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​Game of Thrones ha appena preso una svolta fantascientifica

L'ultima puntata di Game of Thrones ha generato una teoria piuttosto inquietante: e se fosse tutto un paradosso temporale?
Giulia Trincardi
Milan, IT
via Game of Thrones

"The Door," l'ultima puntata di Game of Thrones—andata in onda ieri sera in Italia e messa online "per errore" dalla stessa HBO durante il weekend—ha suscitato sentimenti complessi nei suoi spettatori, soprattutto sul finale. Per quanto l'intera puntata sia essenzialmente un susseguirsi di momenti decisivi, vuoi per confronto umano o per risvolti politici/storici imprevisti, la scena finale è ciò che ha lasciato il pubblico veramente di pietra e non solo per questioni sentimentali, ma anche perché potrebbe rappresentare la chiave di una nuova interpretazione dell'intera storia di Westeros. Da mondo puramente fantasy, infatti, quello di Game of Thrones potrebbe aver appena preso una piega che oserei definire sci-fi.

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Da qui in poi, procedete a vostro rischio e pericolo di spoiler. Per ovvie ragioni, i nomi di luoghi e personaggi in questo articolo compariranno in inglese.

Un po' come l'anno scorso per la morte di Jon Snow, i fan di Game of Thrones sono accorsi su internet, tra Facebook e Twitter, consolandosi a vicenda e ripetendo tre parole il cui significato è cambiato per sempre—Se prima non avevano fondamentalmente alcun tipo di significato, ora corrispondono a una madeleine di puro dolore: #HoldTheDoor.

Best yet. Astrophile24 maggio 2016

Il gigante buono che ha lasciato Winterfell non mi ricordo quante stagioni fa per portare Bran Stark a Nord, alla ricerca del Three Eyed Raven, è morto. Ma la sua morte è stata una morte importante, scritta con maestria e intrecciata agli eventi talmente bene che potremmo trovarci davvero davanti a un punto di svolta radicale, dove Game of Thrones va a unirsi al coro di telefilm che giocano con i paradossi temporali, pur facendolo in modo coerente allo stile dell'intero prodotto.

Finora, Game of Thrones ha scatenato l'immaginazione scientifica di tanti, andando a sfiorare tematiche interpretabili come esempi di "magia" e di scienza "alchemica," nella serie, ma che rappresentano sicuramente un parallelo con certe classiche ossessioni della scienza moderna: pensate alla resurrezione dei morti operata dal medico di casa Lannister e dagli adepti del Lord of Light, pensate al clima insensato (inverni lunghi decenni?), pensate alle misteriose streghe che non invecchiano. Game of Thrones, da buon prodotto fantasy, si offre a un mare di interpretazioni, e c'è chi ipotizza addirittura che l'intera serie sia una metafora per il cambiamento climatico. Ma si era trattato appunto, finora, di un gioco di metafore intrapreso soprattutto dagli spettatori (e da alcuni accademici, come quelli di Stanford, che hanno ricostruito la geomorfologia di Westeros).

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La serie non aveva mai, però, preso una piega narrativa in una direzione fantascientifica.

Quello che Game of Thrones non aveva ancora fatto, però, era scardinare le regole del tempo inteso come quarta dimensione fisica, retaggio in genere molto più della fantascienza che del fantasy. Lo stesso fatto che il paradosso temporale si basi su tre parole fa eco a quel genere di narravita sci-fi che ha fatto di questo trucco il suo punto forte. Doctor Who—la serie sui viaggi nel tempo per antonomasia—costruisce un'intera stagione sull'equivoco relativo al nome un personaggio—Melody Pond o River Song—, la cui identità si rivela essere la chiave, esattamente come per Hodor, di una verità sconvolgente.

Ma procediamo con ordine.

La morte in Game of Thrones, per quanto abbondante, non è mai stata casuale o scontata (con buona pace delle comparse, questo discorso deve limitarsi chiaramente ai personaggi principali): ogni volta che George R.R. Martin ha deciso di prenderci a calci nello spirito uccidendo un personaggio, l'ha fatto per dirci che a Westeros e dintorni la brava gente muore male perché non è un mondo per brava gente. Nel gioco dei regni l'unica regola è quella degli interessi sporchi e schifosi, tanti saluti all'etica. Sono morti anche personaggi spietati, sì, ma in questo caso gli eventi erano sempre giustificati dalla poca lungimiranza degli stessi; nel mondo di Game of Thrones l'ingenuità paga male tanto quanto la rettitudine morale.

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Questa cosa non è stata del tutto vera nei primi episodi di questa stagione, dove la crudeltà di un personaggio specifico—Ramsey Bolton, anche conosciuto come l'uomo che sussurra ai doberman inferociti e fabbrica divani in pelle umana—, è risultata quasi scontata; questo dettaglio ha rischiato di far perdere di valore allo strumento narrativo della morte in sé, perché le scelte di Ramsey sono diventate prevedibili. Con la quinta puntata, però, la serie recupera la sua abilità nello sfruttare questo dispositivo e noi non possiamo che esserne sinceramente soddisfatti, per quanto distrutti (si può parlare di relazione abusiva con una serie televisiva? Sì?).

Veniamo ai fatti. La puntata apre rendendo un briciolo di giustizia a Sansa Stark, che nella stagione precedente era stata la vittima numero uno di una regia che sfrutta la violenza di genere come puro oggetto di scena (#teamsansa, cazzo). Prosegue portandoci in giro tra gli altri personaggi, ognuno dei quali è impegnato a capire come riprendersi il maltolto, come muovere guerra a qualcun altro e, nel caso di Bran Stark, su cui ora ci soffermeremo più in dettaglio, a scoprire di più sugli albori del mondo stesso di Westeros.

I just want someone to look at me the way Tormund looks at Brienne. Shane White23 maggio 2016

Una menzione speciale alla nuova coppia del secolo.

Una puntata piena di momenti cruciali, dicevamo, sia da un punto di vista registico che di contenuti: l'universo di Game of Thrones è sul punto di esplodere nella guerra del millennio e ogni pedina è pronta a fare la sua mossa.

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Il momento più importante però, inutile dirlo, è il finale, che è giocato su due piani: quello reale—dove Bran Stark e compagnia devono sfuggire a un attacco sferrato dai non-morti surgelati—e quello passato, dove lo stesso Bran è impegnato in una visione sul giovane (e ancora sano di mente) Hodor. Quando il personaggio di Hodor pilotato mentalmente da Bran e impegnato a salvare la situazione nel mondo reale arriva al momento del proprio sacrificio, le parole ripetute da un altro personaggio—"Hold the Door"—entrano nella visione di Bran e colpiscono Hodor bambino, che è colto da una sorta di colpo apoplettico e comincia a ripete solo ciò che sente dall'aldilà della visione, contraendo piano piano la frase finché non rimane solo "Hodor."

Game of Thrones si è deciso a spiegarci perché Hodor dice solo "Hodor," ma l'ha fatto dicendoci anche qualcos'altro: é tutta colpa di Bran, o—se passiamo oltre al momento di sofferenza—Bran può interagire con il passato.

L'ipotesi del viaggio nel tempo che Game of Thrones potrebbe voler mettere in scena non è di tipo lineare, ma ciclica.

La guida spirituale di Bran era stata chiara già in precedenza: Bran non può entrare in contatto con le persone che vede nelle sue visioni. Questo, si è visto proprio nella quinta puntata, non vale per i White Walkers, le cui capacità psichiche vanno, evidentemente, oltre quelle degli esseri umani. Seppur con terribili conseguenze, però, la cosa è valsa anche per Hodor: e se fosse possibile per Bran comunicare con il passato, pur portando alla follia i personaggi che incontra? Su questa linea si sviluppa una delle teorie più interessanti che i fan di Game of Thrones abbiano mai formulato: Bran potrebbe essere il responsabile degli avvenimenti che hanno scatenato la guerra, potrebbe essere responsabile della follia del Mad King in persona. Secondo un redditor, infatti, Re Aerys Targaryen potrebbe essere impazzito dopo aver sentito la voce di Bran Stark che tentava di farlo ragionare, o magari di avvertirlo dell'arrivo del White Walkers ("Bruciateli tutti" è il comando per cui Aerys è passato alla storia e che ora potrebbe aprirsi a nuove interpretazioni).

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L'ipotesi del viaggio nel tempo che Game of Thrones potrebbe voler mettere in scena, però, non è di tipo lineare (vado indietro nel passato per modificare il futuro e torno in un futuro diverso), ma ciclica: il presente è in un certo modo e il mio andare nel passato e influenzarlo potrà solo spiegarmi perché il presente è così. È un viaggio nel tempo che ricorda l'ineluttabilità di certe tragedie greche. In altre parole, sappiamo già come è andata la storia, ma potremmo scoprire che dietro ai suoi eventi più importanti c'è un personaggio in grado—o costretto dallo strano destino dei paradossi temporali—ad agire sul passato.

Pensateci. È una teoria interessante.

Nel frattempo, sulle pagine italiane prima della messa in onda della puntata su Sky, si era aperto il toto-traduzioni (ecco perché in questo articolo ho preferito lasciare tutti i nomi originali) per "Hold the Door." "Abbiamo rischiato di avere un personaggio di nome Torta," mi ha detto un amico ieri sera, parlando dell'episodio e dei drammi di traduzione. Sky ha infatti optato per un letterale "Tieni la porta," nella versione sottotitolata. Sulla pagina Facebook, c'è chi propone "Tieni duro," per una migliore assonanza ma chiunque si rende conto che, in generale, rendere la forza di quelle tre parole in un altra lingua non sarà una passeggiata.

AlessiaG23 maggio 2016

Voi ridete e scherzate ma da qualche parte c'è un traduttore ubriaco marcio che non riesce a dormire. Some nights.23 maggio 2016

D'altronde, e internet è unanime in questo, non sarà più una passeggiata neanche dire "Hold the Door," come se niente fosse. Non resta che asciugarsi le lacrime e vedere come Game of Thrones gestirà da ora in poi questa sua nuova dimensione (quasi) fantascientifica.

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