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Tecnologia

La stella più vicina al Sole ha un suo pianeta Terra

“Prossima tappa: scoprire se c'è vita su Proxima b.”
Rappresentazione artistica della superficie di Proxima b. Immagine: ESO/M. Kornmesser

La stella più vicina al nostro Sole ospiterebbe un pianeta delle dimensioni della Terra nella sua cosiddetta zona abitabile, secondo una sorprendente ricerca pubblicata la settimana scorsa su Nature. Battezzato Proxima b, il pianeta appena scoperto è circa 1,3 volte la grandezza della Terra, e orbita intorno alla nana rossa Proxima Centauri, che si trova a soli 4,2 anni luce dal nostro sistema solare.

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Date le dimensioni e la distanza dalla sua stella, Proxima b potrebbe, almeno in teoria, accogliere acqua allo stato liquido sulla sua superficie, e forse persino la vita. Ovviamente, saranno necessarie ancora molte ricerche per determinare le proprietà specifiche del pianeta—la presenza di un'atmosfera o di una magnetosfera protettiva, per esempio—ma è difficile esagerare l'importanza di una scoperta come quella di un pianeta roccioso dall'aria promettente, che si trova a un campanello stellare di distanza lungo la nostra stessa via cosmica.

"Sono stati trovati molti esopianeti finora, e molti altri saranno scoperti in futuro, ma andare in cerca dell'analogo della Terra più vicino a noi e riuscire nell'impresa è stata l'esperienza più incredibile della vita, per tutti noi," ha detto in una dichiarazione Guillem Anglada-Escudé, esperto di esopianeti che lavora al Queen Mary, all'università di Londra, ed è autore principale della ricerca in questione.

"Le storie e gli sforzi di molte persone sono confluite in questa scoperta. Il risultato è anche un tributo a tutte loro."

Spiegazione dei risultati dell'articolo di ricerca pubblicato su

Nature

. Video:

Nature Video/YouTube

Indubbiamente, questa scoperta emozionante è il frutto di un duro lavoro, basato su un decennio abbondante di osservazioni, generate da dozzine di scienziati diversi. Mentre nella maggior parte dei casi gli esopianeti vengono individuati quando passano davanti alle proprie stelle dalla nostra prospettiva sulla Terra—perché causano un minuscolo calo nella luminosità delle stesse—, non sappiamo se Proxima b oscuri mai Proxima Centauri a un angolo favorevole per noi. A dirla tutta, c'è solo una possibilità dell'1,5 che lo faccia, così Anglada-Escudé e i suoi co-autori hanno utilizzato un metodo vecchia scuola per confermare la presenza del pianeta.

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I primi esopianeti mai scoperti sono stati identificati grazie a piccolissimi strappi gravitazionali che i pianeti stessi esercitavano sulle proprie stelle, un metodo chiamato spettroscopia Doppler. Nel marzo del 2000, alcuni ricercatori, utilizzando uno strumento specializzato chiamato Ultraviolet and Visual Echelle Spectrograph, all'European Southern Observatory (ESO) in Cile, hanno captato i primi segnali del fatto che Proxima Centauri fosse condizionata radialmente ad una velocità di circa un metro al secondo, forse da un piccolo pianeta in orbita intorno alla nana rossa.

Per quasi 15 anni, questi piccoli strappi hanno continuato a comparire sugli strumenti dell'ESO. Ma dato che le nane rosse possono essere stelle particolarmente attive, che sputano raggi X e vampate ultraviolette regolarmente, gli astronomi non riuscivano ad attribuire in via definitiva le "oscillazioni Doppler" della stella all'esistenza di un pianeta.

Le cose sono cambiate nel 2016, con il lancio della campagna Pale Red Dot. Coordinata da Anglada-Escudé, l'obiettivo è stato quello di usare lo spettografo HARPS (High Accuracy Radial velocity Planet Searcher) dell'ESO, per esaminare da vicino Proxima Centauri, e riuscire a escludere del tutto altre spiegazioni per le sue misteriose oscillazioni.

Nel giro di qualche mese, il gruppo di ricerca ha scoperto che gli strappi si verificavano in modo regolare, a prescindere dall'attività della stella. Questo dato suggerisce che un pianeta orbiti ogni 11.2 giorni, ad una distanza di 7.5 milioni di chilometri, a circa il cinque percento della distanza della terra dal Sole.

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Dimensioni a confronto: l'orbita di Proxima b rispetto a quella di Mercurio. Immagine: ESO/M. Kornmesser/G. Coleman

Nonostante l'orbita tanto stretta, Proxima b rientra ancora nella zona abitabile del suo sistema, perché Proxima Centauri ha solo il 12 percento della massa del Sole, ed è molto più fioca.

"Una volta che abbiamo stabilito che l'oscillazione non era causata dalle macchie solari della stella, sapevamo che doveva esserci un pianeta in orbita entro la zona con condizioni favorevoli all'esistenza dell'acqua," ha detto Jon Barnes, co-autore dello studio che lavora presso The Open University nel Regno Unito. "Se un'ulteriore ricerca concluderà che le condizioni dell'atmosfera del pianeta sono adatte alla vita, saremo davanti a una delle scoperte scientifiche più importanti che l'uomo abbia mai fatto."

Su questo stesso piano, sono già cominciate a spuntare diverse teorie su cosa comporterà questo annuncio, e la notizia non potrà non essere accolta con entusiasmo dagli appassionati di spazio di tutto il mondo.

Con diversi telescopi di ultima generazione il cui lancio è previsto entro il prossimo decennio, le nostre indagini su questo mondo potenzialmente abitabile sono solo all'inizio. La missione Breakthrough Starshot, guidata dall'imprenditore Yuri Milner e dal fisico Stephen Hawking, punta a viaggiare verso Proxima Centauri (e le sue due stelle sorelle, Alpha Centauri A e B) entro una generazione. Per quanto la missione Starshot debba affrontare qualche scoraggiante sfida tecnologica, è possibile che il Ventunesimo secolo vedrà sia la scoperta di un altro pianeta abitabile, che il primo viaggio interstellare per osservarlo da vicino.

Rappresentazione artistica di Proxima b in orbita intorno a Proxima Centauri. Immagine: ESO/M. Kornmesser

Proxima b sarà oggetto di ampi scrutini scientifici, in quanto terra incognita extrasolare più vicina a noi mai scoperta. "Speriamo che queste scoperte possano essere d'ispirazione per le generazioni future, perché continuino a guardare oltre le stelle," ha detto Anglada-Escudé.

"Prossima tappa: scoprire se c'è vita su Proxima b."