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I poliziotti francesi sono incazzati e stanno protestando contro il governo

Centinaia di poliziotti hanno manifestato davanti all'Assemblea Nazionale, durante il decimo giorno di mobilitazione, per la mancanza di mezzi e le pessime condizioni di lavoro.
Un policier cagoulé s’adresse au député-maire Les Républicains Alain Chrétien (Henrique Valadares / VICE News)

Fasce al braccio con la scritta "polizia" e fumogeni: mercoledì scorso, nel primo pomeriggio, diverse centinaia di persone si sono affollate davanti all'Assemblea Nazionale francese.

I manifestanti scandivano in coro: "Poliziotti! Incazzati!"

È stata la decima giornata consecutiva di proteste per questo movimento spontaneo - al di fuori del circuito dei sindacati - che si è riversato sulle strade di molte città della Francia.

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Un manifestante con una fascia della polizia al braccio, davanti all'Assemblea Nazionale. (Tutte le foto sono di Henrique Valadares/VICE News)

Il movimento è composto dai membri delle forze dell'ordine che esprimono la loro esasperazione per la mancanza di mezzi e per le pessime condizioni di lavoro. A innescare le proteste è stata l'aggressione con bombe molotov subita da due poliziotti lo scorso otto ottobre a Viry-Châtillon (nel dipartimento dell'Essonne). Un uomo è rimasto gravemente ferito alle mani e al volto.

Cécilia, giovane poliziotta di 28 anni, è venuta con il suo compagno. "Siamo qui per denunciare la nostra situazione attuale e per esprimere la nostra solidarietà con i colleghi di Viry-Châtillon," spiega. "Da quando ci sono stati gli attentati, passiamo sempre più tempo a fare sorveglianza o a fare la guardia in maniera statica, al posto di fare il nostro vero lavoro: ad esempio, le missioni d'intervento." Cécilia ha manifestato diverse volte negli ultimi dieci giorni.

Poliziotti in borghese, famiglie o semplici sostenitori, tutti i manifestanti hanno intonato la Marsigliese più volte, nella calma, di fronte al perimetro stabilito dai gendarmi intorno all'Assemblea Nazionale.

Philippe, sulla quarantina, non è venuto da solo. "Mia moglie e i miei figli hanno scelto di accompagnarmi per dimostrare il loro sostegno," dice il poliziotto della regione parigina.

"Siamo qui per chiedere più sicurezza," dice sua moglie, Maïwenn. "I nostri figli hanno paura e non sanno a che ora rientrerà loro padre, né se rientrerà sano e salvo."

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Secondo lei, ex-poliziotta che ora si dedica alla famiglia, la sensazione di insicurezza e il sovraccarico di lavoro sono problemi di lunga data, "ma con gli attentati, è peggiorato tutto. Tra pochi giorni sarà un anno che siamo in stato di emergenza: [i poliziotti] sono stanchi."

Quando si domanda loro dei possibili provvedimenti e dei nuovi finanziamenti stanziati dal ministero dell'Interno, le reazioni sono prudenti. "Finché non verrà fatto qualcosa, quelle [del ministero] restano solo parole," dice Cécilia. "Aspettiamo di vedere," risponde Maïwenn, scettica. "Non sarebbe la prima volta che ci fanno delle promesse."

Dopo diverse ore di manifestazione, non c'è ancora alcun dibattito o presa di parola. Un uomo con un cappellino blu, allora, prende un megafono: "Poliziotti!" grida. "Arrabbiati!" rispondono all'istante i manifestanti. "Resteremo qui finché un rappresentante del governo non verrà ad ascoltarci" dice l'uomo che ha preferito non rivelarci la sua identità.

Diffidenti verso gerarchia, sindacati e partiti politici

Con la fascia "polizia" al braccio sinistro, l'uomo con il cappellino blu prosegue: "Rifiutiamo che questo movimento sia assimilato a un sindacato o a un partito politico."

"È fondamentale che questo movimento sia asindacale e apolitico," spiega Émilie, ufficiale di polizia venuta a manifestare con i suoi due bambini. "Stiamo esprimendo i veri problemi dei poliziotti sul territorio, come la mancanza di materiali: la mia dotazione non viene revisionata da dieci anni."

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Nelle parole di tutti, si sente la diffidenza verso i sindacati e verso i vertici della polizia nazionale.

Jean, 47 anni, è venuto a manifestare con i suoi due figli. "Di solito, sono più per le manifestazioni sindacali," dice. E' iscritto alla UNSA (unione nazionale dei sindacati autonomi). "Ma [i sindacati] sono molto divisi e vicini ai partiti politici: non sono più efficaci come dovrebbero essere."

Marion Maréchal-Le Pen e Gilbert Collard accolti favorevolmente dalla folla

E' in questo momento che una piccola folla si raduna attorno a un gruppo di parlamentari. Di fronte all'Assemblea Nazionale si riconoscono, tra gli altri, Gilbert Collard, deputato vicino al Front National, la deputata del FN Marion Maréchal-Le Pen e il senatore del FN David Rachline.

Gilbert Collard e Marion Maréchal-Le Pen mentre parlano con un manifestante.

Una settimana prima, il segretario del Partito socialista Jean-Christophe Cambadélis aveva denunciato lo "zampino" del Front National nelle manifestazioni selvagge e notturne della polizia. I manifestanti contestano tale ingerenza.

"Noi non siamo responsabili della rabbia dei poliziotti" dichiara per conto suo Gilbert Collard. "Se ce ne sono che si rivolgono a noi, tanto meglio."

Qualche metro più in là, il vicecapo dei Repubblicani di Vesoul Alain Chrétien chiacchiera in maniera più informale con dei poliziotti venuti a manifestare. "E dopo?" chiede. "Resteremo qui finché non saremo ascoltati e rimarremo per strada se serve," rispondono dei manifestanti che non si aspettano molto dagli annunci che il ministero dell'Interno sta per fare.

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Il deputato dei Repubblicani Alain Chrétien.

La risposta del governo

Qualche ora dopo la manifestazione, Bernard Cazeneuve ha annunciato un nuovo piano, dopo aver ricevuto i sindacati di polizia e alcuni manifestanti. Il ministro dell'Interno prevede in particolare la fine dei compiti "indebiti," come le guardie statiche davanti ai tribunali, ad esempio. Saranno così liberati 221 posti di lavoro.

Il ministro ha anche annunciato delle nuove dotazioni, come i fucili d'assalto o i giubbotti anti-proiettile con il distintivo, a partire da gennaio 2017.

È previsto anche un fondo per finanziare dei lavori di ristrutturazione nei commissariati. Molti invocano anche riforme al codice penale o alle procedure. "Le condizioni di sviluppo della legittima difesa saranno esaminate nuovamente," ha dichiarato il ministro in serata.


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