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Tecnologia

Chi ha paura dello stato di sorveglianza?

L'importante è che funzioni nei due sensi.

George Orwell, gli appassionati di fantascienza e anche J.R.R. Tolkien, amante degli elfi, ci avevano avvertito di diffidare dei sistemi di sorveglianza controllati da pochi eletti. Le rivelazioni di Edward Snowden hanno confermato le loro previsioni distopiche, dimostrando che le nostre vite sono sempre meno private.

Oggi, la raccolta dati della NSA, che non richiede mandati, fa parte di un deterioramento generale della privacy nell’era digitale. Alcuni mandano sms dettagliati ai loro frigoriferi; c’è un tostapane intelligente che “parla” con gli altri elettrodomestici per capire se è sottoutilizzato; i contadini possono mettere dei chip negli animali per monitorare le loro abitudini culinarie; i frigoriferi possono persino essere vittime di attacchi hacker.

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L’Internet of Things (IoT, internet degli oggetti) raccoglierà sempre più informazioni, offrendo un’immagine dettagliata della nostra vita di tutti i giorni. Adottando i modelli freemium di Google e Facebook, queste informazioni saranno a disposizione di chi è proprietario dei server.
 
È vero che i dati aperti possono essere utili; la computazione dislocata introdurrà maggiore efficienza e svariate comodità. Tuttavia è facile abusarne. Per chiunque non voglia essere vittima di meccanismi invasivi di raccolta dati, la situazione sta prendendo una brutta piega.

Ma facciamo un passo indietro. La situazione politica è ben lontana da quella predetta da Orwell, e anche se la sorveglianza e i dati aperti dovessero andare in quella direzione, andrebbe poi così male?

Kevin Kelly, di Wired, ha espresso recentemente un punto di vista controverso:

Molto probabilmente, tra 50 anni l’onnipresenza della sorveglianza sarà all’ordine del giorno. Internet è uno strumento per tenere traccia. È progettato per tenere traccia. Noi continueremo a rintracciare e a essere rintracciati da corporazioni, governi e dalla rete stessa. Tutto ciò che si può misurare è già stato rintracciato, e tutto ciò che non è misurabile sta per essere quantificato, digitalizzato, e rintracciato.

Quindi ora possiamo scegliere se rendere la sorveglianza un segreto, un panopticon senza uscita, o una sorta di “co-sorveglianza” reciproca e trasparente nella quale i sorveglianti sono tenuti d’occhio. La prima opzione è un inferno, la seconda è fattibile.

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La co-sorveglianza, o sorveglianza della sorveglianza, è soltanto agli inizi. Le fotocamere dei cellulari vengono usate regolarmente per registrare il comportamento anomalo dei poliziotti. Quelle indossabili sono già in fase di sviluppo. Sicuramente non sono in pochi a fare uso dei “registratori di vita,” come la Narrative Clip, per registrare tutto ciò che li circonda.

Si spera in un aumento della sorveglianza in entrambe le direzioni, come nel libro di David Brin, The Transparent Society. Finché la sorveglianza è reciproca e i cittadini rispondono ai governi con le misure adeguate, la trasparenza forzata potrebbe non essere così male. Gli esseri umani sono famosi per la loro capacità di adattarsi ai cambiamenti tecnologici. Se riusciamo a tenere d’occhio i nostri sorveglianti, forse possiamo stare tranquilli.

Pare che registrare i poliziotti sul lavoro riduca gli abusi commessi dalle forze dell’ordine. Da quando una cittadina californiana ha adottato dispositivi di sorveglianza, le denunce contro la polizia sono diminuite dell’88 percento. Inoltre, è probabile che dopo Snowden i dipendenti pubblici siano più inclini, se necessario, a denunciare i fatti.

Ma c’è qualcosa che non abbiamo considerato. Il mercato, o almeno una parte di esso, ha risposto alle preoccupazioni sulla sorveglianza con prodotti che proteggono la privacy: servizi di comunicazione anonimi e crittografati. Per comunicare via chat in maniera sicura esistono Tor, Tails, PGP e Cryptocat. Dopo averlo fatto per le e-mail, gli sviluppatori della Silent Circle sono passati ai cellulari, distribuendo prodotti come il Blackphone o il cosiddetto “telefono Snowden.” Ma quanto continuerà a crescere questo mercato in futuro?

Per ora, i dispositivi di comunicazione crittografati sono prodotti imperfetti. Gli utenti devono investire del tempo per imparare a usarli e, nonostante rendano più difficile mettere in naso negli affari propri, non proteggono gli utenti da occhi veramente indiscreti.

Ma un progresso lento è pur sempre un progresso. I progetti sembrano infiniti. Ormai non passa una settimana che subito si scoprono nuovi sviluppi sulla NSA, magari riguardo una nuova intercettazione. Molti sviluppatori stanno lavorando su prodotti user-friendly che potrebbero allargare il mercato. In fondo, la privacy è di moda.

Le masse risponderanno alla sorveglianza con la privacy o con la co-sorveglianza? È troppo presto per dirlo. È impossibile dire quanto durerà l’impulso che, nel periodo post-Snowden, sembra essere la forza trainante di questi progetti.

In entrambi i casi, non è irragionevole aspettarsi che qualche sistema di controllo e contrappeso bilancerà le cose. George Orwell immaginava un controllo asimmetrico, ma l'abbondanza di nuove tecnologie, e le possibilità che offrono, ci danno motivo di sospettare qualcosa di diverso.