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Tecnologia

Ecco come Facebook decide cosa è degno della tua bacheca

L’ultimo aggiornamento dell’algoritmo favorisce le testate che la comunità degli utenti ritiene affidabili. Cosa potrebbe andare storto?
Riccardo Coluccini
Macerata, IT

Dal 2 luglio di quest'anno, le nostre bacheche Facebook hanno ricevuto l’ennesima modifica dell’algoritmo che seleziona l’ordine e il tipo di contenuti che appaiono quando apriamo l’app. Questa volta l’algoritmo va a colpire direttamente le fonti di informazione.

A inizio gennaio Facebook aveva svelato il suo piano per individuare le testate giornalistiche più affidabili — e quindi meritevoli di apparire in cima alle nostre bacheche. Il sistema si basava su un semplice questionario costituito da due domande, riportato nella sua interezza in un articolo di Buzzfeed:

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Screenshot: Buzzfeed

Due domande talmente banali da sembrare idiota l’idea di poterle utilizzare per stilare una classifica delle fonti di informazione di cui fidarsi: “Conosci questo sito?” e “Quanto lo ritieni affidabile?”

Come riportato nel post di Facebook, l’obiettivo è quello di dare maggiore priorità alle notizie che vengono da testate riconosciute come affidabili dalla comunità stessa, notizie che le persone ritengono istruttive e notizie rilevanti per la sfera locale in cui vivono le persone. Inizialmente questa modifica delle bacheche interessava solo gli Stati Uniti, ma ora è stata estesa a India, Francia, Germania, Italia, Regno Unito e Spagna.

Un questionario in cui è praticamente impossibile verificare la veridicità delle opinioni degli utenti e che non tiene in considerazione bias e polarizzazioni dello spettro politico attuale.

Il questionario, prosegue Facebook, è rivolto a “un campione vario e rappresentativo di utenti” che usano il social network. Lo scorso maggio, Reuters aveva rivelato che questo sondaggio era stato avviato anche in Europa — inclusa l’Italia.

In poco meno di due mesi, quindi, Facebook ha deciso che le notizie che appaiono nelle nostre bacheche devono essere ordinate anche a partire dai risultati di un questionario in cui è praticamente impossibile verificare la veridicità delle opinioni degli utenti e che, vista la banalità delle domande poste, non tiene in considerazione bias e polarizzazioni dello spettro politico attuale.

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In un’intervista rilasciata a gennaio, Adam Mosseri, responsabile per la gestione del newsfeed di Facebook, ha dichiarato, riferendosi alla posizione dell'azienda: “non penso che possiamo decidere quali fonti di informazione siano affidabili e quali no, e allo stesso modo non penso che possiamo decidere cosa sia vero e cosa no.” La soluzione, chiaramente, è mettere tutto nelle mani degli utenti.

Abbiamo contattato l’ufficio stampa di Facebook, chiedendo dettagli sulle motivazioni che hanno spinto il social network ad adottare questa soluzione, incluse spiegazioni sul concetto e l’efficacia del selezionare fonti “ampiamente affidabili.” L'ufficio stampa ci ha risposto linkando il post di Facebook di inizio gennaio in cui viene introdotto questo cambiamento del newsfeed — e di cui abbiamo già parlato sopra.

Per quanto riguarda i motivi di questa scelta, poi, l’ufficio stampa ha indicato il post di Mark Zuckerberg pubblicato sulla sua pagina Facebook lo scorso gennaio. Zuckerberg spiega che, dovendo cercare di risolvere “il problema dell’obiettività” nella scelta delle fonti di informazioni, alla luce di una società “così divisa,” anziché affidarsi a esperti o lasciare la scelta nelle mani di Facebook — cosa che non li avrebbe fatti “sentire a proprio agio” — ha preferito rivolgersi direttamente alla comunità di utenti.

Alla richiesta di informazioni sul numero di italiani che hanno preso parte al sondaggio e sulle modalità attraverso cui sono stati scelti, l’ufficio stampa non ha potuto rispondere, aggiungendo solamente che i sondaggi continuano costantemente — lo stesso ranking delle testate sarà in continuo aggiornamento — e che il campione è comunque rappresentativo.

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Queste fonti affidabili, però, andranno ad intrecciarsi con altri parametri che regolano l’algoritmo delle nostre bacheche. L’ufficio stampa di Facebook ci ha indirizzato in particolare verso una sezione del help center e un post pubblicato a fine maggio in cui si spiegano alcuni dettagli.

L’algoritmo parte da un inventario di tutti i post disponibili fra quelli condivisi dai nostri amici e dalle pagine e gruppi che seguiamo, e raccoglie dei “segnali” — che non sono altro che tutte le informazioni utili riguardo quei post, come: chi ha postato il contenuto, quanto tempo fa, quanti like e commenti ci sono nel post, ma anche la qualità della tua connessione internet e che tipo di smartphone stai utilizzando. Ora, in questo minestrone, entrano anche i dettagli sull’affidabilità delle testate.

A questo punto, l’algoritmo effettua delle predizioni per capire quali sono i contenuti con i quali abbiamo più probabilità di interagire, affidando specifici pesi a ciascuno dei segnali precedentemente presi in considerazione. I contenuti con cui non interagiamo sono praticamente inutili per Facebook, perché non gli permettono di estrarre informazioni sulle nostre preferenze.

I post degli amici e dei familiari, inoltre, avranno più importanza rispetto a quelli delle pagine che seguiamo — il mantra di Facebook è infatti quello di connetterci sempre di più e, per farlo, vuole tenerci in costante contatto con i nostri cari.

Tutto questo procedimento avviene per la bacheca di ogni singolo utente. E, non avendo modo di conoscere i pesi che vengono affidati a ognuno di quei segnali, lasciamo il nostro accesso alle informazioni letteralmente nelle mani di una serie di codici scritti da un’azienda californiana.

Per ricapitolare, dal 2 luglio è stato aggiunto un parametro sull’affidabilità delle testate giornalistiche partendo da due domande rispetto alle quali non è possibile verificare autenticità e intenzioni di quanto dichiarato dagli utenti. L’ufficio stampa di Facebook ha declinato di rispondere alle domande su questi rischi.

In un periodo in cui la discussione sulle fake news ha avvelenato ogni tipo di ragionamento sensato sul mondo del giornalismo, abbiamo abdicato a tutto in favore della finta obiettività dell’algoritmo.

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