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Tecnologia

Un ex deputato ci ha spiegato il rapporto tra rete e politica in Italia

In queste elezioni NESSUNO parla di privacy, net neutrality, anonimato, colossi della Silicon Valley. E noi siamo molto arrabbiati.
Immagine: Motherboard Italia

In Italia il dibattito politico non è mai stato particolarmente proiettato verso il futuro. Promesse, contratti sottoscritti in TV, dichiarazioni e tweet riguardano bene o male sempre le stesse tematiche: tasse, Europa, reciproche accuse di inconcludenza, lavoro, immigrazione, e solo in alcuni periodi anche diritti civili, ambiente e droghe. L'attuale campagna elettorale per le politiche del 4 marzo non ha fatto che confermare questa tendenza.

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Non vogliamo mettere in dubbio l'attenzione dei nostri politici ai problemi del paese reale, e siamo molto coscienti dell'urgenza di risolvere le questioni più generali. Semplicemente ci chiediamo se si rendano conto di vivere nel 2018, di avere continuamente uno smartphone in mano, di essere perennemente online su un canale o sull'altro e di comunicare le proprie intenzioni quasi solo attraverso Internet.

Per capire il motivo di questo disinteresse, e farci spiegare perché invece le questioni legate alla internet governance ci riguardano molto da vicino, abbiamo intervistato l'Onorevole Stefano Quintarelli. Attivo in parlamento dal 2013 a oggi, Quintarelli è stato il fondatore dell'Intergruppo Parlamentare per l'Innovazione Tecnologica e promotore di diverse proposte di legge, relative principalmente alla net neutrality e all'anonimato online. Ascoltate cosa ci ha detto.