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Tecnologia

Perché l'FBI sta cercando di comunicare con gli studenti di bioingegneria?

La più importante agenzia investigativa americana vuole fermare il bioterrorismo prima che diventi realtà.

Ogni anno, migliaia di biologi in erba competono nella International Genetically Engineered Machine (iGEM) Competition. Il loro obiettivo è impiegare la biologia sintetica per evidenziare urgenti problemi di portata globale. La lista degli sponsor è esattamente quella che ti aspetteresti da eventi del genere—aziende di software, journal scientifici, organizzazioni mirate all'energia pulita e all'agricoltura.

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Ma c'è un nome su questa lista che è piuttosto bizzarro: il Federal Bureau of Investigation. Perché mai l'FBI dovrebbe curarsi dei progetti di studenti di biologia che arrivano dal liceo o dal college?

L'iGEM è solo uno dei modi in cui l'FBI sta collaborando con la community delle biotecnologie, spiega Megan Palmer, senior research scholar del Center for International Security and Cooperation at Stanford University.

Per riuscire a essere preparati a rispondere a un qualunque tipo di minaccia biologica, che si tratti di un'epidemia accidentale o di un attacco biologico, l'FBI sta lavorando per sviluppare un rapporto di fiducia e trasparenza con il mondo delle biotecnologie. Palmer ha discusso questo tema la scorsa settimana alla conferenza Biofabricate per la biologia e il design sintetico, a New York.

Ci sono stati numerosi attacchi biologici in passato—nel 1984, dei membri di un culto hanno avvelenato gli avventori di 10 bar dell'Oregon con la salmonella, mettendo in pericolo oltre 750 persone; nel 2001, delle spore di antrace inviate in alcune redazione e in uffici governativi uccisero 5 persone. Altri attacchi di questo tipo sono di tanto in tanto falliti perché gli aggressori hanno commesso qualche errore scientifico, rendendo le loro armi inefficaci, spiega Palmer.

I fenomeni di bioterrorismo sono incredibilmente difficili da prevedere.

Ma i fenomeni di bioterrorismo sono incredibilmente difficili da prevedere. Nel passato i governi hanno tentato di avviare dei programmi di corsa alle armi biologiche estremamente letali, ma ora il timore è che anche i gruppi più piccoli possano infliggere seri danni, spiega Palmer. La diffusione di una malattia nuova o ormai persa è solamente un incidente, o potrebbe essere intenzionale? E se lo fosse, servirebbe un po' alle autorità per capire chi l'ha lanciata, perché, e da dove.

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Ha decisamente senso che agenzie governative come l'FBI vogliano prevenire questo tipo di attacchi. Ma ci sono anche altre sfide in questo caso. Con il costante miglioramente della sofisticazione delle tecnologie, non è sempre semplice per le autorità comprendere come funzionano questo tipo di attacchi o capire quali siano le domande giuste da fare per anticipare queste minacce e non è chiaro quale tipo di informazioni siano necessarie alle autorità per stimare effettuare una stima accurata dei rischi, o se sia troppo pericoloso e poco etico condurre gli esperimenti necessari per ottenere gli strumenti per effettuare queste stime.

Per questo motivo l'FBI, assieme ad altre agenzie governative come il Dipartimento della Difesa, hanno cercato altri modi per creare un rapporto di fiducia e trasparenza con la comunità dei biohacker. Capitanati da Edward You, un supervisory special agent del Weapons of Mass Destruction Directorate dell'FBI e biologo molecolare in via di addestramento, la relazione tra queste due parti si sta facendo sempre più distesa.

Oltre che informare gli studenti circa la storia e i rischi degli attacchi bioterroristici, l'FBI ha lanciato l'International Biosecurity and Prevention forum, pensato per unire degli esperti e farli discutere su come prevenire i rischi alla biosicurezza; l'agenzia ha anche aiutato a supportare delle borse di studio per alcuni leader del settore delle biotecnologie, presso programmi come il Synthetic Biology Leadership Excellence Accelerator Program, che Palmer dirige.

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Per l'FBI questi sforzi non sono utili soltanto a scampare la minaccia di attacco bioterroristico—proteggono anche la comunità delle biotecnologie da personaggi dannosi, come parte dell'economia che si basa su queste tecnologie, spiega Palmer.

"La sensazione generale è che il governo abbia capito di non essere necessariamente il punto focale di interesse quando si parla di sviluppo tecnologico," continua Palmer. "Cominceremo a vedere molti più esempi di partnership tra il governo e il settore privato dove normalmente non ce lo saremmo aspettato."

"La sensazione generale è che il governo abbia capito di non essere necessariamente il punto focale di interesse quando si parla di sviluppo tecnologico."

Ma c'è una tensione naturale tra i biohacker isolati in piccole community e le agenzie governative tradizionalmente riservate. Per Palmer, la chiave di questa collaborazione è una comunicazione aperta. Per ora, sta andando bene—Palmer spiega di aver chiesto all'FBI di spiegare le ragioni del loro coinvolgimento nel progetto, di spiegare cosa si aspettano da questo campo e perché stia spendendo così tanti sforzi per avvicinarsi a questo settore, e per ora, per Palmer, l'FBI ha affermato di "voler avere sempre più conversazioni di questo tipo."

Ciononostante, questa relazione non è stata ancora messa alla prova da ciò che Palmer definisce un "evento chiave", una situazione in cui le persone cominciano ad ammalarsi e i biologi cominciano a diventare i sospetti numero uno, o una in cui i biologi scoprono che l'FBI li ha monitorati un po' troppo da vicino. Se questa collaborazione non regge un test di questo tipo, la fiducia tra l'agenzia e la community viene a mancare.

Se i biologi e gli agenti federali continuano a inquadrare i temi della biosicurezza come una responsabilità reciproca, tutto andrà liscio. "Gli sforzi dei singoli all'interno di una organizzazione più grande possono fare la differenza," spiega Palmer.

L'FBI ha cominciato da subito questo tipo di lavoro. Al meeting iGEM di ottobre, spiega Palmer, l'agenzia ha raccontato agli studenti lo storico del bioterrorismo e ha detto loro di fare attenzione ad attività sospette. Alcuni ragazzi non erano particolarmente volenterosi di partecipare, spiega Palmer—Volevano portare avanti la conversazione. "Molti di questi ragazzi potrebbero pensare, 'Be', potrei essere nell'FBI, forse potrei essere il consulente scientifico del Dipartimento di Stato,'" spiega Palmer. "Queste sono le persone che stanno cercando di coltivare un ecosistema generale positivo tra le istituzioni che lavorano in questo spazio. Non è solamente 'Noi contro Loro.'"