persone fidanzate app
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Identità

Abbiamo chiesto perché alle persone fidanzate che usano le app d’incontri

Perché non lo scrivi chiaramente nella bio di Tinder? Perché non lo dici al partner? E se poi ti beccano?

“Ho usato le app all’inizio di una relazione nata su Tinder. Solo per sbirciare, flirtare e capire se avrei voluto altro.”

Quando si conosce qualcuno tramite un’app di incontri, può capitare a un certo punto di chiedersi: “Sarà davvero single, o sta omettendo qualche dettaglio?” Incappare in una persona che sulla carta è monogama, già in coppia e sceglie di non dirlo è una possibilità. Scoprirlo è inevitabilmente piuttosto seccante.  

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Come nel caso di Marta, 38 anni, che racconta di aver conosciuto su Tinder un uomo e di essersi insospettita fin da subito perché lui la videochiamava solo dall’ufficio e le scriveva solo sull’app, senza darle il numero di cellulare. “Dopo un po’, casualmente ho scoperto che avevamo degli amici in comune, e quindi la verità: era sposato e con due figli,” racconta. “Per fortuna non mi ero sbilanciata molto.” 

A Francesca, 27 anni, è successo qualcosa di simile. “Voleva che ci scrivessimo solo su Telegram, sostenendo che avesse problemi con Whatsapp.” Dopo mesi che si frequentavano, Francesca ha poi scoperto che era fidanzato. “Mi ha chiamato disperato chiedendo di non dire niente alla sua ragazza. Alla fine l’ho contattata, e lei lo ha lasciato.”  

In entrambi i casi e in racconti simili che ho raccolto tramite Match and the City, la mia community incentrata sul mondo delle dating app, gli indizi si ripetono: le persone già impegnate cercano di tenere canali di comunicazione distinti con chi conoscono sulle app e forniscono scuse di vario tipo. 

Ma quante, in media, sarebbero le persone giù in coppia che scaricano le app?

Nel 2015 GlobalWebIndex ha condotto uno studio su 47mila utenti di dating app: il 30 percento era sposato, mentre il 12 era in una relazione (soprattutto uomini). Uno studio su giovani adulti americani, condotto nel 2016, riporta poi che il 17 percento ha messaggiato con qualcuno su Tinder mentre era impegnato, e il sette percento ha avuto una frequentazione sessuale tramite dating app mentre aveva già una relazione.

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Uno dei motivi ricorrenti che ho raccolto, tramite testimonianze, è il passaggio a una relazione a distanza. “Ho scaricato Bumble a inizio 2022, un mese dopo essermi trasferito per lavoro in una capitale europea”, racconta Luca, 35 anni. “In Italia ho una ragazza, ma vedendoci solo nelle rare occasioni in cui torno a casa la questione sesso ha iniziato a pesarmi. Se dovesse saperlo non so come reagirebbe, ma il mio è un uso fatto con molta discrezione.”

Un’altro motivo, poi, sarebbe la voglia (o nostalgia) di andare a letto con nuove persone, senza però avere il coraggio di dirlo alla/o proprio partner. Il desiderio di fare nuove esperienze è legittimo, ma non comunicarlo un po’ meno—e le persone in coppia che usano le app d’incontri ne sono talmente consce da non volersi esporre. Proprio per questo, le prossime testimonianze sono state raccolte tramite NGL, l’ASK per inviare messaggi anonimi che va forte attualmente su Instagram. 

“Lei era fuori città per qualche mese e io ne ho voluto approfittare per trovare altre donne con cui limonare e scopare saltuariamente. Provare brividi che non provavo da tantissimo,” racconta la persona anonima. “Le volevo bene ma avevo assolutamente voglia di farlo con un’altra. Il karma mi ha fregato, facendomi beccare da una sua amica su una dating app.”

Alla base ci sarebbe la volontà di operare una scissione tra bisogno affettivo e sessuale da soddisfare con persone terze. “Uso le dating app anche se sono in una relazione perché per l’amore mi basta la mia compagna, mentre la mia sessualità è frustrata dallo stare con un’unica partner. Non credo nella monogamia, penso sia solo un obbligo dettato dalla nostra cultura e società,” mi viene riferito in un altro racconto anonimo.

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Su VICE abbiamo parlato spesso di come intavolare il discorso per proporre il passaggio a una relazione aperta o trattato il tema delle non monogamie etiche: queste si basano però su un forte scambio di informazioni, definizione di regole e sincerità tra le persone in relazione, e quando questi fattori vengono meno è da considerarsi tradimento. 

Sempre Luca, ad esempio, racconta che prima di avere una relazione a distanza la sua per un po’ è stata una relazione aperta. “La mia ragazza non sa che adesso vedo altre persone tramite le app, ma abbiamo ricominciato a parlare di aprire la relazione perché la distanza inizia a pesare a entrambi. In quel caso forse glielo direi. Non so come reagirebbe. Se dovesse dirmi che lei ha fatto lo stesso, del resto, la capirei.”

“[Inoltre], sulle app lo specifico fin da subito: non cerco relazioni o amicizie, solo incontri finalizzati al sesso,” continua Luca.

“Su Tinder abbiamo sempre incoraggiato i nostri membri a completare il loro profilo e cercare di essere il più trasparenti e autentici possibile,” commenta Vicente Balbastre, Comms Lead per l'Europa Meridionale. “Ci sono diverse funzionalità, come ad esempio 'Esplora', che ci incoraggiano a mostrarci per come siamo, senza filtri, così da poter incontrare persone che condividono realmente i nostri stessi interessi”.

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Tinder ha denominato il fenomeno “hardballing,” ovvero la tendenza a dire apertamente e onestamente nella bio di Tinder cosa si stia cercando. Un comportamento che appartiene in particolare alle nuove generazioni, che tendono ad essere più dirette e schiette. 

Una ricerca condotta da Elisabeth Timmermans, Elien De Caluwé e Cassandra Alexopoulos, e pubblicata nel 2018 nel Computers in Human Behavior (per cui il 22,4 percento degli intervistati ha ammesso di aver usato Tinder mentre era in una relazione), si è concentrata sui motivi che portano le persone a scaricare le app d’incontri.

Innanzitutto, tanto per i single quanto per i non single, entra in gioco la curiosità di provare una dating app. Dopodiché, in minor percentuale, i non single usano le dating app per cercare relazioni romantiche, nuovi amici o migliorare le proprie abilità di corteggiamento. A sorpresa, invece, lo studio non ha rilevato differenze tra single e non single nell’usare le dating app per aumentare l’autostima e trovare sesso occasionale.

Lo studio chiude, poi, con un quesito: le persone che tradiscono sulle dating app avrebbero tradito comunque anche in altro modo (e adesso con le dating app hanno solo una tecnologia che le agevola), oppure il modo stesso in cui sono disegnate le dating app spinge indirettamente all’infedeltà? 

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Secondo Timmermans, De Caluwé e Alexopoulos, le caratteristiche che favorirebbero il tradimento sulle dating app sono ad esempio il funzionamento ludico dello “swiping” (scorrere a destra e sinistra per selezionare i profili, con un gesto semplice e quasi automatico) e il fatto che l’ampio bacino di profili aumenti l’“overload effect” (eccesso di scelta) e renda quindi più difficile selezionare uno/a solo/a partner. 

Quest’ultimo fattore emerge anche in un altro dei messaggi anonimi che ho ricevuto: “Ho usato le app all’inizio di una relazione nata su Tinder. Solo per sbirciare, flirtare e capire se avrei voluto altro. La risposta è stata che no, non volevo altro.” 

Del resto all’inizio di una relazione è complicato definire il perimetro della relazione stessa, e la classica domanda “noi cosa siamo?” viene spesso rimandata—tanto che sulle dating app, per ovviare a questa evenienza, una delle domande più frequenti all’inizio è proprio “cosa cerchi?”.

Essendo ormai la tecnologia e i comportamenti umani così collegati, forse non ha molto senso chiedersi cosa sia causa dell’altro. Piuttosto, sarebbe indispensabile focalizzarsi su ciò che spesso manca nelle coppie: la comunicazione. Perché, fun fact, la coppia aperta unilaterale non esiste.  

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