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Tecnologia

Fotolog è morto, lunga vita a Fotolog

Da domani Fotolog sarà chiuso per sempre, e noi di Motherboard abbiamo approfittato dell'occasione per farci un viaggio nell'internet dei ricordi.

Per molti è il primo social network della storia, per altri l'ennesimo retaggio di un passato da dimenticare. Lanciato il 23 aprile del 2002, Fotolog è arrivato molto prima di Facebook e di altri social, e per molto tempo è stato una delle piattaforme di photo sharing più utilizzate. Da domani, però, chiuderà definitivamente i battenti: avete ancora poche ore per cercare di recuperare le vostre foto più imbarazzanti.

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Quando un social chiude, per quanto obsoleto, noi di Motherboard ci prendiamo sempre male. Il meglio che possiamo fare è commemorarlo ricordando le nostre prime esperienze con i social network nella speranza che internet ci riservi ancora dieci, cento, mille Fotolog.

NETLOG

La mia adolescenza appartiene a un'età di mezzo: troppo giovane per essere stato forgiato nei fuochi infernali dei forum, troppo vecchio per potermi concedere il lusso di ignorare le schiere di social network che hanno solcato lievi queste terre prima che Facebook divorasse tutto il resto.

Ho avuto l'immensa fortuna di iniziare da Netlog. Seconda media: storie di foto, di nickname complicati e di baccagli disperati, appesantiti dalla consapevolezza che lei, sì proprio lei, ormai viveva soltanto per _Bl4cK-AnG3L!93.

Netlog — come molti altri social network del periodo — è ormai morto, e se proprio devo cercare un lato positivo in quell'eccidio di filtri, foto sgranate e abuso di simboli recuperati dai meandri di una mappa caratteri, posso dire che al mondo non vi è certezza più rassicurante della consapevolezza che quegli anni terribili sono ormai andati, cristallizzati in chissà quale server farm boliviana. — Federico Nejrotti, @nejrottif

MYSPACE

Prima di avvicinarmi al mondo dei social non riuscivo a trovare alcun buon motivo per creare un profilo personale su internet. Che genere di contenuti avrei potuto sottoporre agli altri? La mia vita? Non avrebbe mai potuto funzionare, sarebbe stato troppo noioso.

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Fu solo grazie a MySpace che saltai sul carrozzone dei social: il tutto per promuovere la band in cui suonavo. Il fatto che si trattasse in qualche modo di "lavoro" giustificava ai miei occhi la nostra presenza sul web. MySpace fu lo strumento che mi fece comprendere delle grandi verità: le interazioni sui social sono molto diverse da quelle del mondo "fisico" e, soprattutto, non bisogna mai dare per scontato che vengano vissute con lo stesso grado di partecipazione emotiva da chi ne è coinvolto.

La mia ignoranza di questo aspetto fondamentale fu la causa di fraintendimenti vari e di eccessivi entusiasmi per ogni singola notifica, "Una ragazza ci ha chiesto l'amicizia!", "Una ragazza ci ha segnalato questo evento! — Ci terrà proprio tanto alla nostra presenza!", "Una ragazza ci ha scritto lo stesso identico messaggio in inglese che scrive su mille altri profili! Ci terrà proprio tanto ad assicurarsi che anche noi lo leggiamo!!!", e così via — Credo che questi pochi patetici aneddoti siano più che sufficienti a rendere l'idea.

Prima di rischiare di commuovermi per i troppi ricordi, corro a salvarmi tutte le foto imbarazzanti che avevamo caricato sopra al nostro profilo Fotolog — ebbene sì, il mio primo profilo personale è arrivato solo con l'arrivo di Facebook. — Federico Martelli, @spaghettikraut

BLOG MSN

Una delle prime cose che ho fatto sul web è stato aprire un blog di Messenger. Dovrei star qui a scrivere delle nottate che passavo sui forum, ma all'epoca la socialità virtuale non mi interessava. Anzi, prima che inventassero Facebook non avrei mai nemmeno immaginato che in futuro internet sarebbe diventato un luogo di nudità di fronte al mondo. Per me era un mezzo per scaricare roba con e-Mule, sentire gli amici in chat, fare qualche ricerca scolastica e scrivere cose sensibili.

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Il blog si chiamava "Ceci c'est pas un blog" (googlando ora scopro che ce ne sono centomila) e ci scrivevo in media un post al mese. Era roba criptica e adolescenziale, a metà tra la prosa e la poesia. Di solito scrivevo dopo aver fumato o quando mi succedeva qualcosa di particolarmente rilevante. Cambiavo il layout e l'immagine di sfondo piuttosto spesso, e non credo di aver mai trovato un font che corrispondesse alle mie vere aspettative. Non so chi lo leggesse, forse nessuno.

Il blog era importante soprattutto per il suo valore catartico (scrivere) e autobiografico (rileggere). L'ho vergognosamente portato avanti per diversi anni, anche all'università, e alcuni post scelti mi sono valsi una pubblicazione in una raccolta di poesie. Non ricordo bene come sia finita con i blog di Messenger, fatto sta che pian piano li hanno trasferiti tutti su Wordpress. Ho copincollato i post su un blog Splinder ma un giorno ho scoperto che avevano chiuso pure quello. Destino. — Antonella Di Biase, @Antodb333

I FORUM DI ANIME Una cosa che ripeto spesso è che sono grata a qualsiasi divinità mi abbia fatto nascere significativamente prima dell'avvento di Facebook e mi abbia così risparmiato l'imbarazzo di un'adolescenza sui social 2.0 e oltre. Avrei avuto solo avatar di manga sconci e sanguinolenti e avrei scritto centinaia di post passivo-aggressivi a base di testi dei White Stripes, con vaghe allusioni alle amiche dei miei fidanzatini e a quelli per cui mi prendevo le cotte (alla faccia dei miei fidanzatini).

Immagine via

A quei tempi esisteva praticamente solo MSN, e già mettevo troppo impegno a portare avanti queste stesse attività nel minuscolo spazio biografico offerto dalla chat. Alle medie ogni tanto entravo su chat room a caso con una mia compagna di classe e mi dilettavo a bullizzare trentenni iper-sensibili (una parte di me spera che fossero tutti pedofili per sentirsi meno in colpa oggi), ma non mi sono mai fatta account su siti tipo Netlog, Badoo e quant'altro, perché mi sembravano tutti un po' tristi — ero particolarmente snob all'epoca.

In generale il computer mi interessava poco (che ironia!) e devo ammettere che ero anche abbastanza impedita. La cosa più social che facevo era passare un sacco di tempo su forum vari ed eventuali a a cercare le soluzioni per i videogiochi punta e clicca difficili e a leggermi teorie cospirazioniste sul finale di Neon Genesis Evangelion. Tra la terza media e la prima superiore avevo accumulato un migliaio di pagine stampate di teorie e riferimenti che sottoponevo all'attenzione di praticamente chiunque incontrassi per strada. Cose che avrei fatto meglio a limitare ai forum, probabilmente.

All'università i social sono diventati praticamente un obbligo, un po' per comodità, un po' per veri e propri esami da dare sul mondo post internet 2.0. Oltre a Facebook, Twitter e Flickr, ho aperto svariati blog su wordpress per abbandonarli tutti puntualmente al terzo post, poi un Tumblr che ho ancora oggi e che uso essenzialmente per collezionare immagini bizzarre. — Giulia Trincardi, @JulJackalope