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Attualità

Un'analisi filosofica delle foto di Diego Fusaro su Facebook

Di tutte le persone che seguo su Facebook, Diego Fusaro è quello che pubblica gli album di foto più enigmatici. Ho cercato di analizzarli in rapporto alla sua filosofia.
Niccolò Carradori
Florence, IT

Tutti ormai conoscono Diego Fusaro: il filosofo "marxiano"—come si autodefinisce—che in varie trasmissioni televisive, articoli, libri e video su internet si scaglia contro l'euro, la mondializzazione, l'aristocrazia bancaria e monetaria e sostiene che i flussi migratori e la "propaganda dei diritti gay" siano in parte dovuti a un preciso schema volto a distruggere la lotta di classe e favorire il capitalismo.

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Il picco di notorietà l'ha raggiunto quando Valentina Nappi ha dichiarato che voleva squirtargli in faccia, ma negli ultimi tempi mi sono reso conto che Fusaro sta partecipando al dibattito culturale nazionale attraverso un altro mezzo di comunicazione: la reiterazione infinita delle foto su Facebook.

Gli album di Fusaro infatti sono una presenza ricorrente sul suo profilo. E fin qui, direte, niente di strano. Ma hanno anche titoli eloquenti come "A volte penso, a volte sono", o "ABITARE POETICAMENTE IL MONDO." E, soprattutto, sono composti da una serie di foto che si ripetono all'infinito: quando ha individuato una composizione che lo soddisfa, Fusaro la ripropone all'infinito e la condivide col suo pubblico.

Stregato da questa tendenza, ho pensato di analizzare le foto di Fusaro in rapporto al suo pensiero—per farmene un'idea più netta rispetto a quando litiga in televisione con Mughini o Briatore.

FOTO CON LA LEGNA

Le foto davanti alla legna sono una vera e propria ossessione per Fusaro: ne ha decine così, vestito con la tuba e il pastrano come Rodion Romanovich Raskolnikov, ma anche molte altre in cui posa pensieroso in camicia e pullover, o con il cappuccio e il foulard. Quindi mi sono chiesto che tipo di simbologia si nasconda dietro queste foto.

Dalla pagina Facebook di Diego Fusaro.

E sono giunto alla conclusione che il valore iconico della legna è quello di incarnare l'antica lotta al "nichilismo capitalista" dei nostri tempi: Fusaro ci vuole comunicare che dobbiamo ritornare a un immaginario aulico fatto di carbonari e mezzadri autentici, che si riscaldano con la vecchia cellulosa marxiana, e non con il pellet mondialista.

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FOTO CON I MURI

Un altro topos fotografico di Fusaro è quello della foto davanti al muro. Muri azzurri, muri viola, muri celesti, muri con murales, muri con raffigurazioni di Gramsci, muri dipinti a tempera di qualche locale brasiliano in cui si esibisce con le bolas: se esiste una superficie intonacata perpendicolare al terreno, è possibile che Diego Fusaro ci si sia fatto fotografare di fronte.

"L'uomo che non neghi se stesso, che sia pienamente soddisfatto di sé, che perciò non lavori, non pensi, non voglia, e nulla faccia assolutamente, cessa di essere uomo: vegeta; anzi, in verità, impietra." È facile capire che la simbologia platonica riportata da Fusaro con queste immagini è quella di un uomo contemporaneo schiacciato dal capitalismo che sparisce in un immobilismo solido, "impietrandosi".

Ma ovviamente in questa fissazione per i muri si nasconde anche una certa nostalgia per il muro di Berlino, un rimando che porta direttamente al cuore della formazione marxiana di Fusaro.

FOTO IN CUI SI TOCCA LA FACCIA

In ogni possibile contesto urbano e domestico, Fusaro si è fatto ritrarre mentre si tocca la faccia. Si tocca la faccia davanti al caminetto, si tocca la faccia davanti a panorami sfumati, si tocca la faccia mentre legge le mail, si tocca la faccia con aria sbarazzina, si tocca la faccia davanti alla legna (per formare una potentissima combo). Ne ho contate più di venti prima di annoiarmi.

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Questo tipo di foto, secondo me, si lega bene al concetto di identità nella filosofia di Fusaro: un'identità contemporanea sfuggente, messa in discussione dai flussi migratori senza controllo che ci impone il Capitale, e che rischiano di cancellare per sempre la cultura così come la conosciamo. Dobbiamo sempre ricordarci chi siamo, mantenere chiara la nostra identità, e toccarci continuamente le guance.

FOTO CON L'OROLOGIO

Questa qua sopra potrebbe sembrare una delle tante foto in cui Fusaro si tocca la faccia, ma nasconde un altro grande must fotografico dei suoi social: l'orologio. Lo mette in mostra spesso nei primi piani, tanto che molte sue foto ricordano dei posati per le pubblicità sulle riviste patinate.

Apparentemente è una casualità, ma in realtà questo dettaglio si lega in modo stretto al pensiero di Fusaro. In particolare al suo libro Essere Senza Tempo: in cui spiega come il mondo contemporaneo abbia assunto un moto accelerato che è quasi impossibile arrestare, e che ci rende succubi e infelici. Con queste foto Fusaro ci ricorda l'importanza del tempo—e attraverso la posa pubblicitaria ci ricorda anche chi ce lo ha rubato—e per implementare meglio il concetto, in ogni foto con l'orologio si tocca anche la faccia.

Dalla pagina Facebook di Diego Fusaro.

FOTO CON I LIBRI

Questa è l'iconografia più semplice proposta da Fusaro, che si fa ritrarre davanti a muraglie di libri in decine e decine e decine e decine di foto. Questa qua sopra è la più esplicativa: si aggrappa alla cultura per salvarsi dal mondialismo.

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Se si toccasse anche la faccia potrebbe essere il sunto perfetto del pensiero di Fusaro trasmesso fotograficamente: c'è l'orologio, e ci sono i libri—che vengono dalla legna—a formare un muro.

FOTO AL MARE

Ed ecco l'ultimo grande baluardo delle sue gallery: le foto in spiaggia. Foto in cui si aggira funesto sulla sabbia, foto in cui ammira il panorama, foto a braccia conserte sugli scogli: quando non si aggrappa ai libri, Fusaro è al mare.

Un mare che forse simboleggia quel brodo primordiale a cui tutti dovremmo aspirare di tornare.