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Tecnologia

Il mistero dell'orwelliano e liberticida sistema creditizio cinese

Cosa sta succedendo al sistema creditizio cinese? Un viaggio in un possibile futuro orwelliano.
Immagine: Shutterstock

All'inizio di quest'anno il governo cinese ha scelto otto istituti di credito privati per avviare la creazione di un sistema di valutazione di affidabilità creditizia in Cina: secondo Zhang Jianhua, a capo della sezione di Hangzhou della Banca Popolare Cinese, "a inizio 2014 meno del 25% della popolazione cinese, ovvero circa 320 milioni di cittadini, erano muniti di una valutazione di affidabilità creditizia presso la Banca Popolare Cinese, a differenza dell'85% statunitense."

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L'Ant Financial Services Group, figlio del gigante Alibaba, è uno di questi istituti e gestisce Sesame Credit Management, il sistema di valutazione di affidabilità creditizia che fornirà a tutti gli utenti di Alipay, quello che di fatto è il Paypal cinese.

Il servizio di terze parti, non ancora approvato ufficialmente dal governo cinese, sfrutterà tutti i dati a sua disposizione, ovvero quelli provenienti dai servizi di Alibaba e di Tencent, che apparentemente collaborerà con l'e-commerce cinese.

L'obiettivo, sulla carta, è quello di creare un database di fiducia interno all'ecosistema dei servizi offerti da Alibaba, un po' come avviene in molti altri stati del mondo, per facilitare la valutazione delle garanzie finanziarie che ogni servizio può richiedere ad un determinato cittadino. Migliore è il tuo credit score, minori saranno le garanzie che ti verranno richieste.

Il grosso, gigantesco problema di questo sistema è che non sfrutterà solamente dati empirici di affidabilità—tempestività nel pagamento delle bollette, delle rate del mutuo e via dicendo—per stabilire il credit score di ogni cittadino, ma anche delle informazioni più personali, al fine di generare all'interno di Sesame Credit un valore relativo alle attività generali del cittadino, non tanto a quelle esclusivamente finanziarie.

Il caso scoppia a inizio ottobre, quando secondo un post di Rick Falvinge, fondatore del primo Pirate Party, su Private Internet Access, il sistema valuterà ogni cittadino non solo per la sua reale affidabilità creditizia, ma anche in base a ciò che compra—elettrodomestici = + credit score :D; videogiochi = - credit score :(—, in base alle sue opinioni politiche postate sui social, alla sua visione della storia—che non deve essere diversa da quella "ufficiale"—e anche al suo interesse nei confronti dell'attualità politica e finanziaria cinese, come nel caso del crollo del mercato azionario di Shanghai. In breve: se fai qualcosa che non piace al regime la tua affidabilità creditizia scende.

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Se la faccenda non fosse già abbastanza distopicamente spaventosa, ecco la ciliegina sulla torta: sempre secondo Private Internet Access il credit score di ogni cittadino non verrà stabilito solamente sulla base delle sue attività online, ma anche su quelle dei suoi amici. L'affermazione, per quanto al momento non trovi conferma se non che nel post di Falvinge, è pesantissima: benché si tratti di un programma gestito da terze parti, l'idea che un valutazione del genere possa un giorno o l'altro diventare "ufficiale" è assurda.

Di fatto, sembra che l'intenzione del governo sia quella di includere più persone all'interno del proprio sistema di controllo di credito passando inizialmente attraverso sistemi di terze parti.

L'indice di affidabilità va da 350 punti fino a 950, e sarà pubblicamente visionabile sul database di Credit China. "600 punti assicurano un prestito istantaneo da 800$, con 650 l'affitto di un macchina non richiederà più una caparra. Con 700 punti il cittadino potrà richiedere un visto per Singapore in maniera decisamente più veloce del normale, e maggiori saranno i punti più numerose saranno le mete "sbloccabili." Infine, si può addirittura pensare che un determinato credit score possa essere richiesto per accedere a determinate posizioni lavorative e sociali," spiega Falvinge. Questo credit score sarà pubblicamente visionabile sul sito di Credit China.

Il sistema di controllo ideato da Alipay sfrutta in maniera estremamente massiccia la montagna di big data che un paese popoloso come la Cina genera ogni giorno e li incrocia grazie alla capillarità dei servizi online che in Cina vengono gestiti da poche, note, aziende.

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Si tratta di un sogno per qualunque data scientist: una valanga di informazioni che non solo sono di fatto disponibili, ma sono praticamente già incrociate l'una con l'altra. Non resta che pensare a come sfruttarla.

Inoltre, dimenticandoci per un attimo dell'orwelliano e liberticida sistema di ricompense di Alipay, ciò che spaventa di più è l'imbuto dentro al quale i già censurati media cinesi finirebbero. Il fatto che il credit score venga influenzato non solo dalle azioni del cittadino ma anche da quelle dei suoi amici (su internet) è un riprova della profezia della "filter bubble," la "gabbia di filtraggio" che di fatto sta facendo in modo che siano gli utenti stessi a censurare la propria esperienza su internet.

Quello di Alipay è un sistema che sembra ancora ben lontano dal venire implementato ufficialmente.

Nonostante queste premesse quello di Alipay è un sistema che sembra ancora ben lontano dal venire implementato ufficialmente: la struttura del sistema di Sesame Credit infatti non piace alla Banca Centrale Cinese la quale benché non abbia ancora intrapreso azioni in merito deve ancora stabilire se Sesame Credit si tratti di una convincente trovata pubblicitaria per i servizi di Alibaba—perché come è ovvio che sia la valutazione migliora se i pagamenti e i soldi passano attraverso i suoi servizi—o di un sistema genuinamente pensato per ricordare alle persone quanto sia importante mantenere un credit score rispettoso.

Nel frattempo, anche se le affermazioni di Falvinge continuano ad essere prive di fonte—se non questa, anch'essa priva di fonti—, la paura più grande è che un sistema creditizio di questo tipo possa in qualche maniera intrecciarsi alla già risicata libertà di parola e espressione della popolazione cinese.