Come Paolo Nespoli si sta preparando alla sua terza spedizione nello spazio

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Come Paolo Nespoli si sta preparando alla sua terza spedizione nello spazio

Oggi Paolo Nespoli partirà per la sua terza spedizione nello spazio, dove passerà 8 mesi a bordo della Stazione Spaziale Internazionale.

Qualche anno fa ho assistito alla diretta del lancio nello spazio di Samantha Cristoforetti con la spedizione Futura. Nel corso del lancio c'è un momento preciso che è stato capace di friggermi definitivamente i due neuroni rimasti e colpirmi con una midriasi che dura tutt'ora. Mi riferisco al minuto 10.00 di questo video — L'ultimo stadio del vettore di lancio della navicella Soyuz TMA-15M si stacca e Samantha Cristoforetti, Terry Virts e Anton Shkaplerov (i tre astronauti a bordo) subiscono l'ultima "frustata" del propellente dei razzi con cui sono partiti.

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Da quel momento in poi la spinta dell'accelerazione si esaurisce gradualmente, tanto che il pupazzo di neve peluche appeso all'interno della cabina come riferimento comincia a fluttuare, e la navicella si trova immersa nello spazio in direzione della Stazione Spaziale Internazionale. In quel preciso istante il video mostra Cristoforetti, fino ad allora completamente concentrata e assorbita dalle procedure di lancio, cedere all'emozione e lasciarsi andare un'espressione di stupore particolarmente visibile in favore di cinepresa.

gif di Federico Nejrotti, via

Quello stupore mi ha lasciato così di sasso che da allora non ho fatto altro che pensare a quanto sarebbe bello vivere un'emozione simile lì sopra, ma essendo io scemo ho sin da subito depennato dalla lista di opzioni la voce 'diventare astronauta' e ho preferito concentrarmi sul 'vampirizzare qualunque cosa abbia a che fare con lo spazio presente qui sulla Terra'.

È per questo motivo che quando mi hanno invitato a un tour di Argotec, eccellenza assoluta in Italia quando si parla di spazio, in compagnia di Paolo Nespoli, astronauta italiano con due spedizioni alle spalle e con una terza in arrivo tra pochi mesi, mi si sono incrociati gli occhi e mi sono accompagnato a Torino, dove si trovano i laboratori di Argotec.

LA SPEDIZIONE VITA

Per Nespoli, astronauta della European Space Agency (ESA) dal 2007, si tratta del terzo viaggio verso la Stazione Spaziale Internazionale, dopo due spedizioni — La prima nel 2007 e l'altra tra il 2010 e il 2011. La partenza della spedizione VITA era inizialmente prevista per il 29 maggio 2017, ma è stata posticipata a seguito dell'esplosione del cargo russo Progress, nel dicembre 2016, che sfruttava un vettore identico a quello che sarebbe stato utilizzato da VITA.

La missione — il cui acronimo significa Vitality, Innovation, Technology, Ability — prevede un tempo di permanenza nello spazio di circa 8 mesi e si concentrerà sulla ricerca e l'approfondimento di diversi aspetti medico-fisiologici della vita nello spazio. In particolare, VITA porterà con sé ben 12 esperimenti e strumenti di produzione italiana, da MyoGravity, dell'Università di Pescara, che studierà le cellule muscolari di Nespoli per comprendere le cause della degenerazione muscolare degli astronauti, fino a PERSEO, dell'Università di Pavia e Thales Alenia Space, che consiste di una giacca riempita d'acqua pensata per schermare gli astronauti dalle radiazioni cosmiche in caso di brillamento solare, passando anche per In-SITU, dell'Università di Bologna, un lettore di parametri fisiologici capace di funzionare solamente attraverso il masticamento di un pezzo di cotone.

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Uno scorcio della sala di Mission Control di Argotec, in diretto contatto con la NASA. Foto di Federico Nejrotti

Nespoli, inoltre, si interfaccerà con due apparecchiature provenienti da Argotec — ISSpresso, la macchina per caffè espresso spaziale arrivata sulla ISS nel novembre 2014 assieme a Samantha Cristoforetti, che permette l'erogazione di bevande calde come tisane, tè e brodi in condizioni di microgravità, fornendo così un significativo supporto psicologico alla vita nello spazio.

ARTE, la seconda apparecchiatura prodotta in Argotec, è un esperimento per il trasferimento di calore passivo ed è sotto i ferri dei laboratori di Torino da più di 4 anni. Si tratta di un sistema capace di dissipare calore sfruttando delle particolari heat pipe e soprattutto una selezione di fluidi non tossici — Infatti, fino ad oggi, questo tipo di strumentazione è stata posizionata all'esterno della Stazione Spaziale Internazionale perché si avvaleva dell'utilizzo di liquidi estremamente tossici per l'uomo, come l'ammoniaca.

I dati e il successo degli esperimenti di ARTE potrebbero permettere l'installazione definitiva di apparecchiature simili all'interno della Stazione Spaziale, facendo dunque risparmiare preziosissimo tempo astronauta agli abitanti della Stazione. Un modulo ARTE è già presente sulla ISS, e gli esperimenti che Nespoli svolgerà a bordo forniranno dati preziosi per l'implementazione del sistema.

Durante il tour, Nespoli ha effettuato una sessione di training dimostrativo assieme agli ingegneri Argotec per mostrare il funzionamento del modulo ARTE. Foto di Federico Nejrotti

LO SPACE FOOD

Argotec, inoltre, ha presentato la linea di Space Food realizzata in collaborazione con Paolo Nespoli — Si tratta di una gamma di alimentari che si conservano senza catena del freddo per 18/24 mesi e che possiedono caratteristiche nutrizionali tali da garantire il massimo livello di funzionalità. Queste caratteristiche rendono lo Space Food, oltre che adatto a determinate condizioni estreme sulla Terra, una parte integrante della dieta degli astronauti della Stazione Spaziale Internazionale.

Dal 2010, infatti, Argotec commissiona le riserve di bonus food per gli astronauti della ISS, dando la possibilità di disporre di una razione settimanale di cibo pensato appositamente per un dato astronauta, fornendo un concreto aiuto psicologico alla permanenza nello spazio.

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Una selezione di space food prodotto da Argotec. Foto di Chiara Esposito

Buona parte del lavoro di Argotec, infatti, si concentra sul miglioramento della vita nello spazio per gli astronauti, un aspetto ancora troppo poco esplorato di queste missioni. Riuscire ad avvicinare le persone sulla Terra a una concetto di vivibilità nello spazio è un passaggio fondamentale per accorciare la distanza tra l'umanità e l'era dell'esplorazione spaziale, e avere a disposizione una macchina come ISSpresso e delle razioni come quelle dello Space Food permettono di pensare alla Stazione Spaziale Internazionale come a uno spazio anche solo un po' più abitabile di prima.

Riuscire ad avvicinare le persone sulla Terra a una concetto di vivibilità nello spazio è un passaggio fondamentale per accorciare la distanza tra l'umanità e l'era dell'esplorazione spaziale.

Con Nespoli, Argotec ha pensato a un corredo di bonus food composto da una lasagna tipicamente italiana, preparata mediante dei processi che ne garantiscono l'apporto nutrizionale e la bontà, anche nello spazio; assieme alla lasagna, Nespoli avrà a disposizione del riso integrale con pollo e verdure e un'insalata di quinoa con sgombro e verdure, già ampiamente apprezzata da Samantha Cristoforetti.

"PERCHÈ ANDIAMO SULLA STAZIONE SPAZIALE?"

Durante il tour, i ricercatori e gli ingegneri di Argotec hanno effettuato una sessione di training dimostrativo sulle apparecchiature assieme a Nespoli, illustrando il funzionamento e lo scopo dei macchinari. Oltre che con ARTE, ISSpresso e lo Space Food, Argotec è impegnata nell'industria spaziale anche con ArgoMoon, l'unico nanosatellite modello CubeSAT italiano selezionato per un lancio di 13 sonde a bordo dell'Orion Multi-Porpose Crew Vehicle programmato per la fine del 2018.

"Perché andiamo sulla Stazione Spaziale? La mia risposta è che sulla Stazione Spaziale si possono fare delle cose che non si possono fare sulla Terra," spiega Nespoli durante una breve chiacchierata prima del tour. "Ci sono delle condizioni locali che non si trovano da nessuna parte sulla Terra, per esempio: sulla Stazione Spaziale stai costantemente cadendo, perché non c'è niente che ti ferma e la sensazione dell'assenza di peso non è dovuta all'assenza di gravità, ma al suo costante orbitare attorno alla Terra," spiega.

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Un modellino dello Space Shuttle Discovery presente all'interno dei laboratori di Argotec. Foto di Federico Nejrotti

"Per questo motivo, si apre una dimensione che sulla Terra non esiste e che ti obbliga a fare le cose in un certo modo: immaginate cosa succederebbe se qui sulla Terra non ci fosse la forza di gravità," ha continua Nespoli, poco prima di elencare le (più o meno) ovvie problematiche dovute all'assenza di forza di gravità.

"Direi che la Stazione Spaziale Internazionale è un laboratorio che permette di fare cose fuori dal mondo, maggiori sono le idee che saltano fuori per utilizzare questo laboratorio, maggiore sarà il contributo che la Stazione Spaziale Internazionale fornirà alla ricerca," mi spiega Paolo Nespoli. "Gli esperimenti che l'Agenzia Spaziale Europea, quella Italiana e che la ricerca e l'industria italiane sono riuscite a portare sulla Stazione Spaziale Internazionale sono uno stimolo a fare sempre di più, per utilizzare sempre di più questa risorsa."

"Uno dei motti della Stazione Spaziale Internazionale è proprio 'Nello spazio, per la Terra'"

Ho discusso con Nespoli anche del diffuso scetticismo per ciò che riguarda la ricerca spaziale — Perché spendere soldi nello spazio quando c'è molto da fare ancora sulla Terra? "Per quanto mi riguarda quella spaziale è un ambito della ricerca fondamentale per una nazione tecnologicamente avanzata," mi spiega Nespoli. "Fare ricerca significa svolgere un'attività che non produce un ritorno immediato, ma è una specie di scommessa sul futuro fatta dagli stati e dalle organizzazioni continentali perché, appunto, il ritorno non è garantito."

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"Negli anni è stato dimostrato come le nazioni impegnate nella ricerca abbiano ottenuto delle ripercussioni positive sulle popolazione, e uno dei motti della Stazione Spaziale Internazionale è proprio 'Nello spazio, per la Terra'; tutto quello che viene fatto lassù serve a migliorare la vita di tutti i giorni, e secondo me questo è un lavoro importante che dev'essere fatto con costanza," spiega.

Un'apparecchiatura di monitoraggio per il lavoro che Argotec sta svolgendo sulle tecnologie necessarie per il modulo ArgoMoon. Foto di Federico Nejrotti

Nonostante i buoni propositi, negli ultimi anni i disequilibri geopolitici che si sono sviluppati sulla Terra hanno rischiato di mettere a repentaglio il lavoro comune svolto per lo spazio — Anche se le organizzazioni cercano di tenere le redini, non è ancora chiaro se quella spaziale diventerà una vera e propria industria e comunità globale.

"Lo spazio nel tempo è sempre stato un punto di contatto che è servito a misurare le capacità tecnologiche e politiche — e addirittura di sistema, con uno scontro tra quello capitalista e comunista, per esempio — delle nazioni," mi spiega Nespoli. "È interessante notare come oggi la Stazione Spaziale Internazionale si sia evoluta e abbia dimostrato come nazioni con caratteristiche di base estremamente diverse possano alla fine trovare un modo comune per lavorare per una cosa che è al di sopra di tutti. E non a caso alla Stazione Spaziale Internazionale lavorano l'Agenzia Spaziale russa, con l'Agenzia Spaziale americana, con quella europea, canadese, giapponese."

"L'internazionalità di questo progetto ci ha dimostrato l'apporto che nazioni diverse possono dare alla solidità di una struttura come quella della Stazione Spaziale Internazionale, perché se si fosse trattato di un progetto esclusivamente americano penso sarebbe stato cancellato da già da un po' di tempo," mi spiega Nespoli. "Nonostante le differenze di base delle nazioni che compongono il progetto — ma anzi sopratutto per le differenze di base che hanno saputo portare delle capacità e delle metodologie diverse alla comunità di ricercatori, scienziati e ingegneri — si è visto che sommando queste tecnologie e queste capacità si riesce a ottenere un prodotto comune, che però è sopra le caratteristiche singole e di base," continua Nespoli, parlando della rilevanza internazionale del progetto." "La Stazione Spaziale Internazionale ci ha dimostrato come è possibile lavorare tutti insieme, come genere umano, per una cosa che serve a tutti."