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Tecnologia

Questa gif riassume 300 anni di scoperte di esopianeti in 30 secondi

Ideale per chi si è perso qualcosa e vuole recuperare in poco tempo.

Ci siamo appena ripresi dalla notizia della scoperta del sistema solare che orbita attorno alla stella TRAPPIST-1 in cui sono presenti almeno sei pianeti che potrebbero presentare le condizioni ideali per la presenza di vita autoctona. Coincidenze così fortunate non capitano tutti i giorni nel mondo delle scoperte astronomiche e per arrivarci siamo passati attraverso l'individuazione di migliaia di esopianeti. Per chi si fosse perso qualcosa per strada, giunge in nostro aiuto questa animazione che riassume trecento anni di scoperte di esopianeti in trenta secondi a colpo d'occhio.

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L'autore della gif è Hugh Osborn studente di Astronomia e Astrofisica dell'università di Warwick. L'animazione raccoglie l'intera storia della scoperta dei pianeti dal 1750 fino al 2017 (l'originale era stata creata nel 2015 ed è stata aggiornata di recente.)

Ecco come sono rappresentati i dati: l'asse x identifica i periodi di rivoluzione dei pianeti — il tempo impiegato da un pianeta per compiere un'orbita completa attorno al suo astro di riferimento durante il suo moto di rivoluzione, l'asse y identifica le masse dei pianeti, il raggio dei pianeti — la distanza media dal loro nucleo alla loro superficie — è rappresentata dalla dimensione dei pallini, il loro colore indica il metodo con cui sono stati scoperti: blu per i pianeti del Sistema Solare (ok, formalmente non sono degli esopianeti, ma servono a rendere l'idea di quali erano i nostri unici compagni astronomici per lungo tempo), azzurro per i pianeti scoperti grazie alla misurazione della velocità radiale (il primo di questi è stato 51 Peg nel 1995), marrone per i pianeti scoperti grazie all'imaging diretto, in arancione i pianeti scoperti grazie al microlensing gravitazionale e in verde quelli scoperti grazie al metodo del transito.

La gif va letta in questo modo: il margine sinistro del grafico rappresenta il nostro Sole o le altre eventuali stelle, quanto più un pianeta si trova vicino al margine destro, tanto più è distante dalla propria stella di riferimento. I pallini più vicini al margine superiore del grafico hanno una massa maggiore — i pianeti più vicini al margine inferiore presentano una massa comparabile a quella della Luna, mentre quelli sul margine superiore hanno 10.000 volte la massa terrestre (come 30 Giove.) In questo modo possiamo farci un'idea di come sarebbe occupato lo spazio se tutti questi astri gravitassero intorno alla nostra stelle di riferimento.

Il gruppo che si trova nella parte bassa del grafico rappresenta i pianeti scoperti dalla missione Kepler.

In alto a sinistra, troviamo i pianeti di grandi dimensioni detti pianeti gioviani caldi, i più facili da rilevare, essendo vicini alle loro stelle di riferimento, producono i segnali radiali più veloci e quindi possono essere rilevati con il metodo della velocità radiale (azzurro) e del transito (verde). Il gruppo che si trova in alto a destra, invece, rappresenta pianeti simili a Giove (massa consistente e grande distanza dalla propria stella di riferimento.) Il gruppo che si trova nella parte bassa del grafico rappresenta i pianeti scoperti dalla missione Kepler, capace di rilevare mondi il cui raggio è inferiore a quello terrestre e comprende sia pianeti di piccola massa che pianeti di grande massa.

Osborn si è persino avventurato nella creazione di un'altra gif in cui ipotizza quale potrebbe essere a quale ritmo scopriremo altri esopianeti nei prossimi anni. Il calcolo è basato sulle stime di nuove rilevazioni effettuate da Terra con il metodo del transito, con la spettroscopia Doppler o misurazione della velocità radiale, tramite l'imaging diretto, oltre a quanto potrebbero rilevare le missioni spaziali come Tess, Gaia, PLATO e WFIRST. Come potete notare, procedendo a questa velocità, nel 2035 il grafico sarà piuttosto affollato di pallini-pianeti facendoci sentire ancora meno soli nell'Universo.