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Tecnologia

Cosa fare in caso di apocalisse zombie

Con questo simulatore online di dinamiche infettive, la matematica ti dice precisamente cosa fare in caso di epidemia zombie.
Giulia Trincardi
Milan, IT
Immagine: shutterstock

È successo.

Il mondo in cui viviamo è stato sconvolto dal peggior scenario apocalittico: i morti non vogliono restare morti e infestano le strade delle città in cerca di un pasto, spingono i sopravvissuti alla fuga e contagiano morso dopo morso la maggior parte di loro, condannandoli a un risveglio affamato e senza coscienza. Dove andare? Che cosa fare? Quali scelte drammatiche ma fondamentali compiere in una situazione di massima degenerazione e panico sociale come quella che un'apocalisse zombie rappresenta?

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I ricercatori della Cornell University hanno recentemente condotto uno studio che risponde a queste domande, calcolandone le risposte nel modo più matematico possibile, grazie alla meccanica statistica.

Alexander Alemi e i suoi colleghi hanno elaborato una complessa simulazione di apocalisse zombie, per determinare le dinamiche di un caso estremo di epidemia mortale. Anziché concentrare il modello su malattie reali e conosciute, ma specifiche, hanno scelto un morbo finora presente solo nella cultura popolare, che rappresenta, però, in effetti, la perfetta parabola del contagio.

Alemi ha dichiarato che l'idea nasce con lo scopo di rendere la ricerca più divertente, oltre che maggiormente intelleggibile a un pubblico di non addetti ai lavori: un articolo di meccanica statistica che parla degli scenari possibili della diffusione di malattie semi-sconosciute non è una lettura facile per chiunque, ma trasferire quei calcoli in un mondo di morti che camminano e mazze da baseball che roteano significa usare bene il potere delle metafore.

Per rendere la cosa ancora più chiara, Alemi e il suo gruppo hanno messo a disposizione online il simulatore di dinamiche infettive interattivo; una volta stabiliti alcuni parametri—quanti morsi ci vogliono per morire e la velocità di spostamento degli zombie—e scelto il punto zero di diffusione sulla mappa, si può osservare la macchia formicolante rosso cupo del contagio che si diffonde per gli Stati Uniti, mentre un cronometro tiene il conto delle ore che passano.

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Immagine: via

Proprio in questi giorni la ricerca—basata su una rielaborazione del modello epidemico SIR—sarà presentata all'incontro di marzo dell' American Physical Society.

Ma la ricerca di Alemi e colleghi non è il primo caso negli Stati Uniti in cui si sfrutta lo scenario zombie per fare divulgazione o informare i cittadini su cosa fare in caso di emergenza. Persino il Centers for Disease Control and Prevention fornisce una guida consultabile su come prepararsi alla nefasta evenienza. O su come prepararsi—in realtà—ad un sacco di plausibili emergenze naturali, dove gli zombie sono solo una divertente e grottesca carta da regalo. Il CDC, insomma, fa in modo di mettere in fila tutte le nozioni di pronto intervento e sopravvivenza utili in situazioni reali, ricamandole con il fascino—narrativo—delle creature di Romero.

La ricerca del gruppo della Cornell ha calcolato, oltre alle dinamiche di sviluppo del contagio, anche quali siano i posti più sicuri degli Stati Uniti. La diffusione rallenterebbe una volta raggiunte le campagne, impiegando anche mesi per raggiungere le zone montuose. Insomma, trovarsi in una grande città durante un'apocalisse zombie sarebbe spiacevole esattamente come lo è nei film, ma il mondo non cadrebbe nel caos totale altrettanto rapidamente, non tutto insieme.

Sembra logico, a pensarci.

Lo studio è limitato agli Stati Uniti, basato su dati di censimento americani. Resta da chiedersi quali differenze comporterebbe l'invasione dei morti che camminano in Europa, o in Italia. Forse, similmente alle Northern Rocky Mountains americane, le Alpi potrebbero offrire il giusto riparo?O magari l'oasi di salvezza sarebbe un piccolo paesino pugliese, come sarebbe dovuto essere, secondo le speculazioni per la—mancata—fine del mondo del 2012?

Le malattie ad alto contagio sono motivo di ossessione per la società moderna, e la presenza della figura archetipica dello zombie nei media è cresciuta di pari passo con la nostra fobia. Non a caso. Si potrebbe affermare che ogni epoca partorisca mostri che sono metafore di ansie sociali specifiche: se la sessualità estrema del vampiro era un'antitesi della rigida morale vittoriana, e gli ultracorpi negli anni '50 erano una metafora della fobia americana del comunismo, allora forse gli zombie riflettono "le paure contemporanee della perdita dell'individualità, degli eccessi del capitalismo, della degradazione ambientale, degli eccessi della scienza e della tecnologia, del terrorismo globale."

Che si tratti di meccanica statistica, protocolli di sicurezza o cultura pop, gli zombie esorcizzano delle paure. E non ci resta che aspettare che un'università italiana ci dica come comportarci sul nostro territorio. Nel frattempo, meglio mettere scatole di fagioli e mazze da baseball nello zaino.