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Tecnologia

Cosa c'è da sapere sul panico per le notifiche di Instagram

Se anche il vostro feed Instagram è pieno di persone che chiedono di "attivare le notifiche per i post", la cosa è più positiva di quanto sembri.

Quelli di Pasqua sono stati dei giorni particolari per Instagram: a partire dal weekend si è cominciato a non vedere altro che immagini in cui gli utenti (e i brand) disperati implorano il pubblico di "Attivare la notifiche per i post"—Instagram, infatti, da qui a breve si conformerà ai modelli di timeline/feed adottati da Facebook (molto) e Twitter (meno), ovvero i contenuti non saranno più visualizzati in ordine cronologico, ma sulla base dei post maggiormente affini ai gusti dell'utente.

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Aldilà dell'ovvio fastidio per l'inquinamento di post inutili su Instagram (ma diciamocelo cosa vi guardavate su Instagram prima?) e la marea di amici e conoscenti che si sentono così importanti da chiedere ai loro seguaci di "attivare le notifiche per i loro post," quello che sta succedendo è interessante per una serie di motivi:

a) Il panico per la corsa alle notifiche è partito questo weekend, causato da alcuni rumor che volevano che Instagram introducesse il famigerato "feed algoritmico" a partire da domani, martedì. La notizia è già stata mitigata da un portavoce del social network, che su The Fader (che non è né TechCrunch—che rimbalza a The Fader—, né Gizmodo, è un magazine per ragazzi e ragazze) ha dichiarato che il cambio avverrà, ma non sarà domani perché sono ancora nel bel mezzo della fase di testing.

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b) Perlomeno sul mio feed Instagram le richieste di attivazione delle notifiche non stanno arrivando solo dai grandi brand, ma anche da normali utenti muniti di seguito discreto ma che so (quasi) per certo che non vengono e non verrebbero mai pagati da nessun brand per spingere un prodotto—e sarebbero quindi interessati in maniera concreta a mantenere un volume di pubblico interessante.

c) Dato il punto b, per la prima volta le "politiche degli algoritmi" stanno per toccare una fetta di utenza finora disinteressata all'argomento. Se, per esempio, in Italia l'introduzione su Facebook è avvenuta in maniera troppo graduale per essere concretamente notata e quella su Twitter ha colpito solamente utenti già informati sul fenomeno (principalmente perché chi posta su Twitter non è un user ma un prosumer, il più delle volte), quello che è successo questo weekend su Instagram ha finalmente coinvolto nel fenomeno un tipo di utenti normalmente disinteressati: in un certo senso è una cosa molto bella.

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L'introduzione di un feed algoritmico su Instagram è un problema molto serio, non solamente per la solita storia degli algoritmi che ci mangiano la vita e ci rinchiudono nella filter bubble, ma in particolare perché Instagram è rimasto l'unico social network a disporre di un tasso di coinvolgimento dignitoso (nel 2015, dimezzato rispetto al 2014, era del 2.261% contro lo 0.216% di Facebook e lo 0.027% di Twitter) e concretamente utile per i brand e le personalità che decidono di investirvi sopra.

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Abbattere questo tasso (perché un feed algoritmico fa questo: abbatte il 'coinvolgimento organico, ovvero quello generato naturalmente dall'interazione tra utente e contenuti, a favore di quello a pagamento, ovvero i "post sponsorizzati) non solo significa tagliare la gola a un grosso canale di marketing—inoltre, Instagram finora non ha disposto di strumenti di analytics realmente utili, come introdurrà questa funzione senza snaturare l'espereienza della piattaforma?—, ma sopratutto significa, di punto in bianco, scuotere le fondamenta di uno dei social network più utilizzato dai giovani, o dai cosiddetti millennials (brr…). Io spero succeda il prima possibile e dia quanto più fastidio possibile, perché è fondamentale che tutte le fasce di utenza si rendano conto di quanto tirannica e estemporanea sia la politica degli algoritmi e quanto e quale sia il danno che arreca, che va ben oltre il semplice avere qualche like in meno ai propri post.

Quello di internet non è un mercato che può essere gestito in tutto e per tutto come quello del mondo reale: le dinamiche di distribuzione dei servizi sono estremamente diverse e nel corso degli ultimi anni hanno rincorso un'inquietante tendenza ad accentrare il potere nelle mani di pochi (quanti altri social network usate in maniera concreta a parte Facebook, Twitter e Instagram?—Il primo e l'ultimo appartengono alla stessa azienda) e sempre più spesso questa 'rete di distribuzione' dei contenuti diventa l'unico canale attraverso il quale i suoi utenti usufruiscono di informazioni di qualunque tipo.

L'assenza sempre più evidente di alternative valide ai grandi colossi, accoppiata allo sciacallaggio a scopo di lucro che questi stessi colossi stanno consumando ai danni dei loro utenti (che tanto non se ne andranno, proprio perché non ci sono alternative) è turbinio terribile che non farà altro che portarci all'annullamento, perlomeno su Internet. Le ripercussioni sul lungo termine di un'immagine seccante come quella dell'"Attivare le notifiche per i post" su Instagram sono sorprendentemente molte, e dimostrano sempre più quanto l'unico via percorribile per la (ri)costruzione di un web sano, democratico e pubblico sia quella che prevede la destrutturazione del web stesso e la distruzione della autorità centrali.

Segui Federico su Twitter: @nejrottif