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Tecnologia

Perché lavorare di notte ti fa vivere peggio

Una ricerca ha provato la correlazione tra ritmi di lavoro notturni e problemi fisiologici che condurrebbero alla depressione.

Malessere diffuso, dolori, torcicollo, poca voglia di vivere, sonnolenza. Sì, ce la passiamo più o meno tutti così, purtroppo non è esclusiva di nessuno. Ci sentiamo in questo modo perché lavoriamo molto e dormiamo poco, ovviamente, ed è una condizione che sembra ci abbia appena confermato anche la scienza.

Se la sera, anziché riposare, ci mettiamo in condizione di essere abbagliati dalla luminosità delle lampade dell'ufficio o di casa, i nostri livelli di melatonina ne risentono. E sappiamo tutti quanto faccia bene la melatonina. Sappiamo anche—forse questo non è proprio ovvio a tutti—che la luce a onde corte può migliorare l'efficienza della secrezione di cortisolo al risveglio, cosa buona e giusta per tutti noi giovani virgulti; e il cortisolo, quando non si esagera, gioca un ruolo importante nell'elaborazione dei glicogeni in glucosio.

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La settimana scorsa è stata confermata la correlazione tra queste due condizioni con la pubblicazione su PubMed di una ricerca che ha come obiettivo "la valutazione degli effetti dell'esposizione o della mancanza di esposizione alla luce naturale, in un ritmo di riposo o lavoro, sui livelli di cortisolo e melatonina e sulle variabili psicologiche di un essere umano."

Questa è la melatonina. Carina no? via Wikipedia

I soggetti su cui è stata effettuata la ricerca sono stati divisi in due gruppi, in base alle loro condizioni di lavoro: 10 impiegati nel gruppo "luce", altri 10 nel gruppo "non luce". Tutte erano donne e tutte, per la durata dell'esperimento, hanno indossato Actiwatch 2, un dispositivo "progettato per fornire dati precisi e realistici per tutto ciò che riguarda i cicli di attività, di sonno, di veglia e di esposizione alla luce," a quanto dice il suo sito internet.

I soggetti hanno poi consegnato dei campioni di saliva estratti durante l'ultimo giorno di utilizzo dell'actigrafo e hanno risposto al Self-Reporting Questionnaire-20 per verificare l'eventuale presenza di disturbi psicotici. È stata utilizzata la scala Montgomery-Asberg per decretare la gravità dei sintomi di depressione e il Pittsburgh Sleep Quality Index per valutare la qualità del sonno.

Dopo aver analizzato i dati, i ricercatori hanno verificato che i livelli di cortisolo tra i due gruppi erano decisamente differenti per quanto riguarda i campioni di saliva estratti alle 10 di sera dell'ultimo giorno: maggiori per il gruppo notturno, minori per quello diurno. Per i livelli di melatonina, invece, il gruppo diurno ha rivelato livelli più bassi del notturno alle 8 del mattino, ma più alti alle 10 di sera.

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lavorare di notte significa vivere un po' peggio di come si vivrebbe lavorando di giorno

Incrociando questi dati con quelli dei questionari a cui i soggetti si sono sottoposti, livelli più alti di cortisolo alle 10 di sera sono stati collegati a disturbi psicotici minori e a sintomi di depressione, mentre livelli di melatonina più bassi, sempre alle 10 di sera, sono stati collegati a sintomi di depressione e una bassa qualità del sonno.

Cosa significa? Significa che i livelli di cortisolo e melatonina, indicatori generali di benessere fisiologico, provano scientificamente provato che lavorare di notte significa vivere un po' peggio di come si vivrebbe lavorando di giorno. Soluzione? Smetti di lavorare di notte, oppure comincia a usare f.lux, il regolatore di illuminazione dei monitor che sembra fatto apposta per questo problema.

Tienilo a mente la prossima volta che penserai che 8 ore in notturna possano regalarti un piccolo, tranquillo angolo di paradiso separato dal marasma generato dal sole.

Segui Federico su Twitter: @twitReolo