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Tecnologia

Urrà! Anche per l'AGCOM disdire un contratto telefonico costa troppo

Così possiamo passare subito tutti a Iliad e capire poi con calma se c’è la fregatura.

Vi è mai capitato di stupirvi di quanto costa disdire un contratto con un operatore telefonico o l'abbonamento a una pay tv? Quali sono i costi che devono sostenere gli operatori per giustificarlo? Fare pagare per cambiare operatore forse non ostacola la libertà di scelta e la concorrenza di mercato? A quanto pare, non siete gli unici a porvi queste domande.

Agcom — l'Autorità Garante delle Comunicazioni — ha pubblicato delle linee guida sui costi di recesso e cambio gestore, dopo aver rilevato che gli operatori telefonici imputano ai loro utenti costi di recesso non adeguati al valore dei contratti, alle spese per disattivare una linea e per trasferirsi a un altro operatore. Il nuovo documento si concentra sulle anomalie riscontrate nei tre tipi di costi in uscita addebitati agli utenti dagli operatori: quelli di recesso di base; quelli in caso di disdetta prima della scadenza di una promozione e quelli per rate residue di prodotti o servizi associati ai contratti.

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Il tutto, coincidenza vuole, proprio quando l'annuncio dell'arrivo sul mercato italiano dell'operatore telefonico francese Iliad — noto per avere tariffe sotto la media — sta destando curiosità tra molti.

L'Autorità ha interrogato riguardo le loro pratiche BT Italia S.p.A, Fastweb S.p.A., Poste Mobile, Telecom Italia S.p.A., Tiscali S.p.A., Vodafone S.p.A., Wind-Tre S.p.A., Welcome Italia S.p.A., Mediaset S.p.A e Sky Italia S.p.A. Dall’analisi delle risposte delle aziende è emerso che, quando si recede un contratto, gli operatori chiedono agli utenti di pagare i costi per disattivare il servizio, gli importi promozionati sui canoni periodici, sugli apparati forniti, sui costi di attivazione dei servizi e degli apparati. Inoltre, le spese che per la restituzione degli importi promozionati crescono con il passare del tempo fino a raggiungere il massimo quanto più ci si avvicina alla scadenza della promozione.

Secondo il quadro che emerge dall'indagine, le imprese propongono contratti che vincolano gli utenti a non recedere per un determinato periodo perché gli switching cost (i costi per cambiare fornitore o cessare il contratto) sono molto elevati e non vengono evidenziati in modo corretto, portando l'AGCOM a ipotizzare la sussistenza di fenomeni anti competitivi di lock-in.

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Per questo l'AGCOM ha stabilito delle linee guida che trattano il credito residuo, disposizioni sul recesso o trasferimento delle utenze senza vincoli temporali, ad altro operatore senza ritardi non giustificati e senza spese non giustificate da costi degli operatori. Inoltre, vengono analizzate e quantificate le spese di recesso, le spese sostenute dagli operatore per dismettere o trasferire le utenze. Vengono trattati il caso della restituzione totale o parziale degli importi promozionati sui servizi e sui prodotti e il pagamento delle rate residue relative ai servizi e ai prodotti offerti assieme a quello principale previsto dai contratti. Infine, si vieta di imporre un obbligo di preavviso superiore a trenta giorni.

Il contenuto del documento è stato riassunto sul quotidiano La Repubblica. Nell'articolo è riportato che AGCOM ha rilevato che gli operatori sono poco trasparenti sui costi di recesso per gli utenti imponendo una cifra fissa, quando, per legge, non dovrebbe superare quella dei canoni mensili restanti. Nel caso di disdetta prima della scadenza di un contratto, gli operatori chiedono agli utenti di restituire tutti gli sconti ottenuti con la promozione del caso — e questo valore aumenta avvicinandosi alla scadenza, quando, per legge, deve essere proporzionale al valore del contratto e alla durata residua della promozione.

Per quanto riguarda le rate residue di prodotti o servizi associati ai contratti, a volte, gli operatori impongono di pagare tutte le rate residue di un prodotto incluso nel contratto in un colpo solo — AGCOM, invece, chiede di continuare il pagamento a rate, che nella disdetta non ci siano costi associati per l'attivazione della linea e che, alla scadenza del contratto, gli utenti non debbano più nulla all'operatore come costo di disdetta.

AGCOM si consulterà con gli operatori fino a luglio per poi mettere in vigore le nuove regole. A quel punto, finalmente, disdire un contratto non dovrebbe più costare quasi nulla.

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