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Tecnologia

Le auto senza pilota sono la condanna delle compagnie assicurative

I robot prenderanno il controllo delle nostre auto, e lasceranno a spasso un mucchio di persone che lavorano nel campo delle polizze auto. E non solo.
Immagine: Wikimedia Commons

Le auto senza pilota arriveranno in mezzo a noi, prima o poi. Saranno più sicure e affidabili di quelle tradizionali, e renderanno Google e gli altri produttori dannatamente ricchi. Gli unici rottami che lasceranno dietro di sé saranno i cadaveri delle innumerevoli aziende che guadagnano con gli incidenti d'auto.

Non è un segreto che i computer siano ormai dei piloti migliori degli esseri umani. Non guidano ubriachi, non scrivono SMS al volante, non si distraggono e non sbagliano strada. Forse non ridurranno gli incidenti stradali del 90 percento, come ipotizzano quelli di Google, ma un volta che le auto a guida automatica arriveranno davvero sul mercato, di sicuro le strade saranno più sicure.

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“A rimetterci per primo sarà chi hanno fatto degli incidenti il proprio business,” dice Chunka Mui, consulente commerciale e autore, durante una discussione del Council on Foreign Relations, dove mercoledì si è discusso del futuro economico della guida senza piloti.

Ma non sarà un problema solo per le compagnie assicurative. Nel suo libro, The New Killer Apps, Mui immagina un mondo dove le automobili guidate dai computer sono la norma:

Le assicurazioni automobilistiche—che negli Stati Uniti guadagnano ogni anno più di 200 miliardi di dollari in premi—vedrebbero dapprima aumentare i loro profitti, perché gli incidenti diminuirebbero, assieme ai rimborsi per i clienti. In seguito però, il 90 percento dei premi da incassare sparirebbero nel nulla. Anche le assicurazioni sanitarie, senza gli infortuni dovuti agli scontri in macchina, vedrebbero calare gli introiti. Dato che le macchine automatizzate rispettano tutte le norme stradali, i governi non guadagnerebbero più con le multe e la polizia avrebbe bisogno di meno agenti per strada. Anche le prigioni sarebbero più vuote, prive degli ospiti per guida in stato d'ebrezza. Non servirebbero più i semafori né l'illuminazione stradale—dopotutto le macchine vedono anche al buio. I parcheggi, che in alcune città coprono un terzo della superficie urbana, sparirebbero quasi del tutto, liberando i terreni e abbassando il valore delle proprietà. E così via.

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Anche se forse non tutte queste previsioni si avvereranno, è giusto prenderle in considerazione. Le macchine automatizzate sono una tecnologia problematica, e non solo perché ci lasciano liberi di leggere o guardare la TV mentre un robot guida al posto nostro. Il car sharing diventerà da subito l'opzione più conveniente, mentre i meccanici perderanno la propria clientela. Gran parte del personale delle compagnie assicurative verrà licenziata e i camionisti che coprono le lunghe tratte diverranno obsoleti. Chi lavora in questi campi, invece che perdere il posto a causa della manodopera straniera a basso costo, semplicemente non sarà più necessario.

“Non stiamo parlando di delocalizzazione. Non si tratta di diminuire i costi, ma di scegliere tra il lavoro e le nostre vite. Non tra soldi e lavoro, ma tra vita e lavoro,” sostiene Mui. “Io credo che dovreste scegliere la vita.”

Politici e legislatori dovranno prendere delle decisioni difficili, perché è chiaro che sarà la regolamentazione—e non la tecnologia o i costi—il maggiore ostacolo per la diffusione delle auto senza pilota. Ci sono ancora alcune difficoltà tecniche da superare, e queste macchine autonome sono ancora molto costose, ma come per qualsiasi altra nuova tecnologia, i prezzi scenderanno in fretta all'aumentare della produzione.

Gli assicuratori intanto osservano il fenomeno con attenzione. Un'analisi del 2013, condotta da PricewaterhouseCoopers, rivela che le aziende non credono che la nuova generazione di macchine intaccherà da subito i loro bilanci. Ma sanno bene che, prima o poi, questo accadrà comunque.

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“Almeno nel prossimo futuro, crediamo che gli affari per le nostre industrie proseguiranno più o meno invariati,” riporta la studio. “Le macchine senza pilota hanno il potenziale per rovinare il tradizionale mercato delle polizze auto. Ma anche se ce ne sono alcune già su strada, per assistere alla loro reale diffusione—così come alle infrastrutture per supportarla—ci vorranno ancora molti anni.”

Questo è il punto. Al momento, gli stati e le città esitano a dare il via al massiccio programma di test che queste macchine necessitano prima di diventare un oggetto comune. Una conto è avere un paio di auto di Google che girano da sole per le strade, ben altra cosa sarebbe se diventassero la maggior parte di quelle in circolazione. E gli Stati Uniti stanno perdendo la leadership in questo settore (In Giappone, le auto senza pilota della Nissan possono già circolare su strada).

“Molte delle persone che oggi lavorano per il MIT sui prototipi di auto senza conducente non si trovano nemmeno in America. Stanno a Singapore, dove possono testare queste macchine in un ambiente urbano,” dice Erik Brynjolfsson, direttore del Center for Digital Business al MIT. “C'è una grossa differenza in fatto di responsabilità—laggiù non hanno il nostro stesso tipo di democrazia, quindi possono portare avanti idee e progetti che negli Stati Uniti incontrerebbero delle difficoltà.”

Comunque, se il boom di questa nuova generazione di automobili avverrà anche negli Stati Uniti, è probabile che l'apripista sarà la Florida, perché è lì che i produttori e i legislatori stanno pianificando di costruire le strutture per testare le macchine. Ma ci sono ancora un sacco di cose che potrebbero andare storte, alcune delle quali non hanno niente a che fare con la tecnologia.

“Ci sono migliaia di motivi per cui tutta questa faccenda potrebbe andare a rotoli. Esistono forti interessi economici che potrebbero opporsi alle auto senza pilota,” sostiene Mui. I venditori di auto tradizionali—che hanno molto potere politico sul territorio, i camionisti, i tassisti e altre categorie chiamate in causa cercheranno di ostacolare lo sviluppo di questa tecnologia sollevando problemi burocratici a non finire.”