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Gif

Le GIF erotiche di Frances Adair McKenzie

Le pagine di questo libro si trasformano in animazioni sensuali e bizzarre grazie alla magia della realtà aumentata.

Immagini per gentile concessione dell'artista.

Potrebbe essere l’alba di una nuova era per l’arte GIF, e a inaugurarla sono la casa editrice Anteism e il lavoro sontuoso e surreale dell’artista di Montreal Frances Adair Mckenzie.

Chiariamoci: nessuno ha veramente idea di come sarà la prossima fase evolutiva delle GIF. Tanti artisti GIF si stanno spostando su Instagram, e si guadagnano da vivere grazie a nuove infrastrutture online come l’agenzia Creatrs di Tumblr e alle collaborazioni con GIPHY.

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Ma siamo assolutamente entustiasti dalla direzione vecchia-scuola-incontra-nuova-scuola che la gente di Anteism ha preso, facendo squadra con gli artisti GIF per produrre libri fisici di carta rilegata pieni di GIF, animate grazie alla magica tecnologia della realtà aumentata (AR).

“Realtà aumentata” è una formulazione un po’ goffa (se ne conoscete una migliore, scrivetemi), ma è impiegata per fare opere d’arte davvero eleganti come la app GIF-iti di INSA, le sculture di suono di REIFY, e il primo libro di GIF pubblicato da Anteism con le opere di Scorpion Dagger, Do You Like Relaxing?. Hanno un video molto pratico che spiega come funziona la realtà aumentata:

Ora, Anteism sta per pubblicare un nuovo libro di GIF che eleva alla massima potenza tutto ciò che abbiamo amato di Do You Like Relaxing?. Questa nuova fatica si intitola Glossed Over and Tucked Up, e espone i personaggi e le scenografie di McKenzie, fatti di arti senza corpi attaccati, frutta, oggetti inanimati e palette cromatiche che farebbero arrossire Matisse, tutto in un’estetica influenzata dalla fotografia di moda. McKenzie e Anteism sono al momento impegnati in un crowdfunding per il libro su IndieGogo, dove per 40 dollari canadesi (circa 27 euro) si posso ottenere 48 pagine di animazione in realtà aumentata.

Abbiamo parlato con McKenzie delle sue GIF, abbiamo provato a inventarci un modo migliore di dire “realtà aumentata,” e abbiamo discusso del processo alla base di Glossed Over and Tucked Up.

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The Creators Project: Cosa rende la tua arte adatta ad un libro in AR?

Frances Adair McKenzie: Penso che ciò che rende il mio lavoro e la AR interessanti insieme, sia il fatto che entrambi instaurano una conversazione tra elementi tangibili attraverso media digitali. Il mio lavoro si focalizza sulle nuove tecnologie, ma nel profondo sono una pittrice e una burattinaia. Mi diverte manipolare l’estetica digitale usando antropomorfismi e sensazioni pittoriche.

Capita spesso che il mio lavoro riveli un’erotica strana, che esplori l’abietto e che sia basato su una tensione tra elementi inaspettati. Mi piace mettere insieme storie inaspettate e oggetti familiari, in modo tale che la trasformazione delle immagini ferme operata dalla AR colpisca davvero. È affascinante vedere i fotogrammi di un video stampati essere inizialmente abbastanza innocenti, per poi, appena lo schermo svela i loro movimenti, mostrare tutta la loro intrinseca sensualità. Il fatto che lo spettatore/lettore sia coinvolto tramite il proprio dispositivo e che sia quindi lui a risvegliare le immagini, è perfetto!

Il ruolo della AR in tutto questo è quello di rendere sia il libro che il dispositivo più di quello che sono. Attraverso i livelli aggiunti di strumenti e schermi, le pagine diventano ibride, e la comunicazione delle immagini si trasforma in qualcosa di maggiormente complesso e problematico. È il tipo di situazione che mi interessa esplorare, quei luoghi in cui lo spettatore possa provare esperienze inaspettate e dove non possa sentirsi completamente a proprio agio. Si lascia più spazio a curiosità, apertura mentale e sperimentazione.

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Quando hai capito di voler realizzare un libro in AR?

Più o meno quando quelli di Anteism mi hanno proposto il progetto! Il designer Takeshi Mukai è arrivato a Montreal per lavorarci e il progetto ha preso subito corpo. Hanno sviluppato l’applicazione, ho potuto esplorare i lavori precedenti di Takeshi e ho avuto tra le mani il libro in AR di Scorpion Dagger. Ho inziato a capire davvero il potenziale del medium in questione. Ho pensato a come potessero funzionare le pagine per circa un anno, ma è nel tenerlo in mano e guardarlo direttamente che capisci l’efficacia del mezzo. È a quel punto che le cose hanno preso forma nel mio cervello.

Quali sono gli artisti che hanno influenzato maggiormente il progetto?

Mentre lavoravo, c’erano alcuni artisti che continuavo a consultare. Direi soprattutto Mika Rottenberg e Jacolby Satterwhite, entrambi usano media digitali in modi innovativi e personali. Durante tutto il processo, continuo a pensare al perché lavoriamo con la AR. Come influenza la fotocamera, i costrutti narrativi e come si muove il lettore tra i fotogrammi e le pagine. Ho l’impressione che entrambi questi artisti manipolino il punto di vista e le sequenze in modi interessanti, conservando nel frattempo un’estetica definita e idee stimolanti. Senza contare che il loro lavoro mi commuove, è sempre puntuale rispetto al clima politico contemporaneo.

Quali sfide ha comportato il processo?

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Credo che, come artista, se usi uno strumento o un medium, dovresti farlo per un motivo. Penso che analizzare cosa fa quel mezzo e perché lo fa, sia un’operazione importante. Ecco perché morivo dalla voglia di fare un lavoro completamente nuovo, questo non è solo un libro che raccoglie le opere di un’artista, è un approccio innovativo al fare arte. Alla fine voglio ripensare ogni aspetto del libro. Cosa vagamente ridicola, ma anche assolutamente stimolante.

Questa è solo la fase di concept, poi bisogna passare per vecchi formati, recuperare file perduti e cercare di mettere insieme qualcosa che abbia la giusta risoluzione per essere stampato. Ma se non ci fosse un certo piacere nel farlo, farei ancora pittura.

Quale pensi che sarà il futuro dei libri in realtà aumentata?

Ha un enorme potenziale per quanto riguarda i libri dedicati agli artisti, soprattutto per chi produce video, ovviamente. Mi interessa il modo in cui, a quel punto, il libro sarà in grado di interfacciarsi con l’ambiente che lo circonda. Mi piace anche nell’ambito dell’educazione e della narrativa, specialmente per i bambini. Non che non abbiano abbastanza schermi nella loro vita, ma se può far sì che continuino a girare e leggere pagine, io sono felice!

Molte persone con cui ho parlato non amano l’espressione “realtà aumentata” per questo tipo di opera. Hai per caso qualche idea per un nuovo termine?

Bé, immagino che il pensiero da fare sia: un altro strato di partizione nella nostra esperienza della realtà la migliora o la intensifica? Per quanto sia interessata alla AR come tecnologia e come qualcosa di piacevole con cui fare sperimentazione, resto titubante sul termine, è un po’ troppo manipolativo e fantascientifico. Mi fa pensare all’aumento del seno. Personalmente, mi piace il seno naturale, in tutte le forme e dimensioni.

Allo stesso modo, essere quella che decide o suggerisce nomi mi rende nervosa.

Trovate le opere di Francis Adair McKenzie sul suo sito. Mettete le mani su una delle sue GIF, partecipando alla campagna IndieGogo qui.