FYI.

This story is over 5 years old.

Tecnologia

I tatuaggi elettronici non sono più solo roba da complottisti

Un gruppo di ricercatori coreani ha messo a punto uno strato di pelle elettronica in grado di archiviare dati sul lungo periodo. La batteria è ancora ingombrante, ma è la cosa più assurda mai vista in un laboratorio.
Immagine: Donghee Son

L'ultima volta che ci siamo occupati di tatuaggi elettronici, Google (con Motorola) aveva brevettato alcuni componenti da applicare sopra o appena sotto la pelle, nel tentativo di rendere i dispositivi a comando vocale più accurati, monitorare il battito cardiaco e tutto questo genere di cose. Ora, questi aggeggi sono diventati reali, e possono anche memorizzare e trasmettere dati, tutto grazie ai ricercatori del Center for Nanoparticle Research in Corea.

In un articolo pubblicato su Nature Nanotechnology, il gruppo di scienziati ha descritto la sua "pelle elettronica," che può essere utilizzata per creare "sistemi bio-integrati in formato elastico, con prestazioni ottimizzate di archiviazione dati, diagnostica e funzionalità di rilascio di farmaci."

Pubblicità

La domanda è, perché dovremmo mai indossare questa pelle elettronica? Be', un Fitbit o un Nike FuelBand sono, per mancanza di una definizione migliore, fastidiosi da indossare—te lo agganci addosso o lo indossi al polso. Insomma, a entrambi manca quella praticità che, invece, puoi trovare in qualcosa di simile a un tatuaggio temporaneo. Ed è proprio ciò che i ricercatori coreani, guidati da Donghee Son, sono stati in grado di realizzare.

"Anche se i dispositivi di monitoraggio convenzionali acquisiscono dati fisiologici convincenti, la loro forma ne limita la perfetta integrazione con la pelle, portando a sfide nel campo dell'indossabilità e della riduzione del disturbo del segnale," ha scritto Son.

Ecco il tatuaggio elettronico sviluppato nel laboratorio di Son. Immagine: Nature

Finora, il problema con i tatuaggi elettronici è stato quello di alimentarli e permettere la memorizzazione dei dati a lungo termine. Finalmente, le nanotecnologie hanno permesso ai ricercatori di creare una pelle artificiale che utilizza meno energia e che può tenere in memoria i dati per tempi più lunghi.

Anche se la fonte di energia rappresenta ancora un problema—i tatuaggi di Son sono collegati a una batteria esterna indossata sul corpo (per esempio, in tasca)—ma il problema dell'archiviazione dati è stato risolto grazie a una resistive random-access memory (RRAM), creata con nanomembrane di dimensioni ridottissime. E così, per la prima volta, i tatuaggi elettronici sono in grado di memorizzare e utilizzare informazioni.

È un bel risultato, tant'è che all'orizzonte si apre un mare di possibilità per l'impiego della pelle artificiale, soprattutto nella diagnostica e nella somministrazione di farmaci. Gli utilizzi di questa tecnologia sono numerosi: applicando un sensore sul collo, potremmo sfruttare il Bluetooth per connettere le vibrazioni delle corde vocali con lo smartphone per una migliore chiarezza dei comandi a voce; ma potremmo anche utilizzare tatuaggi elettronici più sofisticati per innescare il rilascio di farmaci nel sangue quando il nostro organismo ne ha davvero bisogno.

Come succede nel caso del nanovulcano di cui vi abbiamo parlato tempo fa, questi dispositivi potrebbero rivelarsi utili per le persone affette da patologie croniche. In realtà, Son ha anche progettato un cerotto indossabile, che potrebbe fornire farmaci in modo automatico quando necessario, e lo ha testato su alcuni maiali.

I tatuaggi elettronici potrebbero essere utili anche per rilevare meglio i tremori associati al morbo di Parkinson e all'epilessia, magari, fornendo informazioni più dettagliate sulle condizioni che favoriscono l'innesco delle crisi più acute.

Tuttavia, fino a quando questi aggeggi non riusciranno ad alimentarsi da sé, saranno solo imponenti pezzi da laboratorio che non sono granché meglio delle tecnologie attuali. Non appena gli scienziati saranno in grado di risolvere il problema delle batterie, le aziende faranno la corsa per gettarsi nel mercato. E farsi un tatuaggio diventerà un concetto molto, molto differente da come lo intendiamo oggi.