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Tecnologia

Il regista di 'Hackers': i roller sono passati di moda, ma tutto il resto no

Abbiamo parlato con il regista di 'Hackers', il film cult del 95 con Jonny Lee Miller e Angelina Jolie, di cosa è cambiato in questi 20 anni.
Una scena di Hackers. Gif di Sarah Jeong

Il 15 settembre 1995, Hackers fece il suo esordio nei cinema americani e fu un discreto flop: gli incassi al botteghino furono abbastanza per recuperare nemmeno la metà dei costi di produzione. Eppure questo racconto di un gruppo di hacker con nomignoli fichi tipo "Zero Cool" e "Acid Burn" che sventano la cospirazione di una multinazionale ha trovato la sua seconda vita nel mercato dell'home video nei decenni successivi, diventando un cult.

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Tra le altre cose, in 'Hackers' possiamo ammirare un innamorato Jonny Lee Miller che fa del suo meglio per imitare l'accento di New York, una ancora poco conosciuta punk di nome Angelina Jolie, la meteora Fisher Stevens, Matthew Lillard e pure Marc Anthony. Tutti sui rollerblade o sullo skateboard. Forse è il film più anni Novanta di sempre.

Ma oltre ad costituire il cimelio di un'epoca in cui esistevano ancora le cabine telefoniche e modem rumorosissimi è anche un ritratto in qualche modo premonitore delle promesse e della novità rappresentata da internet.

Mi sono svegliato all'alba per chattare un po' con Softley in occasione del ventennale del suo film.

MOTHERBOARD: Quando hai riguardato Hackers per l'ultima volta?

Iain Softley: Circa tre settimane fa, era per la prima volta in vent'anni. Dovevo prepararmi per una proiezione a Londra. E`stato divertente. Cioè, qualcosa è invecchiato male ma mi ha fatto davvero piacere rivedere le parti meglio riuscite.

Quali in particolare?

Mi riferisco la concezione del mondo che trasmette, questi ragazzi uniti in una sorta di gang che intrisa di contro-cultura, la ricreazione del mondo in 3D all'interno delle loro menti. Mi aspettavo che queste aspetti fossero invecchiati bene, ma quello che mi ha sorpreso maggiormente è la storia… era quasi come quella delle band rock and roll. Avevo appena ultimato Backbeat e con questo film ho in qualche modo anticipato un movimento che avrebbe preso piede 20 o 30 anni dopo. Ho cercato di prevedere quello che stavamo per vivere, se vuoi, il nuovo rock and roll.

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Anche io provai quel tipo di sensazione, specialmente quando il film uscì. Ho 34 anni ed allora ne avevo 14. Hackers fu un film importantissimo per i teenager dell'epoca.

Avevo una nipote quindicenne che mi raccontava di come i suoi compagni di scuola lo guardassero in continuazione perché non c'era nient'altro per quelli della loro età. C'erano i film per bambini, per la famiglia oppure per adulti ma non esistevano ancora i vari Twilight, Harry Potter o Hunger Games, prodotti pensati apposta per i ragazzi nella prima adolescenza. Questo forse è il motivo della sua longevità. E poi era molto ambizioso. I teenager cercavano vie di fuga dalle restrizioni che dovevano subire a casa o a scuola, un altro mondo in cui vivere proprio come quelli della generazione precedente che ascoltavano le radio pirata e i dischi nelle loro camerette mentre i loro genitori si trovavano in salotto.

All'epoca non sapevamo ancora bene in cosa si sarebbe trasformato internet, quindi c'era un po'anche questa gusto del proibito molto punk. Quando hai girato il film avevi pensato a come sarebbe apparso internet oggi?

Il mio punto di partenza era il seguente: dovevo rendere visivamente qualcosa di invisibile. Pensa al flusso di dati, alle connessioni elettroniche, al vagare in questa sorta di labirinto elettronico. Come visualizzare tutto questo?

Una scena di Hackers. Gif di Sarah Jeong

Era una grande sfida che mi affascinava molto. Ho intravisto la possibilità di lasciarmi andare per davvero e creare un prodotto visionario. Abbiamo fatto molta ricerca con gente che lavorava ai nuovi sviluppi informatici. E`stato allora che abbiamo capito di essere sulla strada giusta, perché la tecnologia si stava già muovendo nella direzione che avevamo immaginato. Quando uscì il film, però, venne criticato, la gente lo trovò troppo inverosimile, per loro sugli schermi non avremmo mai trovato altro che delle righe di testo in bianco e nero.

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Prendesti in considerazione anche qualche altro tipo di approccio per mostrare l'interno di un computer?

Proprio agli inizi mentre stavamo sorvolando New York mi venne l'idea di trasformarla in una scheda elettronica, così ne abbiamo costruita una basata sulla sua skyline: ho scattato una foto per darla ai modellisti e loro l'hanno riprodotta, in questo modo abbiamo ottenuto la breve scena di transizione in cui il protagonista, raggiungendo New York, la vede come un potenziale campo di gioco.

Nel film Fisher Stevens utilizza gli occhiali 3D. Dovevano essere la next big thing, poi sono spariti e ora sembra che stiano tornando. Ti viene in mente qualche altra trovata tecnologica presente nel film che sembrava sul punto di esplodere ma che poi non ha mai preso piede?

Non molte a dire il vero. Quello che abbiamo cercato di anticipare, più che le tecnologie specifiche era il modo in cui la tecnologia stessa è stata feticizzata, come si usava fare prima con le chitarre ad esempio. I personaggi avevano i loro portatili con le tracolle e ci appiccicavano sopra gli stessi sticker delle chitarre, quindi non erano semplici grigi pezzi di tecnologia. Poi viene descritto un mondo in cui i giovani volevano poter comunicare con gli altri, come poi è avvenuto grazie alle chat , a Facebook e ai social. Ecco, forse i rollerblade…[ride], quelli sì che sono scomparsi presto.

Forse anche l'idea di quello che sarebbe diventato internet non si è avverata.

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All'epoca vedevo delle somiglianze con quello che possiamo chiamare la cultura hippie, il concetto di libertà, il pionierismo, l'idea che internet sarebbe diventato una frontiera libera, egualitaria e priva delle restrizioni del mondo convenzionale. Moltissimi precursori della tecnologia che si sarebbe sviluppata in seguito nella scena della Silicon Valley, crebbero con quello spirito di Haight-Ashbury e della San Francisco degli anni Settanta.

"Tutto ovviamente è stato regolamentato per essere venduto. E´ la realtà dei fatti".

Leggevo che alcuni dei primi strumenti che consentivano di connettersi con chiamate a lunga distanza e di bypassare i centralini furono venduti ai concerti dei Grateful Dead. Questo spiega in parte il perché della connessione tra lo spirito di espansione della mente, le possibilità illimitate e il movimento psichedelico anni Settanta. Lo abbiamo trasposto in quella che potremmo chiamare una cultura cyberdelica, ricorda che nel film c'è anche quel club, il "Cyberdelia."

Ripensando ad Hackers, cosa cambieresti se lo girassi oggi?

Forse mi soffermerei di più sugli aspetti del mondo interno alla compagnia e su come il responsabile della sicurezza, [La Piaga, interpretato da Fisher Stevens] faceva il doppio gioco, in quello siamo stati premonitori. Per quel che ne so, l'idea che si debbano curare i sistemi di sicurezza deriva proprio dalle comunità degli hacker. All'epoca era semplice compiere dei reati perché nessuno comprendeva quel mondo.

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Il primo internet aveva anche una libertà che oggi non c'è più.

Tutto ovviamente è stato regolamentato per essere venduto. E`la realtà dei fatti, non ci tengo a darne un giudizio di valore. Molti dei contenuti ad accesso libero, sono sempre di più dei modi furbi per attirarti e convincerti a sottoscrivere qualche abbonamento. Credo che non sia andata nel modo in cui forse speravano in molti, ma d'altro canto forse quello che si sognava non era realistico né fattibile.

Negli anni passati, gruppi di hacker hanno spesso guadagnato l'attenzione dei media, sia che si tratti del caso Ashley Madison o di qualsiasi mossa di Anonymous. Te lo aspettavi?

Era chiaro che sarebbe potuto accadere qualcosa del genere. Pensa alla parte del film incentrata sulla competizione tra hacker in cui la sfida è chiudere il profilo online dell'agente dei servizi segreti interpretato da Wendell Pierce per complicargli la vita. Credo che la gente pensasse che non fosse possibile accedere ai dati personali di qualcuno e prenderne il controllo e pensa che i protagonisti del film non lo facevano per un guadagno economico, erano esploratori curiosi che raggiungono territori nuovi per darsi un'occhiata intorno. Ma c'era anche una consapevolezza che quanto più avremmo vissuto su internet memorizzandoci sopra i nostri dati memorizzati, tanto avremmo concesso occasioni di commettere il genere di crimini che poi si sono avverati.

Nella sequenza in cui Dade viene arrestato urlando "Attacca il pianeta", invitando la gente ad hackerare, si fa riferimento ad una comunità mondiale emergente.

Siamo diventati più globalizzati e di sicuro i giovani sono connessi con tante altre persone in paesi differenti per capire quello che succede dalle loro parti. Sta diventando sempre più difficile per i vari regimi censurare, ci provano lo stesso ovviamente, ma esisteranno sempre nuovi modi di fare trapelare le informazioni perché queste sono accessibili a tutti.