Perché dobbiamo sapere di più su Sigonella, la base italiana da cui partono i droni americani
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Perché dobbiamo sapere di più su Sigonella, la base italiana da cui partono i droni americani

ll whistleblower Cian Westmoreland ci ha spiegato perché dobbiamo chiedere maggiore trasparenza su Sigonella.
Riccardo Coluccini
Macerata, IT

Recentemente, l'esercito americano ha dichiarato di aver effettuato alcuni raid aerei con i droni per colpire l'ISIS in Libia. Secondo quanto riportato da Repubblica, questi droni sarebbero partiti dalla base italiana di Sigonella, in Sicilia.

Purtroppo, però, la natura degli accordi che regolano l'utilizzo di tali droni armati è un tema che non fa parte del dibattito pubblico — le poche informazioni disponibili sull'accordo sono state rivelate dal Wall Street Journal ad inizio 2016.

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Lo scorso lunedì, si è tenuta presso l'Università degli studi di Milano una conferenza dal titolo Droni Armati in Italia e in Europa: problemi e prospettive promossa da Rete Italiana per il Disarmo, CILD e ECCHR. Durante l'evento, si è discusso delle problematiche dell'uso dei droni armati, soffermandosi anche sulla mancanza di trasparenza del caso italiano.

Fra i relatori vi era anche il whistleblower Cian Westmoreland, tecnico che si occupava dei sistemi di comunicazione per il programma dei droni in Afghanistan. Ho parlato con lui per capire meglio quali sono le implicazioni di una base come Sigonella.

La base aerea di Sigonella garantisce supporto strategico e militare per gli attacchi con i droni armati degli USA — attacchi che richiedono l'autorizzazione caso per caso, ma senza comunicazione obbligatoria al Parlamento.

Westmoreland mi spiega che, quando si trovava in Afghanistan, aveva il compito di mettere in piedi un network di comunicazioni per il campo di battaglia, un sistema in grado di trasmettere tutte le comunicazioni sopra il territorio dell'Afghanistan verso il Combined Air Operation Center (CAOC).

"Si trattava di un nodo centrale per le operazioni, se quel sistema non funzionava ci veniva detto che sarebbero morti i nostri soldati," chiarisce Westmoreland, aggiungendo: "il sistema convertiva segnali terrestri in segnali satellitari, trasmettendo immagini, dati riguardo i target e comunicazioni."

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"Se pensi a questa attività guardandola solamente dalla superficie, sembra che sia una qualcosa di stupendo. Quando, poi, ho ricevuto un pezzo di carta con su scritto che avevo contribuito all'uccisione di oltre 200 nemici, ho iniziato a farmi delle domande: volevo sapere chi fossero, quanti civili fossero coinvolti," ma purtroppo queste informazioni non gli venivano fornite.

La situazione dell'Italia sembra molto simile: sta contribuendo all'utilizzo di droni armati per colpire bersagli considerati ostili da parte degli Stati Uniti senza però rivelare chiaramente i termini della collaborazione, né tantomeno fornire informazioni ai propri cittadini.

"L'Italia, con la crisi dei migranti, sta soffrendo le ripercussioni di guerre che non sono state iniziate direttamente dal vostro stato," sottolinea Westmoreland, "ed inoltre non vi è alcuna garanzia che gli Stati Uniti vinceranno queste guerre. Perciò, seguire ciecamente le politiche americane, ingaggiare dei conflitti a fianco degli USA quando non si ha pieno controllo sulla missione stessa, è sicuramente pericoloso."

"Quando hai le mani sporche di sangue vuoi capire il perché, chi erano quelle persone e perché dovevano morire."

Dalla base di Sigonella partono dei droni "che si basano sulle informazioni raccolte dall'intelligence americana, in questo modo stiamo mettendo gli interessi ed i bias culturali americani all'interno di questi sistemi — e non sono dei valori necessariamente congruenti con quelli italiani ed europei," aggiunge Westmoreland.

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Inoltre, sottolinea il whistleblower, non dobbiamo dimenticare mai che i droni sono indissolubilmente collegati all'infrastruttura della sorveglianza, "ciò che unisce l'Europa agli Stati Uniti sono una serie di valori comuni, ma se gli USA decidessero di cambiare paradigma, l'Italia e l'Unione Europea sarebbero dei target facili perché — secondo quanto emerso dai leak di Snowden — ogni cittadino italiano ed europeo ha una certa quantità di informazioni che sono state raccolte dalle loro comunicazioni private."

È necessario chiedersi, aggiunge Westmoreland, cosa voglia veramente dire esercitare la sovranità quando si acquistano droni dagli USA ed i tuoi comandanti non fanno altro che eseguire ciò che pensano sia corretto perché c'è la NATO.

Inoltre, "quando si hanno a disposizione tecnologie come queste con cui poter combattere guerre direttamente da casa, uno dei problemi è riconoscere che i droni non sono necessariamente un male — ma dobbiamo renderci conto che, quando si attaccano dei missili sui droni, la missione cambia drasticamente." L'Italia aveva già presentato nel 2012 una richiesta agli Stati Uniti per poter armare i droni di cui è in possesso ed ha ricevuto l'approvazione nel 2015.

Lasciare il Parlamento ed un'intera nazione all'oscuro di una guerra combattuta in remoto dalle proprie coste è inammissibile.

"All'età di 22 anni, ho fatto parte di qualcosa che aveva ramificazioni su di un'intera nazione, e sto cercando di capire cosa questo significhi ogni singolo giorno della mia vita, perché quando hai le mani sporche di sangue vuoi capire il perché, chi erano quelle persone e perché dovevano morire," conclude Westmoreland. L'Italia, fornendo l'appoggio ai droni americani con la base di Sigonella, deve iniziare forse a porsi le stesse domande, ma per far questo è necessario che ai cittadini italiani sia garantita la massima trasparenza sia dal punto di vista degli accordi strategici che dal punto di vista delle informazioni sulle missioni eseguite. Lasciare il Parlamento ed un'intera nazione all'oscuro di una guerra combattuta in remoto dalle proprie coste è inammissibile.