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Tecnologia

In Giappone c'è un'agenzia che ti paga per girare con le pubblicità sotto le ascelle

77 euro l'ora per andare sui mezzi pubblici con adesivi pubblicitari sotto l'ascella: il corpo umano è ufficialmente il futuro dell'advertising?
Immagine via Wakino Ad Company

Nelle principali città giapponesi i mezzi pubblici sono notoriamente sovraffollati, specialmente nelle ore di punta. Giusto per dare una cifra del fenomeno, nell'area della Grande Tokyo si parla di circa 40 milioni di transiti al giorno e solo il circuito della metro è utilizzato quotidianamente da otto milioni di persone. Il pubblico di un'eventuale campagna pubblicitaria in questi non-luoghi, quindi, fa molta gola alle agenzie, che a quanto pare cercano i modi più creativi per colpire nel segno.

Pubblicità

La neonata Wakino Ad Company (waki vuol dire 'ascella' in giapponese) si offre di pagare delle modelle 10.000 yen all'ora, ovvero 77 euro, per attaccarsi dei mini-manifesti pubblicitari sotto le ascelle e girare per la città. Afferrando le maniglie dei mezzi pubblici, le modelle farebbero bella mostra del marchio in una modalità del tutto originale. Sembra una storia di fantascienza in cui a Neo-Tokyo il potere centrale ha varcato definitivamente la soglia dei corpi, e invece si tratta di un'iniziativa reale e non del tutto negativa — soprattutto se sei una ragazza che vuole farsi pagare bene per alzare semplicemente il braccio sui mezzi.

Il caso ha diversi precedenti: qualche anno fa, Air New Zealand aveva reclutato 30 persone per rasarsi a zero e tatuarsi il loro copy sul cranio, mentre un'agenzia londinese aveva fatto tatuare temporaneamente un URL sulle palpebre di alcuni volontari con il compito di ammiccare in giro per la città. L'agenzia ha appena iniziato i casting, riporta il sito giapponese Soranews24, pertanto la pubblicità sulle ascelle non è ancora una frontiera collaudata della strategia commerciale, ma ha un "potenziale possibilmente senza limiti".

Solitamente, quando si parla del rapporto tra corpo e pubblicità, si parla di sessismo o comunque del modo in cui la pubblicità ritrae il corpo in termini di 'modelli di perfezione' spesso irraggiungibili. In questo caso, invece, si tratta di usare il corpo come un vero e proprio spazio pubblicitario. A pensarci bene non è così impensabile che il business abbia un potenziale illimitato: sui social chi ha molti follower spesso monetizza sulla sua immagine per promuovere dei prodotti. Qui la differenza è che si tratta del corpo fisico di persone appositamente retribuite.

Anche se da un lato questo sistema potrebbe corrispondere all’ennesima invasione dello spazio personale da parte di chi ha degli interessi economici e quindi di una tendenza preoccupante e problematica, dall’altro lato è quasi confortante vedere che nel mercato del lavoro vengono ritagliate delle nicchie sempre più singolari e fantasiose: e sopratutto, alla luce del sole. L’utilizzo della nostra immagine pubblica nella pubblicità, infatti, è già una tecnica collaudata da tutti i principali social network, che raccolgono su di noi valanghe di dati in maniera poco trasparente per riutilizzarli nel mercato pubblicitario.

Sebbene le due transazioni siano diverse, il principio è fondamentalmente lo stesso, con la differenza che nel caso di Wakiko lo spazio pubblicitario viene acquistato in maniera consapevole e chiara sin dal primo momento. In fondo, visto che gli algoritmi sono destinati a rubarci il lavoro, in qualche modo noi del mondo IRL ci dovremmo pur organizzare.