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Tecnologia

Questa azienda neozelandese ha lanciato una palla da discoteca in orbita

Ma gli astronomi non l'hanno presa bene.
Immagine: Rocket Lab/Twitter

Sabato scorso, l'azienda neozelandese Rocket Lab è riuscita a spedire un carico in orbita sul suo razzo Electron, per la prima volta. Tra gli oggetti a bordo del razzo c'erano due satelliti commerciali e la "Humanity Star," una palla da discoteca geodetica progettata dalla stessa Rocket Lab.

La Humanity Star è un'opera d'arte pura e semplice, priva di alcuno scopo oltre che essere bella. Stando a Rocket Lab, il "satellite brillante e luccicante" è visibile a occhio nudo di notte ed è "progettato per incoraggiare tutti a guardare verso il cielo e riflettere sul nostro posto nell'universo." Tralasciando il fatto che ci sono già innumerevoli altri satelliti brillanti e luccicanti in orbita a loro volta visibili all'occhio nudo, ma impegnati a svolgere una funzione utile, il gesto di Rocket Lab sembra un raro omaggio alla poesia in un'industria che in genere è pragmatica fino all'eccesso.

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Nonostante le nobili intenzioni dell'azienda, però, non tutti sono esattamente felici dell'arrivo di una scintillante strobosfera nel cielo notturno.

subito dopo l'annuncio del misterioso carico di Rocket Lab, alcuni astronomi e cultori dello spazio hanno espresso su Twitter le proprie preoccupazioni in merito al satellite. Ian Griffin, un fotografo astronomico e direttore dell'Otago Museum della Nuova Zelanda, l'ha definito come un "atto di vandalismo ambientale" e ha detto che la Nuova Zelanda era così "il primo paese a scarabocchiare una 'tag' sul cosmo, deliberatamente."

Tim O'Brien, un professore di astrofisica dell'Università di Manchester ha domandato "perché non possiamo limitarci a celebrare l'esperienza condivisa del contemplare la Stazione Spaziale Internazionale (o molti altri satelliti), che ospita esseri umani a bordo e che svolge un compito utile, a differenza di questa bravata superflua."

Non sappiamo se Rocket lab abbia considerato l'effetto che il suo satellite potrebbe avere sull'astronomia, prima di lanciarlo. Motherboard ha contattato l'azienda per avere un commento e questo articolo sarà aggiornato nell'eventualità di una risposta.

Per quanto sia facile liquidare le critiche come semplice cinismo da scienziati che non si ricordano più come divertirsi, in realtà mettono in luce una serie di problemi concreti sulla legge dello spazio e su come l'orbita più stretta della terra sia usata dalle aziende private.

Per iniziare, i detriti spaziali sono un problema serio, che va aggravandosi e che è privo di soluzioni pratiche: è difficile non vedere la Humanity Star come ulteriore immondizia spaziale. Stando a Rocket Lab, la Humanity Star si trova su un'orbita calante e brucerà nell'atmosfera entro nove mesi, cosa che dovrebbe limitare l'impatto che ha sugli altri oggetti in orbita. Per spezzare una lancia a favore dell'azienda, questo periodo orbitale è molto più breve di quello di tanti altri satelliti che viaggiano in orbita bassa, ma circa lo stesso di altri cubesat che svolgono però funzioni utili.

La palla da discoteca di Rocket Lab potrebbe anche essere interpretata come una trovata di marketing, che spinge le persone a chiedersi chi abbia il diritto di farsi pubblicità nello spazio. Il Trattato sulla Luna dell'ONU proibisce a qualsiasi nazione di rivendicare come proprio territorio la Luna o altri corpi celesti, ed è la cosa più vicina a un documento di regolamentazione commerciale dello spazio che abbiamo, ma non basta. Per ora, infatti, nessuno ha aggiornato la manciata di trattati internazionali sullo spazio già esistenti, che sono privi di riferimenti agli operatori commerciali.

Finché non risponderemo chiaramente alle domande importanti sui diritti commerciali alle risorse spaziali — compreso il cielo notturno —, le aziende continueranno a usare l'ultima frontiera come preferiscono, che si tratti di estrarre minerali dagli asteroidi o piazzare l'auto sportiva del loro CEO miliardario in orbita su Marte.

Questo articolo è apparso originariamente su Motherboard US.