riforme strutturali di riduzione delle emissioni; è l'unica.

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