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Tecnologia

L'empatia per i robot ci fotterà tutti

Gif via The Nerdist

Ieri Boston Dynamics ha diffuso un nuovo video sui progressi di Atlas, un robot umanoide in grado di camminare su due gambe, spostarsi su terreni accidentati, sollevare oggetti, salire le scale, muoversi in spazi angusti, arrampicarsi e, in un futuro non troppo lontano, andare indietro nel tempo per uccidere la madre dell'unico uomo in grado di sconfiggerlo.

Come spesso accade, il video inizia mostrando i progressi del robot negli spazi aperti: lo vediamo camminare su un pendio innevato tenendosi in equilibrio e passeggiare in modo quasi disinvolto. Niente di particolare. La parte più interessante, invece, riguarda la seconda metà del filmato, quella in cui Atlas deve raccogliere da terra alcune scatole. Inizialmente il robot è da solo e riesce tranquillamente a portare a termine l'incarico, posizionando due casse sue due scaffali. Quando però entra in gioco il fattore umano, la situazione diventa strappalacrime.

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L'obiettivo del robot è raccogliere una scatola da terra, ma un perfido ricercatore della Boston Dynamic, aiutato da un mazza da hockey, sposta continuamente la scatola, allontanandola da Atlas e impedendogli di prenderla. Ogni volta che il robot si avvicina pazientemente, il tizio la sposta più in là. A un certo punto il ricercatore colpisce addirittura la scatola per farla cadere dalle mani del robot, che la raccoglie di nuovo senza lamentarsi. Il tutto si chiude con l'uomo che colpisce il robot alle spalle con un bastone per farlo cadere a terra, nel tentativo di mostrare come il robot si rialza da solo.

Da spettatore, per tutta la durata del video non ho fatto altro che empatizzare con il robot, odiare il ricercatore alla follia e sperare che la macchina si ribellasse gli strappasse, se non la faccia, almeno la mazza da hockey. Ero dispiaciuto, provavo pena, proprio come se si trattasse di un essere umano, di uno schiavo, di un animale maltrattato, di una cavia da laboratorio.

Potrà sembrare una cosa buffa e anche un po' ridicola provare dispiacere per un robot "con tutta la gente che sta male nel mondo" — direbbe il commentatore medio di Facebook — ma se ci pensiamo bene è una prospettiva molto più inquietante della foto di Zuckerberg che passeggia tra le persone che indossano i caschi per la realtà virtuale.

Intanto, credo sia l'esperienza più vicina ai mondi cyberpunk preconizzati da Gibson e compagnia — e questa è la parte più esaltante se sei cresciuto leggendo i certi romanzi — ma soprattutto dimostra come certi sentimenti possano essere provati nei confronti di un essere non-vivente. In fondo sviluppiamo legami affettivi anche con auto, vestiti, giocattoli che avevamo da piccoli o altri oggetti, no? La differenza, però, è che quegli oggetti difficilmente potevano rispondere, interagire con noi in maniera intelligente o romperci un braccio.

La Toyohashi University of Technology ha pubblicato uno studio su Scientific Reports che dimostra che noi esseri umani siamo perfettamente in grado di empatizzare anche con i robot. L'unica differenza è che il nostro cervello impiega più tempo per calarsi nei panni di un'entità artificiale.

Oggi queste discussioni potrebbero sembrare oziose, ma presto potrebbero diventare un'importante tematica sociale. Non siamo minimamente scossi da un'auto in fiamme o da una pressa che non funziona presa a calci da un operaio, ma la questione è un po' diversa se te la prendi con un oggetto che si muove e agisce come se avesse una coscienza. Non parliamo poi di cosa potrebbe accadere quando la coscienza arriverà sul serio, e magari un robot riuscirà a ribellarsi.

Senza arrivare al futuro previsto da Matrix, questo impulso empatico potrebbe essere pericoloso anche dal punto di vista della comunicazione. In futuro potrebbero essere prodotti dei robot costruiti per generare e sfruttare questa empatia, magari per venderci qualcosa o spingerci a compiere una determinata azione, come donare dei soldi, sottoscrivere un abbonamento o condividere i nostri dati personali. Saranno insomma dei perfetti Cavalli di Troia. E cosa succede se in una eventuale guerra tra robot e umani i primi saranno i più simpatici? Questo senza considerare un futuro di automi progettati per il sesso, e la conseguente la possibilità che qualcuno vada oltre l'empatia e se ne innamori. D'altronde, in un mondo dove c'è chi intrattiene relazioni con bambole Real Doll e chi vuole sposarsi con un cuscino, che ci sarà di male a pretendere la parità per le coppie di fatto uomo-robot?