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Una volta per tutte: perché si dice che i vitalizi erano già stati 'aboliti'?

Anche se ieri si è brindato "per un giorno atteso da 60 anni," il taglio vero e proprio ai vitalizi è avvenuto nel 2011.
Vincenzo Ligresti
Milan, IT
Grab via Facebook.

Ieri, davanti a Montecitorio, dei palloncini sbrilluccicanti sovrastavano una trentina di persone che brindavano con dei flute di spumante. Non si trattava di un matrimonio, un compleanno o una festa di pensionamento come poteva sembrare da lontano, bensì di diversi esponenti del Movimento 5 Stelle festanti per quello che di lì a poco Di Maio avrebbe definito “un giorno atteso da 60 anni."

Facendo più attenzione, si poteva notare che i palloncini formavano la scritta “BYE BYE VITALIZI” e sentire la rappresentanza gialla del governo gridare “Per l’abolizione dei vitalizi hip hip hurrà, hip hip hurrà…”.

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In sostanza, era appena passata la delibera per il “taglio dei vitalizi agli ex deputati", così presentata dal presidente della Camera Roberto Fico lo scorso 27 giugno. Sui 18 voti dei componenti dell’ufficio di presidenza della camera, 11 sono stati favorevoli alla proposta. E più nello specifico hanno votato a favore nove componenti della maggioranza, un esponente di Fratelli d’Italia e uno del Pd.

Di Maio ha definito l’approvazione della delibera come “quel momento fatidico che abbiamo regalato ai nostri cittadini in cento giorni di governo" e lanciato su Facebook l'hashtag #ByeByeVitalizi, invitando chiunque a postare un video o una foto per condividere “questa piccola rivincita.” Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha parlato di “una giornata epocale,” mentre lo stesso presidente Fico—appartenente all’”ala di sinistra” del M5S, e che ha già preso le distanze dal governo sulla questione Ong parlando “a titolo personale”—ha dichiarato che finalmente avrebbero riparato a “un'ingiustizia sociale."

Sebbene gli esponenti del governo parlino spesso di “tagli ai vitalizi” per rendere meglio l’idea, in realtà sarebbe più corretto parlare di “ricalcolo retroattivo ai vitalizi degli ex deputati.” In pratica: anche i vitalizi degli ex onorevoli non verranno più calcolati con il metodo retributivo (cioè su una percentuale dell’ultimo stipendio ricevuto), ma con il metodo contributivo (ovvero sui contributi versati).

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Come riporta Repubblica, il taglio interessa esclusivamente circa 1240 ex deputati, dato che al momento gli ex senatori sono esclusi dal computo degli assegni da decurtare. Il motivo è piuttosto noto: il presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati vuole sondare se la delibera sia in qualche modo incostituzionale. Quindi, nella sostanza il risparmio per i cittadini si attesterebbe sui 40 milioni di euro per ogni ramo del Parlamento che l’Inps aveva preventivato qualche settimana fa. Senza contare che non è detto che molti ex parlamentari non provino a fare ricorso.

Al di là di questo, c’è un quesito da sciogliere: da quando è stato fatto l'annuncio di Fico sui vitalizi, in molti hanno affermato che il vero e proprio taglio è già avvenuto anni fa e che la mossa del M5S sia "solo propaganda". Anche quando Richetti (PD) fece una proposta simile a quella di Fico del 2017 (e che poi non passò)—a causa dello stesso M5S che era all'opposizione —venne puntualizzato che il taglio era già avvenuto.

Quindi, messo da parte il valore simbolico dell’iniziativa, quando e come è avvenuta questa prima grande sforbiciata?

Come si può leggere sull’AGI, il taglio venne effettuato durante il governo Monti nel 2011, con il contributo dei partiti di centrodestra e di centrosinistra che componevano all’epoca la maggioranza. Era il periodo in cui stava per essere approvata la tanto contestata riforma sulle pensioni dell’allora ministro Fornero, la quale aveva richiesto ai parlamentari di inserirci all’interno un “chiaro segnale” da mandare al Paese.

Entrata in vigore nel 2012, in pratica la legge Fornero aveva previsto per l'appunto già il passaggio al sistema retributivo per tutti gli ex deputati, anche se non con effetto retroattivo (cioè non toccava i vitalizi già maturati dagli ex senatori e deputati).

Detta semplice: si prevedeva un passaggio dal vitalizio a quelle che il nuovo regolamento di Camera e Senato ha ribattezzato come “pensione dei deputati” e “pensione dei senatori,” basate sul sistema retributivo.

Da allora, come spiegava all'epoca Repubblica, "i parlamentari che hanno terminato il mandato potranno percepire l'assegno non prima dei 60 anni di età se sono stati alla Camera o in Senato per più di una intera legislatura; solo dopo i 65 anni di età se hanno versato i contributi per una sola intera legislatura."