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Tecnologia

Il Giappone riprenderà la caccia di balene in Antartide

Il Primo Ministro Shinzo Abe ha ammesso che l'utilizzo delle balene per la ricerca scientifica è solo una copertura.

Pochi mesi dopo il fermo della caccia alle balene in Antartide imposto al Giappone, il Primo Ministro ShinzoAbe ha promesso oggi al parlamento che si batterà contro le Nazioni Unite per la ripresa dello sfruttamento industriale delle balene nel suo paese.

Mentre Abe non ha chiarito quale sarà la sua strategia, le sue dichiarazioni sono significative perché dimostrano che la motivazione giapponese della “ricerca scientifica” era soltanto una scusa per sostenere il commercio derivante dalla loro caccia.

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“Voglio sostenere la ripresa della caccia commerciale alla balene attraverso i dati scientifici raccolti con la caccia per la ricerca,” ha dichiarato Abe alla commissione parlamentare secondo la AFP, promettendo una migliore lettura delle ragioni che portano la comunità internazionale a essere largamente contraria.

La caccia alla balene è fondamentalmente bandita in tutto il mondo, eccezion fatta per la caccia tradizionale e quella motivata dalla ricerca scientifica. Quest’ultima è stata utilizzata per decenni dal Giappone come scusa per alimentare l’industria nazionale della carne di balena.

A Marzo, la Corte di Giustizia Internazionale ha riconosciuto il fatto, stabilendo che la regolamentazione giapponese in materia, conosciuta come JARPA II, non faceva praticamente nulla per tenere al minimo il numero di esemplari cacciati, né per verificare che questi fossero realmente utilizzati a fini scientifici, né infine per appurare l'effettiva utilità della ricerca.

“La corte ha stabilito che le attività regolamentate da JARPA II possono essere definite genericamente scientifiche, ma, nel complesso, la motivazione principale della caccia alle balene non è le ricerca,” avevo scritto all'epoca.

Quanto stabilito non ha avuto alcuna ripercussione sulla caccia giapponese nel Pacifico del Nord, che gode di una regolamentazione separata. Inoltre la Corte di Giustizia Internazionale non ha impedito in alcun modo al Giappone di modificare JARPA II in modo da renderlo più aderente agli scopi scientifici per cui si suppone esista, una mossa che sarebbe sembrata la più logica anche dal punto di vista del Primo Ministro Abe.

Ma le sue dichiarazioni, dimostrando che la caccia non ha altro scopo che alimentare il mercato della carne di balena, suggeriscono grande prudenza nell'accogliere qualsiasi futura revisione del programma scientifico giapponese. Ovviamente, Abe potrà scegliere di puntare tutto sulla carta della caccia come attività tradizionale.

“È deplorevole che questo aspetto della cultura giapponese non venga compreso,” ha dichiarato oggi Abe.

Ma mentre la caccia alle balene è certamente radicata nella tradizione di questo paese, il mercato che ne deriva è in continua contrazione. Le generazioni più giovani hanno perso interesse per questo cibo tradizionale, e l’intera industria è mantenuta a galla esclusivamente dai sussidi governativi.

All'apice di questa attività, si stima che il Giappone abbia ucciso solamente in Antartide circa 1000 balene all’anno, come sostenuto nella causa originaria mossa dall’Australia alla Corte di Giustizia Internazionale. Oggi invece il Giappone potrebbe riuscire a conciliare il calo della domanda con i numeri di un programma di caccia a scopi scientifici. Indipendentemente da ciò, una cosa è chiara: il fine ultimo delle baleniere giapponesi non è la ricerca, ma portare le balene in tavola.