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Tecnologia

Ascolta un'orca assassina pronunciare parole umane

Tipo: "Heeeeeeellllppprrrrooooo" e "Ammmmmmuuuuyyyyyy."
Giulia Trincardi
Milan, IT

Forse ricordate anche voi il gatto che miagolava “oh, long Johnson” e il cane husky che ululava “I love you” — due video apparsi su YouTube parecchi anni fa e diventati a dir poco virali. Una delle cause può essere la profonda solitudine esistenziale dell’uomo come specie, che ci fa desiderare più di ogni altra cosa che gli animali possano davvero, un giorno, imparare a parlare.

Ci sono — è giusto sottolinearlo — diverse specie animali in grado di imitare il suono della voce umana — pappagalli, elefanti, delfini, capre e persino foche, per dire —, ma riuscire a imitare un suono non implica necessariamente una vera capacità di assimilazione dello stesso, neanche tra conspecifici.

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Nel tentativo di capire che ruolo abbia l’imitazione vocale nell’apprendimento di nuovi suoni in una specie di mammifero specifica — l’orca assassina — un gruppo internazionale di scienziati ha sottoposto Wikie, un’orca di 14 anni che vive in un acquario in Francia, a una serie di strani esercizi vocali, riuscendo a farle pronunciare parole come “hello,” “bye-bye” e il nome “Amy.”

Le registrazioni di Wikie — raccolte in un video su YouTube dal quotidiano Guardian — sono sicuramente impressionanti da un punto di vista scientifico, ma piuttosto da ridere per chiunque non sia del mestiere: per quanto Wikie riesca sempre a restituire i suoni impartiti, la metà delle volte lo fa producendo fragorose pernacchie modulate.

“L’imitazione vocale è una peculiarità del linguaggio parlato umano,” spiegano i ricercatori nell’introduzione del paper relativo ai test su Wikie e pubblicato di recente sulla rivista Proceedings of the Royal Society B: Biological Sciences. Tra i primati, l’uomo è pressoché l’unico a saper copiare i suoni prodotti dai suoi conspecifici, mentre alcune specie di uccelli e mammiferi, si legge sempre nel paper, “hanno sviluppato a loro volta in modo indipendente questa capacità.”

Una serie di osservazioni sul campo precedenti, si legge, “aveva documentato l’esistenza di dialetti vocali differenziati in base al gruppo che sono spesso definiti come tradizioni o culture e che si ipotizza siano acquisiti in modo non-genetico.”

Il gruppo di scienziati guidato da José Z. Abramson della facoltà di Medicina e Neuroscienze della Pontificia università cattolica del Cile, è partito da questo presupposto e ha sottoposto Wikie a una serie di suoni prodotti da suoi conspecifici, per capire se l’animale fosse in grado di imparare per via sociale nuove variazioni di suoni. Il responso positivo potrebbe dunque offrire una nuova base per lo studio su come le orche sviluppino diversi dialetti in natura.

Nonostante la morfologia fisica delle orche sia estremamente diversa da quella umana, Wikie è riuscita poi a riprodurre anche le parole umane. Ovviamente, “non abbiamo prove che capisca cosa significa ‘hello,’” ha specificato al Guardian Joseph Call, co-autore dello studio.

Un peccato, di sicuro, ma in fondo mi basta ascoltare i gorgheggi convinti di Wikie per sentirmi un po' meno sola nel regno animale.