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Chi era Billy Milligan, l'uomo dalle 24 personalità

'Split' è il film incentrato sulla biografia dell'uomo con il disturbo dissociativo dell'identità più complesso di sempre.

Aggiornamento del 17 gennaio 2019: In occasione dell’uscita nelle sale italiane di Glass, terzo ‘episodio’ della saga di M. Night Shyamalan cominciata con Unbreakable - Il predestinato e proseguita con Split, riproponiamo questo articolo che Motherboard ha dedicato al caso di Billy Milligan, il criminale affetto da disturbo dissociativo di personalità alla cui vicenda è ispirato Split.

Chi di noi, insoddisfatto di ciò che è ordinariamente, non ha mai desiderato di cancellare tutto, partire per un lungo viaggio, andare lontano e ricominciare da capo con una nuova vita, un nuovo nome e una nuova personalità? E se avessimo, invece, la possibilità di vivere molteplici vite tutte insieme? Be', sarebbe i un'idea folle o, magari, semplicemente, una forma di malattia.

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Leonardo Di Caprio, impegnato in ruoli sempre più complessi, nel 2017, interpreterà in The Crowded Room il personaggio di William Stanley Milligan, il criminale statunitense meglio conosciuto come Billy Milligan—Non si tratta di uno psicopatico qualsiasi, bensì del più controverso caso di dissociazione della personalità della storia.

La sua vita ha influenzato e incuriosito vari campi dell'arte: il teatro, con uno spettacolo teatrale italiano di Cinzia Tani intitolato 24 volte Billy; la letteratura, con il libro The Mind of Billy Milligan—Una stanza piena di gente—di Daniel Keyes e, infine, il cinema. Proprio da questa biografia, l'attore ha deciso di portare nelle sale un nuovo capolavoro: avrà intenzione di smuovere nuovamente tutto il suo pubblico per provare a replicare l'impresa?

In Split, nella sale dal 26 gennaio 2017, James McAvoy ripercorrerà la stessa storia—o quasi.

"Scene e dialoghi sono ricostruiti attraverso i ricordi di Milligan," spiega Daniel Keyes nella prefazione della biografia, Una stanza piena di gente. "Le sedute di terapia sono tratte direttamente dai nastri registrati, non ho inventato niente," afferma sottolineando la veridicità della vicenda, "Un serio problema che dovetti affrontare, quando incominciai a scrivere, fu lo sviluppo di una cronologia, perché spesso, fin dalla prima infanzia, Milligan aveva "perso" interi blocchi di tempo—Di rado prestava attenzione a orologi o calendari, e spesso era troppo imbarazzato per ammettere di non sapere che giorno o che mese fosse," conclude. Billy Milligan ha avuto una vita difficile, in particolare, la sua infanzia è stata particolarmente drammatica. Nasce a Miami il 14 febbraio1955 e subito dopo la sua nascita, la madre Dorothy ed il padre—un comico con problemi economici, di alcolismo e gioco d'azzardo—si lasciano.

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Ad un solo mese di vita, Billy rischia di morire per un tumore all'esofago. Quando non ha ancora compiuto quattro anni, suo padre si suicida e così la madre e i tre fratelli decidono di cambiare città. Dorothy si risposa con un uomo disturbato, Chalmer, che dal 1963 inizia ad abusare sessualmente di Billy che all'epoca ha solo otto anni. Proprio a causa di un'infanzia così infelice, Billy inizia, sin da bambino, a soffrire di disturbi dissociativi caratterizzati da una discontinuità nella normale integrazione di coscienza, memoria, identità, emozione, percezione, rappresentazione del corpo e comportamento. La sua adolescenza non è stata certamente serena.

Il caso di Billy Milligan è unico, perché le personalità che popolano la sua mente non sono soltanto due, ma ventiquattro.

A soli 15 anni, viene ricoverato per la prima volta in un ospedale psichiatrico, il Columbus State Hospital, dove il dottor Harold T. Brown gli diagnostica una "nevrosi isterica con aspetti passivo-aggressivi".

La sua vita si muove in un continuo stato di confusione e assenza, mentre la lucidità è limitata a pochi e brevi momenti in cui tenta di uccidersi: il primo degli innumerevoli tentativi si consuma quando Billy ha appena 16 anni. Ciononostante, ogni volta, quelle che tra le sue personalità sono le più forti e "dominanti" prendono il controllo della sua persona e gli impediscono di porre fine a tutte le coscienze che dentro di lui, alternandosi, vivono la sua vita.

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Nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, la patologia di Billy Milligan è definita come disturbo dissociativo dell'identità, ed è caratterizzata dalla presenza di due o più identità o stati di personalità distinti (ciascuno con i suoi modi di percepire, relazionarsi e pensare nei confronti di se stesso e dell'ambiente). Ma il caso di Billy Milligan è unico, perché le personalità che popolano la sua mente non sono soltanto due, ma ventiquattro.

Billy inizia a manifestare i primi segnali della malattia sin da bambino—Uno dei sintomi più evidenti che caratterizzano la patologia è l'amnesia dissociativa: Billy pare faticare a ricordare le cose e sembra essere assente.

Già all'età di quattro anni, è evidente come siano presenti due personalità in Billy: Christene, bambina dislessica di tre anni che emerge ogni volta che viene sgridato o messo in punizione e Shawn, un bambino sordo di quattro anni che emette uno strano ronzio dalla bocca per avvertire le vibrazioni dal cranio .

Gli avvenimenti che si susseguono contribuiscono man mano a creare nuovi tasselli di questo mosaico, a far nascere nuove personalità e nuove ossessioni—Un esempio è Danny, un ragazzo di 14 anni che ama dipingere nature morte. Nasce durante il periodo di abusi del patrigno ed è soggiogato da due fobie: quella per gli uomini a causa delle violenze di Chalmer e quella per il terreno poiché, un giorno tra le mille torture, il patrigno lo costringe a scavarsi una buca per poi seppellirlo vivo.

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Crescendo, le identità presenti dentro Billy diventeranno sempre di più: provengono da città differenti e hanno età diverse, interessi differenti e caratteristiche opposte: c'è Christopher — 13 anni, fratello di Christene; Ragen Vadascovinich, 23 anni, iugoslavo dalla forza incredibile e realmente capace di parlare la lingua serbo-croata; Arthur, 22 anni, londinese che, invece, parla l'arabo e scrive correttamente l'arabo; oppure Adalana, che è lesbica, e Philic che, al contrario, è omofobo.

A rendere ancora più curioso questo caso incredibile, sembra che le personalità di Billy siano consapevoli le une delle altre e che abbiano stabilito tra loro una sorta di codice etico che si fonda su cinque regole principali: non dire bugie; proteggere le donne e i bambini; osservare la castità; mantenersi intellettualmente attivi—coltivando interessi molteplici e studiando un proprio campo di specializzazione—e non violare la proprietà delle altre personalità.

Ma perché Billy Milligan è diventato un caso mediatico, oltre che clinico?

« Adesso mi rendo conto […] che quando la polizia venne a prendermi a Channigway, in realtà non sono stato arrestato. Sono stato salvato. Mi dispiace che delle persone abbiano dovuto soffrire prima che ciò accadesse, ma mi sento come se dopo ventidue anni alla fine Dio avesse deciso di sorridermi. »

Dal libro "Una stanza piena di gente" di Daniel Keyes.

Billy ha avuto dei problemi con la legge sin dall'adolescenza: la prima volta che viene arrestato — per aver aggredito, sequestrato e stuprato due prostitute — ha 17 anni. Alla prima si susseguono altre infrazioni: furto di farmaci, rapina a mano armata, aggressioni in diverse piazzole di sosta nelle contee di Fairfield, Californie e Hocking, Ohio; ma la goccia che fa traboccare il vaso arriva con il suo arresto il 27 ottobre 1977, a seguito dell'accusa di aver rapito, stuprato e rapinato in piena mattina tre studentesse della Ohio State University.

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Dopo che David, una delle sue personalità, svela alla psichiatra incaricata di seguirlo durante il processo l'esistenza delle altre 23 identità, le stranezze di Billy cominciano rapidamente ad emergere.

Così inizia a seguire una terapia e, durante la sua permanenza nel reparto psichiatrico dell'Harding Hospital a Worthington, in Ohio, riesce infine a fondere le sue personalità e a svilupparne un'altra, onnisciente, che prenderà il nome di Maestro. Questo espediente riesce a fargli mantenere temporaneamente uno stato di integrità che, poco dopo, a causa della tensione per il processo e della depressione pregressa, finirà per disintegrare la personalità unica facendo infine riemergere nuovamente tutte le 23 diverse identità.

Un documentario prodotto nel 1985, quando Milligan aveva problemi di giustizia in Ohio.

Ma chi è davvero William Stanley Milligan?

Il caso di Billy ha in sé qualcosa di angosciante ma allo stesso tempo di delicato, come un equilibrio complicatissimo che rischia continuamente di rompersi e di crollare. Siamo davvero così certi della nostra nozione di coscienza e della sua unicità? Possiamo dire che Billy fosse solo una persona e che le altre 23 personalità non esistano? Sicuramente non conosciamo ancora fino in fondo tutte le capacità del nostro cervello e chissà, forse siamo capaci di "giocare" con il tempo e lo spazio molto più di quanto riusciamo ad immaginare ora.

Ogni giorno, la medicina, la chimica e la fisica compiono dei passi in avanti straordinari e, quando lavorano tra loro in sinergia, ottengo dei risultati ancora più sorprendenti. La fisica, in particolare, ci insegna come ogni tanto sia necessario mettere in dubbio tutto ciò che crediamo di sapere stravolgendo il nostro punto di vista. Per tentare di fare chiarezza, possiamo prendere spunto proprio dalla fisica: la parola entanglement significa letteralmente "groviglio", "intreccio". In meccanica quantistica, questo termine esprime la non-separabilità degli elementi di un sistema, ovvero, la correlazione tra quantità fisiche a qualsiasi distanza.

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Partiamo dall'inizio: nel 1964 il fisico John Stewart Bell dimostra l'incompatibilità tra i principi fisici di località e di realtà, capisaldi della fisica fino a quel momento—Affinché una grandezza fisica sia reale, bisogna poter stabilire con certezza il suo valore, senza perturbare il sistema in cui si trova.

La nozione di località ci dice che oggetti distanti non possono avere influenza diretta l'uno sull'altro perché ogni informazione viaggia con una velocità che ha un limite, non infinita. Quando provo ad osservare una grandezza nell'ambito della meccanica quantistica, però, la mia operazione di misurazione la perturba drasticamente: non riesco a determinare lo stato in cui si trova con assoluta certezza e precisione, ho un certa probabilità che sia una cosa piuttosto che un'altra.

Allora ho due possibilità: o la descrizione di un determinato fenomeno fornita dalla meccanica quantistica non è completa, oppure le due grandezze non possono essere simultaneamente reali. Assumere la validità di entrambe le opzioni ci lascia cadere in un assurdo, in un inestricabile "groviglio" appunto.

Lo stesso intreccio sembrerebbe applicarsi al mondo delle neuroscienze. Come abbiamo già spiegato in un altro nostro articolo "In un sistema tradizionale (ovvero, uno non-quantico), prevedere il futuro del sistema è un'operazione piuttosto diretta perché una particella occupa una singola, specifica posizione in ogni dato momento. Al contrario, in un sistema quantico, una particella può occupare due differenti posizioni nello stesso tempo, una proprietà conosciuta come principio di sovrapposizione."

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La fisica ci insegna come, ogni tanto, sia necessario mettere in dubbio tutto ciò che crediamo di sapere e stravolgere il nostro punto di vista.

Nei primi anni '90, il fisico e matematico Roger Penrose e il medico anestesista Stuart Hameroff iniziano ad indagare la struttura della coscienza umana, quello che chiamano "The Hard Problem of consciousness" proprio per mezzo della meccanica quantistica.

Secondo la loro teoria, la coscienza ha origine nel cervello, precisamente nel citoscheletro: un'impalcatura di filamenti proteici molto sottili che dà la forma ai neuroni. Questi filamenti sono detti microtuboli e, secondo Hameroff, sono proprio loro a supportare l'elaborazione quantistica e ad essere in grado di mantenere una connessione istantanea e non dipendente dal divario tra le varie cellule.

La subunità che compone questi organi cellulari è una proteina, la "tubulina", che può essere paragonata ai bit di un computer, o meglio bit quantistici detti qbit. Quando i microtubuli presenti nel cervello si trovano tra loro in "entanglement", i qbit sono in grado di permanere per un certo lasso di tempo in fase di sovrapposizione quantistica: la tubulina riesce cioè ad assumere varie configurazioni geometriche e temporali nel medesimo istante.

La coraggiosa teoria di questi due scienziati è stata recentemente avvalorata da un gruppo di ricerca del National Institute of Material Sciences in Tsukuba, Giappone, che è stato in grado di rilevare delle vibrazioni quantistiche proprio all'interno dei microtubuli neurali.

Lo stesso Hameroff si chiede, "L'origine della coscienza riflette il nostro posto nell'universo, la natura delle nostre esistenze," spiega. "La coscienza si è forse evoluta da un complicato algoritmo tra i neuroni del cervello umano come la maggior parte degli scienziati sostiene? Oppure, in un certo senso, l'anima è sempre stata qui, come sostengono approcci più metafisici?"

Ed è proprio a questione posta dallo scienziato stesso a ricondurci verso la nostra domanda iniziale. Se lo stesso padre della teoria non si sente di escludere nessuna possibilità sullo stato di coscienza—sulla sua unicità oppure sulla sua molteplicità—come possiamo noi sentenziare che Billy non sia stato davvero Danny o Christene?

Le varie personalità di Billy possedevano informazioni distinte le une dalle altre, conoscenze proprie, e sembravano provenire da luoghi differenti e avere età diverse.

Quello tra unicità e molteplicità è una battaglia che combattiamo ogni giorno. Basti pensare alla teoria del Multiverso. Come si legge in un altro articolo di Motherboard: "Miliardi di universi—e di galassie e copie di ognuno di noi—si accumulano senza possibilità di comunicazione tra loro o senza poter testare la propria realtà," […] "Ma se una copia di noi stessi esiste in ogni universo e ce ne sono infiniti, qual è il vero "me" di cui ora sto facendo esperienza? Viene preferita una versione di me stesso rispetto a un'altra? Come potrò mai sapere qual è la "vera" natura della realtà se una versione di me sostiene l'esistenza del multiverso e un'altra no?"

Siamo uno? Siamo molti? Sicuramente ci sono ancora delle "variabili nascoste" nelle leggi che muovono la mente umana e in quelle che regolano la fisica. Oggi non siamo ancora pronti a dare una risposta certa, unica e inattaccabile. Ciò che possiamo fare è andare al cinema, ordinare i pop corn e sperare non sia una stanza piena di gente!