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Il Partito Democratico ha combinato un altro disastro su Facebook

Oggi la pagina del PD ha postato una card piuttosto imbarazzante sull'immigrazione, e di fronte alle critiche ha pensato bene di toglierla.
Leonardo Bianchi
Rome, IT
Immagine via Facebook

Mettiamola giù così: la comunicazione del Partito Democratico non è che se la stia passando benissimo.

Negli ultimi mesi, qui su VICE, abbiamo scritto più volte di come il PD stia cercando disperatamente di rincorrere il M5S sui social. È successo prima con la campagna parallela per il Sì al referendum, e poi in maniera più strutturata—cioè anche sulle pagine ufficiali, e non più "ufficiose"—a partire dalle primarie dello scorso aprile.

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Che qualcosa non stia funzionando non lo sostengono solo i detrattori di Renzi, ma anche membri stessi del partito e simpatizzanti vari—o comunque persone che non hanno pregiudizi di sorta verso il segretario del PD. Dopo il disastro legato al meme su Francesco Totti della pagina Matteo Renzi News, ad esempio, da più parti si era criticato questo scivolamento nei toni urlati e nell'invito compulsivo a "condividere" i contenuti.

I più imbufaliti, si leggeva in un post, erano proprio i renziani: "non hanno bisogno di confermare le loro convinzioni con il tifo. Il partito, inclusa la sua base, ha bisogno di programmi, chiarezza sulle scelte future e leader, non cheerleader." E persino Claudio Velardi, sul suo blog, si è lamentato di questa svolta recente nella comunicazione renziana: "Matteo, non ti si può più ascoltare. Devi cambiare linguaggio se vuoi tornare a parlare all'Italia. E per cambiare linguaggio devi cambiare testa. Devi dire COSE NUOVE IN UNA NUOVA LINGUA."

Negli ultimi giorni, a riprova di una difficoltà di fondo, la pagina Facebook del Partito Democratico ha più volte scalato le vette dell'imbarazzo. Un esempio su tutti: questa immagine su Donnarumma.

Ma è oggi che, con ogni evidenza, si è raggiunto il punto più basso. Nel pomeriggio è apparsa una card sull'immigrazione, con una citazione di Matteo Renzi dove figurano slogan come "aiutarli davvero a casa loro" che sembrano—anzi, sono—presi di peso dalla propaganda leghista.

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Non sorprendentemente, il post è stato letteralmente sepolto da una valanga di commenti che spaziavano dalla rabbia all'incredulità. Chi gestisce la pagina del PD ha poi fatto l'errore più clamoroso che si possa fare sui social: cancellare tutto. Come se quel post non fosse rimasto online per più di mezz'ora, o come se non fossimo nel 2017.

Adesso, infatti, quel post appare così:

Tuttavia, la pessima gestione a livello comunicativo è solo un aspetto di questa faccenda—e nemmeno quello più importante. Quella citazione, infatti, è estrapolata da un brano più ampio del nuovo libro di Matteo Renzi. Ed è proprio il testo a essere il vero problema: parlando d'immigrazione, il leader del PD se la prende con una fantomatica "logica buonista e terzomondista per cui noi abbiamo il dovere di accogliere tutti quelli che stanno peggio di noi," sostiene che "la parola 'identità' è una parola positiva, non negativa," e che "chi viene qui deve fare i conti con la nostra identità," e arriva a invocare un "numero chiuso" per gli arrivi in Italia—come se un intero paese fosse assimilabile a una facoltà di medicina.

Insomma: la coincidenza con le destre su questo terreno non si limita alla terminologia, ma si estendono fino alla sfera politica e anche culturale. Più in generale, credo che sia sempre più evidente il (disperato) tentativo del PD a trazione renziana di andare a rosicchiare voti sull'immigrazione al M5S e alle destre. Senza andare troppo in là, negli ultimi mesi ci sono state le famigerate dichiarazioni della Serracchiani, il decreto Minniti-Orlando, le accuse alle Ong e poi, appunto, questa card.

In pratica, manca solo lo sdoganamento della "sostituzione etnica" e del "piano Kalergi" in un'ottica di "sinistra" per fare il giro completo.

Matteo Salvini e il suo spin doctor, intanto, ringraziano calorosamente.

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