FYI.

This story is over 5 years old.

Tecnologia

Perché il nostro cervello reagisce in modo irrazionale agli attentati?

Il rapporto tra i morti di terrorismo e quelli per via delle armi da fuoco è di uno a dieci. Ma se le armi sono pericolose dieci volte il terrorismo, perché la percezione è all'opposto?

Ieri, martedì 28 giugno, alle 21 ora italiana, ci sono state tre esplosioni all'aeroporto Ataturk di Istanbul in cui sono morte almeno 36 persone e si contano più di 140 feriti. Si tratta dell'ennesima strage in territorio turco—e, a pensarci meglio, la strage di Orlando è successa meno di un mese fa.

https://t.co/DXGWgVxfha Attacco #Istanbul, l'inferno all'aeroporto #Ataturk - Video la disperazione di chi c'era #IstanbulAttack
— Agenzia ANSA (@Agenzia_Ansa) 29 giugno 2016

Pubblicità

La polemica più tipica—e legittima—di queste ore riguarda l'insensibilità dell'occidente alle stragi che avvengono fuori dai suoi confini. Una delle cause, senz'altro, è la paura: come scrive Julia Shaw su The Scientific American, manco a dirlo, tra i timori principali degli occidentali oggi c'è il terrorismo dell'ISIS. Ma il terrorismo è davvero uno dei pericoli di cui ha senso preoccuparsi maggiormente?

John Horgan, su The Scientific American scrive che, a concentrarsi sui numeri, il vero pericolo a cui sono esposti i cittadini statunitensi sono le armi e non il terrorismo. È una questione di numeri, di proporzioni. Citando il rapporto dell'organizzazione Brady Campaign, Horgan spiega che dal 1970 al 2007, negli Stati Uniti, sono morte per terrorismo 3292 persone, quasi tutte negli attacchi dell'11 settembre. Ma i numeri che riguardano i morti per via delle armi sono di tutt'altra portata—oltre 32mila, di cui 11mila uccisi in sparatorie e 20mila suicidi.

1.4 Million: Americans who died in all Wars fought since 1776.

1.4 Million: Americans who died via household Guns since 1968
— Neil deGrasse Tyson (@neiltyson) 9 novembre 2015

Includendo gli incidenti, le rapine e i casi di uso delle armi in situazioni di intervento della polizia, si arriva a 108.000 persone coinvolte ogni anno. Come se tutti gli abitanti della città di Bolzano subissero le conseguenze dell'uso delle armi da fuoco e un terzo di loro morisse.

Pubblicità

Il rapporto tra i morti di terrorismo e quelli per via delle armi da fuoco è di uno a dieci. Ma se le armi sono pericolose dieci volte il terrorismo, perché la percezione è all'opposto?

Le cose, se viste in una prospettiva statistica, sono imparagonabili. Le armi costituiscono una minaccia sicuramente superiore. Verrebbe da dire che bisognerebbe sforzarsi di razionalizzare e iniziare a temere di più le armi e i suicidi, e temere di meno i lupi solitari fedeli al Daesh.

Ci sono molti argomenti da usare per convincersi che quei lupi solitari non siano il nostro problema principale. Anche per noi europei. Uno è senz'altro l'evidente la mancanza di organizzazione delle cellule come quella franco-belga a cui apparteneva Salah Abdeslam.

Dal punto di vista sociale, siamo vittime della stessa paura che ha favorito l'ascesa politica di Donald Trump negli Stati Uniti e si può dire lo stesso di quella della destra populista di Norbert Hofer in Austria: paura del terrorismo, paura dei migranti e così via. La questione è occidentale. Ma perché temiamo così tanto alcuni pericoli (quelli spettacolari e inusuali) e, al contrario, temiamo così poco i pericoli più comuni e statisticamente più probabili?

Viene in mente la comparazione che si fa tra incidenti aerei e incidenti automobilistici. Perché abbiamo paura dell'aereo se è molto più sicuro dell'automobile?

David Ropeik dell'Università di Harvard ha calcolato che le probabilità di morire in un incidente aereo sono una su 11 milioni. È più probabile morire per l'attacco di uno squalo visto che la probabilità è di uno a 3 milioni.

Pubblicità

Secondo l'OMS ci sono stati più di 1,2 milioni di morti per incidenti stradali in tutto il mondo nel solo 2010. L'incidente in auto sarebbe la prima causa di morte per i giovani tra i 19 e i 29 anni. Se la paura tenesse conto della logica dovrebbe essere la prima preoccupazione per i giovani in questa fascia d'età.

"è una nostra tendenza naturale quella di prestare attenzione alle cose che ci colpiscono, ci attraggono o ci spaventano"

Quindi non è una questione statunitense, non è un problema da ascrivere al secondo emendamento; il problema è invece generale (e non solo occidentale) e riguarda la tendenza ad aver paura delle cose sbagliate.

Stando alle parole di Ned Potter, il problema sarebbe che quando abbiamo bisogno di reagire velocemente a qualcosa di traumatico l'amigdala, la parte del cervello a cui dobbiamo il sentimento della paura, prende il sopravvento.

A tal proposito, Jordan Grafman, del National Institute of Neurological Disorders and Stroke, dice: "tutti, a volte, prendiamo delle brutte decisioni, perché non abbiamo abbastanza informazioni o perché reagiamo impulsivamente".

Le ricerche dello stesso Grafman hanno analizzato vari aspetti di questo problema e il risultato è che il nostro cervello sembrerebbe essere progettato per reagire prima e ragionare solo dopo. Apparentemente è questo il motivo per il quale reagiamo in modo così sbagliato quando lo facciamo d'istinto, "è una nostra tendenza naturale quella di prestare attenzione alle cose che ci colpiscono, ci attraggono o ci spaventano" dice Grafman. "Ma questo schema tende a distorcere la percezione del rischio in cui ci troviamo".

Eppure una soluzione sembra esserci. Tra i risultati di Grafman e di altri suoi colleghi neuroscienziati c'è un dato: all'aumentare della conoscenza di un fenomeno diminuisce la reazione impulsiva e aumenta la capacità di ragionamento a caldo. Grafman la fa breve: "meno conoscenza, più ansia; più conoscenza, meno ansia"